Doppia proroga per il blocco dei licenziamenti: prima per tutti e poi selettiva

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Verso una doppia proroga per il blocco dei licenziamenti: breve e lunga ma con meccanismo selettivo. La conferma di quanto anticipato del ministro Andrea Orlando in più occasioni arriva con il Decreto Sostegni. La data spartiacque è il 30 giugno. Il divieto ancora una volta segue il passo e i tempi della cassa integrazione.

Doppia proroga per il blocco dei licenziamenti: prima per tutti e poi selettiva

Si va verso una doppia proroga per il blocco dei licenziamenti: la data spartiacque è il 30 giugno 2021, termine definitivo solo per alcuni datori di lavoro e debutto di un meccanismo selettivo con scadenza più lunga. Il secondo termine è fissato al 31 ottobre per coloro che beneficiano dei trattamenti di integrazione salariale con causale Covid 19.

L’intervento sui tempi era stato già annunciato dal ministro Andrea Orlando e l’ufficialità è arrivata con l’approvazione del Decreto Sostegni.

È nell’attesissimo testo, nato a fine gennaio sotto il vecchio governo col nome di Decreto Ristori 5, che è arrivata anche la conferma della cassa integrazione per coronavirus. Le due misure continuano a viaggiare allo stesso passo e con gli stessi tempi.

Il tutto, poi, si dovrà coordinare con l’intervento più ampio della riforma degli ammortizzatori sociali a cui stava lavorando l’ex ministra del Lavoro e delle politiche Sociali Nunzia Catalfo e da cui è partito, dal primo giorno di operatività, il nuovo ministro.

Proroga blocco licenziamenti fino al 30 giugno 2021 e oltre ma con meccanismo selettivo

A ogni scadenza prevista per il blocco dei licenziamenti si ripropone il bivio: nuova proroga o fine?

Il cambio di governo di fine febbraio ha alzato il livello dell’incertezza: la squadra di lavoro guidata da Conte si è fermata proprio mentre si stava definendo il futuro di una serie di strumenti chiave per la gestione dell’emergenza dal punto di vista economico, come ad esempio la cassa integrazione e il divieto di procedere con i licenziamenti.

Il Decreto Sostegni è il primo provvedimento firmato dalla formazione guidata dal nuovo premier Mario Draghi che contiene un pacchetto di aiuti e misure economiche che lasciano intravedere la nuova linea di indirizzo.

Certo, le anticipazioni non sono mancate. Il testo approvato in Consiglio dei Ministri il 19 marzo 2021, infatti, conferma quanto annunciato negli ultimi giorni da Andrea Orlando che indicava all’orizzonte una proroga del blocco dei licenziamenti, adottato dall’inizio dell’emergenza coronavirus lo scorso marzo, con due diverse date di termine.

Il testo del Decreto Sostegni segna come data spartiacque per la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti il 30 giugno 2021.

La proroga, infatti, come descritta da Andrea Orlando è doppia, o per meglio dire determina a un doppio binario:

  • la data del 30 giugno 2021 segna la fine del blocco dei licenziamenti;
  • dal 1° luglio al 31 ottobre 2021, e per l’intero periodo di fruizione, il divieto di procedere con i licenziamenti vige solo per i datori di lavoro che beneficiano di alcuni trattamenti di integrazione salariale con causale Covid 19.

Proroga per il blocco dei licenziamenti in arrivo: i prossimi passi sulla fine del divieto

Si dividono le tabelle di marcia. In effetti trovare una formula che ponga fine al blocco dei licenziamenti senza travolgere completamente lavoratori e datori di lavoro richiede tempo. Ed è una questione cruciale in questo momento.

L’importanza di definire in maniera adeguata un piano è stata citata anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 2 febbraio 2021, tra le motivazioni per cui è stato necessario formare un nuovo governo senza ricorrere alle elezioni anticipate.

“A fine marzo verrà meno il blocco dei licenziamenti, e questa scadenza richiede decisioni e provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi, molto difficili da assumere da parte di un governo senza pienezza di funzioni, in piena campagna elettorale”.

Il Presidente ha menzionato la gestione della misura insieme a questioni di centrale importanza per il Paese, come la campagna vaccinale.

Le regole attualmente in vigore prevedono che i datori di lavoro non possono:

  • avviare la procedura di licenziamento collettivo previsto dalla legge del 23 luglio 1991, che riguarda le aziende che occupano più di 15 dipendenti, e in conseguenza di una riduzione o trasformazione di attività o di lavoro, hanno intenzione di effettuare almeno 5 licenziamenti nell’arco temporale di 120 giorni nell’unità produttiva oppure in più unità produttive dislocate nella stessa provincia e quelle in CIGS, nel caso in cui nel corso o al termine del programma emerga la necessità di procedere anche ad un solo licenziamento;
  • indipendentemente dal numero dei dipendenti, recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell’articolo 3 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ovvero procedere al licenziamento che può essere determinato da due fattori:
    • notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro;
    • ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di questa.

Le eccezioni alla regola, e quindi la possibilità di licenziare, sono previste solo in due casi: se viene meno il soggetto imprenditoriale o se si arriva a un accordo collettivo aziendale.

Il divieto di licenziare insieme alla cassa integrazione dall’inizio della crisi epidemiologica ha tutelato i lavoratori nei mesi dell’emergenza coronavirus. Ma ormai è passato un anno, e anche se l’emergenza è ancora piena e più forte da alcuni punti di vista, è ora di cominciare a definire una via d’uscita che continui a tutelare le parti coinvolte.

Il blocco dei licenziamenti ha congelato i rapporti di lavoro che, in condizioni normali, i datori di lavoro avrebbero potuto interrompere. Più passa il tempo e più la definizione di una soluzione dovrà essere definitiva e puntuale.

Il blocco, per sua natura, ha agito con forza creando delle distorsioni sul mercato del lavoro con cui si dovrà fare i conti. Il divieto ha creato una diga che, però, prima o dopo dovrà essere aperta.

Per ora si adotta una strategia di apertura graduale per evitare che la furia dell’acqua travolga lavoratori e datori di lavoro.

Questo sito contribuisce all'audience di Logo Evolution adv Network