Rinnovo del contratto dei medici, 200 euro al mese di aumento medio a testa

Stefano Paterna - Sanità

Dopo 11 anni, a fine luglio, è arrivato il rinnovo del contratto per i medici, siglato da quasi tutti i sindacati e l'Aran. Tra le novità, la retribuzione minima per i giovani medici di 1500 euro e il raddoppio dell'indennità di guardia notturno da 50 a 100 euro. Restano tuttavia le criticità.

Rinnovo del contratto dei medici, 200 euro al mese di aumento medio a testa

L’estate 2019 ci ha finalmente portato in dono il rinnovo del contratto dei medici.

Si tratta di un risultato non da poco per la categoria e per le forze sindacali dato che l’ultimo precedente risaliva a ben 11 anni fa.

L’intesa che riguarda circa 130.000 medici e dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale è stata raggiunta nella notte tra il 23 e il 24 luglio tra l’Aran e i principali sindacati di categoria tra i quali ci sono i tre confederali di Cgil, Cisl e Uil e Anaao-Assomed, Aaroi Emac, Fassid, Fvm.

Le novità del nuovo contratto per i medici ed i risultati dell’accordo riassunti in vari documenti di parte sindacale sono:

  • un aumento medio procapite di 200 euro al mese;
  • circa 30.000 medici (quindi non tutti) passeranno da 3.600 euro a 5.500 euro di retribuzione di posizione;
  • aumento della parte fissa di tutte le posizioni professionali con un evidente riconoscimento delle carriere. Inoltre, la parabola della carriera prevede ora quattro gradini di retribuzioni fisse per gli incarichi: da un minimo di 5.500 euro annui a 6.500 sino 11.000 o 12.500 euro all’anno;
  • i giovani medici appena assunti godranno di una retribuzione fissa di posizione di almeno 1500 euro al mese;
  • clausola di garanzia che “automatizza” la retribuzione di posizione in base all’anzianità e a prescindere dall’incarico: 5.000 euro dopo cinque anni, 6.000 dopo 15 anni e 7.000 dopo 20 anni;
  • l’indennità di guardia notturna raddoppia da 50 euro a 100 per notte, 120 per chi lavora nel pronto soccorso. Dopo il raggiungimento dei 62 anni di età si potrà essere esonerati dal servizio di guardia a richiesta.

Risultati economici e normativi - ha commentato positivamente Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN - che segnano un solco con anni di assenza contrattuale. Con l’istituzione di un organismo paritetico, infine, nuovo strumento di relazioni sindacali, metteremo al centro il benessere dei lavoratori, come sulle questioni di salute e sicurezza, a partire dall’affrontare il tema dell’emergenza aggressioni al personale sanitario”.

Rinnovo contratto medici: c’è chi ha detto no e chi non ha ottenuto nulla

Reazioni negative al rinnovo di questo accordo sono venute immediatamente dalla federazione Cimo, Anpo, Fesmed che si ritrova sotto la sigla “Patto per la Professione Medica” e raccoglie in consenso di circa il 22 per cento nella categoria.

Guido Quici, presidente del raggruppamento sindacale sopracitato, ha lamentato che dopo 15 mesi di sostanziale paralisi di ogni confronto, in vista della scadenza del vertice dell’Aran, quest’ultima abbia preteso di chiudere la trattativa in soli tre giorni, nonostante la presenza di norme peggiorative della qualità del lavoro dei medici:

...ci sono infatti ancora in questo contratto numerose penalizzazioni - ha precisato Quici - la più pericolosa di tutte è il fondo unico, al quale come Cimo, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici continueremo a dire di no, perché crea una carriera unica e, in mancanza di chiari criteri selettivi, offre ai Direttori Generali delle strutture sanitarie la possibilità di favorire progressioni di carriera secondo vecchie logiche clientelari che, di fatto, penalizzano la professione medica”.

Osservazioni di segno del tutto opposto vengono invece dall’Usb Pubblico Impiego-Sanità che contrappone ai buoni risultati ottenuti dai medici la scarsa considerazione per gli altri lavoratori del comparto:

Si tratta - si legge in una nota - dell’ennesimo schiaffo a tutti gli altri dipendenti del comparto (infermieri, OSS, tecnici sanitari di radiologia medica, ostetriche, personale tecnico e amministrativo) che il 21 maggio 2018 si erano dovuti accontentare di un’elemosina di 20 euro netti al mese e di 300 euro una tantum per 10 anni di mancato rinnovo contrattuale. Il tutto grazie a quelle sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Fials, Fsi, Nursin Uo) che hanno siglato un CCNL Sanità scaduto peraltro dopo appena 7 mesi, il 31 dicembre 2018”.

Era inevitabile che un rinnovo di contratto pesante e così tanto atteso come quello dei medici facesse scalpore e creasse squilibri e attese in altri soggetti. È auspicabile che ci sia un seguito per tutti i lavoratori della sanità e soprattutto che si sblocchi la partita delle nuove assunzioni, senza la quale non ci potranno essere sostanziali svolte positive.

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