Enigma PNRR: perché è così difficile sapere a che punto siamo con i progetti?

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

I dati sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un enigma: perché è così difficile sapere a che punto siamo con i progetti che, dalla parità di genere alla salute, toccano nodi cruciali per la cittadinanza? L'impreparazione dell'Italia e dell'UE impatta su tutto il processo dei dati: dalla raccolta alla comunicazione

Enigma PNRR: perché è così difficile sapere a che punto siamo con i progetti?

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è un affare da oltre 190 miliardi di euro che ha interessato già tre Governi diversi e rientra nella cornice del NextGenerationEU, il più grande pacchetto per stimolare l’economia mai finanziato dall’Unione Europea.

All’Italia è stata assegnata la fetta più importante: solo un terzo della somma, però, è a fondo perduto, il resto dovrà essere restituito. Dalla salute alla parità di genere, sulla carta rappresenta la spinta in avanti per il Paese che, in estrema sintesi, dovrebbe tradursi in un miglioramento della qualità della vita dei cittadini e delle cittadine in termini di servizi, semplificazioni e nuove opportunità.

Ma a due anni e mezzo dalla fine della programmazione lo stato dell’arte dei progetti e dell’utilizzo delle risorse è un enigma: non c’è una chiara fotografia dello stato dell’arte.

Perché? L’Italia e l’Europa non erano pronte per questa impresa e l’impreparazione ha un impatto su tutto il processo dei dati: dalla raccolta alla comunicazione.

A spiegare più nel dettaglio le diverse ragioni dell’inaccessibilità dei dati è lo stesso Ministero delle Economia e delle Finanze nelle figure di Aline Pennisi, Direttrice dell’unità di Missione Next Generation EU presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Bianca Maria Volpe, Dirigente, Ispettorato Generale del Pnrr, Ragioneria Generale dello Stato nell’ambito del Forum PA in corso al Palazzo dei Congressi a Roma.

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Perché è così difficile sapere a che punto siamo con i progetti?

L’occasione è la sessione PNRR: a che punto siamo? Il valore strategico dei dati per il monitoraggio (e l’efficacia) degli investimenti pubblici organizzata per il pomeriggio del 21 maggio dalla Fondazione Openpolis che traduce i dati disponibili nel portale OpenPNRR per un monitoraggio più accessibile rispetto a quello istituzionale.

D’altronde, la difficoltà di conoscere i lavori del PNRR si lega anche a una scarsa attenzione alla trasparenza evidenziata da Pennisi: “i tre governi non hanno percepito la comunicazione dei dati come una partita cruciale, nonostante ci sia un dettato normativo, non c’è stata la volontà di renderli navigabili”.

Secondo la panoramica disponibile fino al secondo trimestre del 2024 sia le riforme che gli investimenti, perlopiù in infrastrutture, imprese e lavoro e transizione ecologica, procedono con ritardo.

Se è pressoché impossibile conoscere l’impatto che le misure stanno avendo e scattare fotografie aggiornate degli avanzamenti dei lavori, guardando ai numeri secchi, riportati da Bianca Maria Volpe della Ragioneria dello Stato, non è così difficile immaginare la portata del Piano dal punto di vista operativo: “i progetti del PNRR attivi nei comuni italiani sono 58.000, parliamo di tutti i tipi di comuni anche quelli con 1.000 abitanti, su oltre 275.0000 progetti totali ad oggi”.

Mettere in atto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’opera mastodontica che poggia su fondamenta deboli.

“Ci sono numeri troppo precisi, se uno avesse fatto delle programmazioni con chiare nozioni, vederemmo dei target numerici sempre arrotondati”, sottolinea Pennisi.

Chi tiene le fila del PNRR dall’interno non nega le difficoltà di raccolta dati e monitoraggio, legate anche alle dinamiche dell’utilizzo delle risorse, ma evidenzia motivazioni di fondo tutt’altro che rassicuranti.

La questione, infatti, non è solo interna:

“L’Italia non era preparata a un piano innovativo di questo tipo, ma neanche la Commissione Europea. Dal punto di vista degli effetti sul target ci sono dei dubbi e ambiguità su cosa si deve misurare e dov’è la legittimità, il documento che ti dice esattamente cosa misurare”.

Anche Bianca Maria Volpe evidenzia lo stesso tipo di difficoltà legate anche alle richieste che arrivano dall’UE e alla necessità di rintracciare, in corso d’opera, dati più specifici.

Non si tratta di un aspetto secondario: come si legge sul portale ufficiale, Italiadomani, con la parola target si fa riferimento ai “risultati attesi dagli interventi, quantificati con indicatori misurabili”.

Ma, in effetti, sapere se e come il PNRR cambierà gli Stati membri non sembra strettamente rilevante neanche per l’UE che non ha previsto e richiesto una valutazione ex post: si guarderà agli effetti globali su tutti i paesi coinvolti.

PNRR: le difficoltà nella raccolta dati sui progetti

A complicare ulteriormente la raccolta dei dati c’è la natura eterogenea dei soggetti coinvolti e l’integrazione delle risorse del PNRR su misure già in essere: è il caso, ad esempio, degli incentivi all’imprenditoria femminile. Il fondo a disposizione poggia solo in parte su una dotazione che arriva dal Piano.

Ma conoscere i dati, sottolinea la Direttrice Area Analisi Economica Assonime Paola Parascandolo tra i relatori della sessione del ForumPA, è fondamentale anche in fase di attuazione delle diverse misure del Piano come, ad esempio, gli incentivi 5.0.

“La misura supporta il passaggio dei processi produttivi a un modello energetico efficiente, sostenibile e basato su energie rinnovabili, con l’obiettivo di ottenere un risparmio energetico di 0,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel periodo 2024-2026”, si legge sul portale Italiadomani.

“Avere in corso d’opera dati che riguardano l’andamento dei progetti attivati per noi è fondamentale per portare a successo questa misura”, sottolinea Parascandolo.

Come dimostrano le sue parole, la necessità di accedere alle informazioni sull’andamento del PNRR non risponde solo a un’esigenza di trasparenza, che pure non è da sottovalutare, ma si lega anche a questioni sostanziali per il successo delle misure messe in campo.

Ed è un tema che va ben oltre il perimetro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “i dati di monitoraggio del PNRR offrono delle stesse problematiche di altre politiche che sono già monitorate”, dice Aline Pennisi Direttrice dell’unità di Missione Next Generation EU presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Anzi, sottolinea, siamo difronte a un paradosso: “non abbiamo mai avuto un monitoraggio così tempestivo come quello del PNRR, una spetto che cozza con il sentimento di frustrazione rispetto al fatto che gli utenti non capiscono bene cosa sta succedendo con il Piano”. Un paradosso tutt’altro che rassicurante.

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