Partita IVA: come si apre e quanto costa farlo

L’apertura della partita IVA, e quindi di nuova attività imprenditoriale e professionale, è sempre piena di speranze, gioie, ma anche dubbi e preoccupazioni.
Una delle prime è sicuramente relativa a quali attività occorre svolgere, direttamente o tramite il professionista cui ci si affida, e a quali costi si va incontro.
Sono diversi gli interrogativi che riguardano modalità di apertura presso l’Agenzia delle Entrate, tramite intermediari e relativi costi. Fermo restando che aprire una partita IVA è una scelta importantissima e coinvolge anche altre valutazioni e altri enti quali INPS, INAIL, Camera di Commercio.
Fin da subito è necessario chiarire che non ci sono risposte univoche, o per meglio dire è sempre preferibile valutare caso per caso.
In linea generale, per esempio, sono diversi i fattori che incidono sul costo dell’apertura della partita IVA, non ultimo il tipo di consulenza che spesso si riceve dal professionista nella fase immediatamente precedente all’invio della pratica.
L’apertura della partita IVA rappresenta quindi il primo step per l’avvio di un’attività di lavoro autonomo o di impresa.
Sapere come aprire la partita IVA è indispensabile sia a livello fiscale che contabile per tutti coloro che intendono fare impresa.
Partita IVA: come si apre e quali i costi da sostenere, guida completa
Di seguito tutte le informazioni necessarie per chi intende avviare un’attività di lavoro autonomo.
Aprire una partita IVA nel 2025: quanto costa e come fare
Prima di capire quanto costa aprire una partita IVA nel 2025 e come fare bisogna, innanzitutto, sapere di cosa si tratta, a chi è rivolta, è quali i casi in cui è necessario e obbligatorio.
La partita IVA è un insieme di numeri che identificano una società o una persona fisica.
Si tratta di 11 numeri:
- i primi 7 collegano la partita IVA al contribuente che ne è titolare;
- i successivi 3 corrispondono al codice identificativo dell’Ufficio delle Entrate;
- l’ultimo numero ha una funzione di controllo.
Si tratta di una sequenza numerica fondamentale in ottica tributaria perché utili ad identificare non solo il titolare dell’attività ma anche la propria posizione fiscale.
I soggetti obbligati ad aprire una partita IVA sono tutti coloro che svolgono attività in forma autonoma, come liberi professionisti o imprese di beni o servizi che, in quanto non soggetti a reddito da lavoro dipendente, sono chiamati ad adempiere ai propri obblighi fiscali attraverso l’imposizione fiscale indiretta (IVA).
In sostanza, tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori, ovvero chi offre un servizio o un bene per conto proprio e non è titolare di rapporto di lavoro subordinato, deve essere titolare di partita IVA.
All’atto di apertura della partita IVA il soggetto che intende avviare la propria attività in proprio accetterà l’obbligo di emettere fattura e di pagare i contributi dovuti al fisco e alla previdenza sociale sotto forma di IVA, imposta sul valore aggiunto.
Dopo le necessarie premesse, ecco il focus su come aprire una partita IVA e su quali sono i costi da sostenere, ovvero tutte le informazioni su quanto costa aprire una partita Iva.
I requisiti per aprire una partita IVA
Per aprire una partita IVA in Italia il contribuente deve possedere alcuni requisiti soggettivi previsti dalla legge ovvero:
- avere almeno 18 anni di età;
- possedere requisiti psichici per lo svolgimento di una attività professionale e imprenditoriale;
- sede nel territorio italiano.
Ci sono poi dei requisiti oggettivi, che dipendono dalla tipologia di attività svolta.
Si pensi, ad esempio, a un ristorante, che necessità di specifiche autorizzazioni sanitarie e urbanistiche per poter operare.
Oppure a un architetto, che per poter svolgere la professione deve essere abilitato e iscritto all’albo.
Di conseguenza, non possono aprire la partita IVA le persone che non possiedono i requisiti soggettivi e oggettivi di cui sopra.
La forma giuridica da scegliere
Una volta appurato che i requisiti ci siano tutti occorre iniziare con le prime scelte.
A partire dalla forma giuridica: ditta individuale o società? Società di persone o società di capitali?
Le variabili sono davvero moltissime, per questo motivo alle nostre lettrici e ai nostri lettori consigliamo di fare un giro su Academy, la nostra piattaforma di formazione online, dove potrete trovare tantissimi contenuti sul tema. Per gli iscritti alla nostra newsletter molti di questi contenuti sono gratuiti!
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La scelta del codice Ateco
Fondamentale poi è anche la scelta del codice Ateco.
Il codice Ateco è un codice alfanumerico usato per classificare le attività economiche in Italia e nell’Unione Europea e adottato da ISTAT e da Eurostat per rilevare le statistiche nazionali in ambito economico.
Perché è importante? Perché sulla base della corretta individuazione del codice l’attività potrà ottenere le autorizzazioni necessarie allo svolgimento della stessa, accedere a bonus e agevolazioni, calcolare correttamente le imposte e i contributi, elaborare gli ISA, adeguarsi alle normative di settore sul lavoro e la sicurezza.
Quanto costa aprire una partita IVA? Si può procedere in autonomia?
Lo abbiamo detto all’inizio: con le giuste conoscenze l’apertura della partita IVA può essere fatta in autonomia.
Per farlo occorrerà presentare richiesta all’Agenzia delle Entrate, la quale provvederà ad attribuire al richiedente il codice di 11 cifre utile per identificare il soggetto richiedente.
Per l’apertura della partita IVA bisognerà, in particolare, compilare e consegnare all’Agenzia delle Entrate:
- il modello AA9/12 in caso di persone fisiche;
- o AA7/10 in caso di soggetti diversi.
Si tratta della dichiarazione di inizio attività che dovrà essere consegnata entro 30 giorni dall’avvio della propria attività professionale autonoma. Potete scaricare i modelli da consegnare all’Agenzia delle Entrate in fondo al paragrafo o direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
I modelli AA9/12 o AA7/10 dovranno essere consegnati all’Agenzia delle Entrate in allegato con il proprio documento di riconoscimento recandosi presso uno degli Uffici, attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno o in modalità telematica, attraverso il software gratuito online che è possibile scaricare proprio attraverso il sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate.
Per i professionisti iscritti all’ordine professionale e alla relativa cassa previdenziale di riferimento i costi varieranno a seconda della categoria di appartenenza (avvocati, commercialisti, architetti, ecc).
Per gli imprenditori, invece, sarà obbligatorio iscriversi in Camera di Commercio, dove i costi sono variabili.
Per esempio, per una ditta individuale sono previsti i seguenti costi (tasse) camerali:
- diritti di segreteria: 18,00 euro;
- imposta di bollo: 17.50 euro;
- diritto annuale: da 53,00 a 120,00 euro.
I titolari di partita IVA sono obbligati, inoltre, ad aprire la propria posizione previdenziale all’INPS per il pagamento dei contributi e all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria.
È bene sottolineare che aprire una partita IVA è totalmente gratuito ma che bisognerà scegliere il tipo di regime fiscale più adatto alla nostra attività.
Attualmente sono previsti due regimi: il forfettario, ex regime dei minimi, e quello a contabilità semplificata ovvero ordinaria.
I due regimi prevedono costi di gestione differenti.
In questo caso è bene valutare i costi e quanto bisogna realmente pagare per aprire una partita IVA.
Scarica il modello AA9/12 o AA7/10 dell’Agenzia delle Entrate per aprire la partita Iva:
Aprire una partita IVA: quanto costa? Regime forfettario, semplificato oppure ordinario
Al momento della scelta del regime fiscale da applicare alla propria attività i titolari di partita IVA potranno scegliere se aderire al regime forfettario, semplificato oppure ordinario.
Sotto passeremo in rassegna le imposte ed i contributi che, in linea generale, devono essere affrontati a seconda del tipo di regime fiscale adottato.
Ma quanto costa la pratica di apertura? Come dicevamo sopra, non esiste una risposta univoca.
A grandi linee uno studio professionale richiede un costo della pratica, inteso come predisposizione ed invio telematico del modello di apertura, che può variare a seconda di diverse variabili.
Ma ci sono casi in cui nella fattura ricevuta dal professionista vi è anche il compenso per la consulenza iniziale, davvero importante per assumere le prime scelte relative all’avvio dell’attività. Oppure per pratiche accessorie, come la SCIA o simili.
E il compenso di cui sopra varia a seconda dei casi, quindi non esiste un prezzo standard da questo punto di vista.
Aprire una partita IVA in regime forfettario: una panoramica su adempimenti e costi
Per aderire al regime forfettario bisogna rispettare alcuni requisiti stabiliti dalla legge.
Il regime forfetario rappresenta il regime naturale delle persone fisiche che esercitano un’attività di impresa, arte o professione in forma individuale, purché siano in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge e, contestualmente, non incorrano in una delle cause di esclusione.
Possono aprire partita IVA in regime forfettario tutti i contribuenti che non superino il limite di 85.000 euro di ricavi o compensi.
Inoltre, è necessario aver sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto, comprese le somme erogate sotto forma di utili da partecipazione agli associati con apporto costituito da solo lavoro e quelle corrisposte per le prestazioni di lavoro rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.
Per accedere o restare nel regime forfettario bisogna confrontarsi quindi con i seguenti limiti:
- spese per il personale dipendente e per lavoro accessorio non superiore a 20.000 euro lordi;
- conseguimento di redditi da lavoro dipendente o assimilati e pensioni non superiori a 30.000 euro.
Il limite di 30.000 euro relativo ai redditi da dipendente non si applica ai lavoratori dimessi o licenziati: in tal caso, sarà libero l’accesso al regime forfettario.
Sono inoltre esclusi dal regime forfettario:
- gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari ovvero che controllano direttamente o indirettamente società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, le quali esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili a quelle svolte individualmente;
- le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta ovvero nei confronti di soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro, fatta eccezione per chi inizia una nuova attività dopo aver svolto il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni.
Inoltre, il regime forfettario non si applica a:
- regimi speciali Iva;
- soggetti residenti all’estero e che non producono almeno il 75 per cento del reddito in Italia;
- soggetti che effettuano attività di compravendita di terreni edificabili, fabbricati o veicoli nuovi.
Quali sono i costi da sostenere per una partita IVA a regime forfettario?
In base a quanto previsto, il regime agevolato prevede l’applicazione di un’aliquota sostitutiva IRPEF e IVA al 5 per cento per i primi 5 anni che passa al 15 per cento a partire dal sesto anno.
Per quel che riguarda i contributi INPS relativi ai professionisti senza cassa e quindi iscritti alla gestione separata INPS, occorre versare un contributo variabile ed in percentuale, se non si guadagna nulla non occorrerà pagare nulla.
In caso di artigiani e commercianti è necessaria l’iscrizione in Camera di Commercio ed il versamento dei contributi fissi INPS di circa 4.000 euro l’anno, in quattro rate trimestrali.
Tuttavia è prevista la possibilità, per i forfettari di adottare il regime INPS agevolato, che prevede il minimale ridotto del 35 per cento da pagare in quattro rate trimestrali. Riduzione che può arrivare al 50 per cento nei primi anni grazie a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2025.
La comunicazione per la riduzione dei contributi Inps dovrà essere effettuata entro il 28 febbraio o subito dopo aver aperto la partita IVA.
Il risparmio previsto per chi apre una partita IVA in regime forfettario non riguarda soltanto la tassazione agevolata al 15 per cento, ma anche i costi di gestione della propria attività.
La partita IVA nel regime semplificato o nel regime ordinario
Quanto costa invece una partita IVA a regime semplificato oppure ordinario?
Nel caso in cui sia esclusa la possibilità di aderire al nuovo regime forfettario, i titolari di partita IVA saranno soggetti al pagamento delle imposte e dei costi ordinari.
Nel dettaglio, il costo per aprire ma, soprattutto, mantenere una partita IVA in regime ordinario si traduce in:
- costo per Camera di Commercio - diritto camerale (sono esenti i contribuenti che svolgono attività professionali e tecniche che non obbligano all’iscrizione al registro delle imprese);
- costi Irpef;
- costi gestione separata Inps o cassa professionale;
- IRAP;
- IVA, l’imposta sul valore aggiunto calcolata sull’imponibile di ogni fattura;
- costi per la gestione contabile.
I costi per la gestione della partita IVA che opera in un regime contabile diverso da quello forfettario sono senza dubbio maggiori: a differenza dei forfettari, infatti, sia i semplificati che gli ordinari hanno da tenere una contabilità vera e propria, che nel caso degli ordinari prevede obblighi importanti a livello di scritture e libri contabili e fiscali.
Anche in questo caso è impossibile dare un vero e proprio standard, in quanto il professionista proporrà un compenso che sarà funzione del tipo di consulenza e assistenza fornita, del numero di movimenti contabili, delle casistiche societarie e fiscali da affrontare e così via.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Come aprire la partita IVA