Decreto Liquidità e non solo: meno 4,4 % per le entrate tributarie

Decreto Liquidità e non solo: calo del 4,4% per il gettito tributario. Con il comunicato stampa del 5 giugno scorso, Il MEF ha decretato una forte flessione, impuntando tale tendenza non solo al momento di crisi legata all'emergenza pandemica ma soprattutto al tipo di misure messe in atto con i vari provvedimenti emanati per farvi fronte.

Decreto Liquidità e non solo: meno 4,4 % per le entrate tributarie

Nei dati MEF sulle entrate tributarie del primo quadrimestre, l’impatto dell’emergenza Coronavirus: le conseguenze si estendono oltre il panorama sanitario, travalicando gli equilibri sociali, economici, finanziari e tributari.

Il Ministero dell’economia e delle finanze ha infatti stimato una flessione del 4,4% delle entrate tributarie, relative ai primi quattro mesi del 2020.

L’erario, a causa del COVID-19, ha subito una perdita di circa 5.651 milioni di euro rispetto al primo quadrimestre dello scorso anno, soprattutto nel mese di aprile dove la flessione è arrivata al 22,1%.

Ministero dell’Economia e delle Finanze - Comunicato n. 123 del 5 giugno 2020
Entrate tributarie: nel primo quadrimestre 2020 gettito pari a 123,7 miliardi.

Emergenza coronavirus ed entrate tributarie: la riduzione del gettito influenzata da Decreto Cura Italia e Decreto Liquidità

Il Decreto Cura italia varato dal governo come prima misura significativa a sostegno delle imprese, dei lavoratori autonomi e delle famiglie ha implementato una serie di politiche economiche e finanziarie indirizzate verso la sospensione dei tributi.

Questa strategia portata poi avanti in modo anche incrementativo nei successivi decreti ha garantito all’interno del comparto economico, costretto al lockdown, di tirare un temporaneo respiro di sollievo, consentendo infatti alle imprese e a tutti gli agenti economici di godere di uno slittamento delle scadenze e degli adempimenti contabili e fiscali.

Il decreto Liquidità in particolare ha consentito la sospensione del pagamento di imposte indirette e contributi previdenziali, per un incidenza negativa del -36.3%, percentuale per la maggior parte attribuibile al mancato versamento dell’iva sugli scambi interni, a causa della quale il fisco ha visto una variazione in peius di 2.941 milioni di euro, come si legge nei dati pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze il 5 giugno 2020.

Il rinvio del versamento dell’iva era difatti una possibilità di cui la maggior parte degli agenti economici del nostro territorio poteva beneficiare, infatti il decreto imponeva un’unica limitazione, i contribuenti che ne facevano richiesta non dovevano avere ricavi superiori a 2 milioni di euro.

L’Italia è complessivamente un paese caratterizzato da una fitta rete di piccole-medie imprese, molte delle quali sicuramente rientrano al di sotto di tale soglia, era quindi facilmente intuibile da parte del governo che il fisco avrebbe sofferto tale ingente perdita a causa dell’applicazione di una misura così strutturata.

Emergenza coronavirus e impatto sulle entrate tributarie: l’incremento delle imposte dirette

La variazione in negativo registrata dal MEF è stata moderata dalla crescita riscontrata invece relativamente alle imposte dirette che salgono di 2.654 milioni rispetto allo scorso anno, con particolare riguardo alle imposte sostitutive sui redditi e alle ritenute sugli interessi ed altri redditi di capitale, che però riflettono una situazione temporale decisamente diversa.

Se dovessimo infatti ragionare in termini meramente analitici e matematici allora potrebbe bastare lo studio condotto dal MEF, con il quale effettivamente vengono registrate le entrate complessive del periodo compreso tra gennaio ed aprile 2020, andando poi a confrontarle con quelle registrate nel 2019.

Al fine però di comprendere profondamente quali sono stati i reali effetti che l’emergenza COVID-19 ha avuto sull’economia nazionale è opportuno fare una specifica riflessione.

La riduzione sensibile delle imposte indirette, vedesi l’imposta sul valore aggiunto è sintomo evidenze di un’economia sospesa, in crisi, privata della sua primordiale necessità di incontro tra domanda ed offerta, mentre un aumento delle imposte dirette riflette solo un buon andamento di un particolare settore su cui il panorama economico ha investito nell’anno precedente.

In questo caso infatti la variazione in positivo di 815 milioni relativa al gettito delle imposte sostitutive sui redditi di capitale e sulle plusvalenze riflette soltanto la performance positiva che si è riscontrato nel 2019 sui mercati immobiliari.

Volendo qui fermarsi a riflettere sulle variazioni delle imposte indirette, in particolare dell’iva, si riscontrano infatti dati estremamente preoccupanti, essa ha infatti subito un calo di 4.887 milioni di euro, a causa dei vari provvedimenti di sospensione varati con il d.l 18/2020 e poi con il d.l 23/2020.

Non è possibile ancora, ovviamente, condurre un’analisi esaustiva del reale impatto che la crisi pandemica ha creato nel sistema tributario nazionale ma si rende anche evidente che la flessione stimata per il primo quadrimestre al 4,4% non sia reale specchio della situazione attuale che sta attraversando l’Italia.

Emergenza coronavirus ed entrate tributarie, oltre l’impatto dei Decreti Cura Italia e Liquidità

Tra le variabili che hanno maggiormente influenzato il calo del gettito tributario nazionale, vi è sicuramente l’obbligata sospensione dei giochi d’azzardo. Ormai è noto a tutti che tale attività, pur essendo strettamente normata dalle leggi statali perché in alcuni casi può creare gravi dipendenze, rappresenta anche un grande elemento di contribuzione alle entrate erariali.

Nei mesi di quarantena obbligatoria si è infatti registrato un drastico calo degli introiti stimato in una perdita del 35,5 % che ammonta a 1.847 milioni.

L’economia si arresta ma non i controlli

Un altro dato di fondamentale importanza è quello relativo all’andamento riscontrato dalle entrate relative all’accertamento delle imposte sui redditi.

Le attività di accertamento e controllo non si sono mai fermate completamente, infatti tra gli adempimenti non rientranti nelle sospensioni concesse dal governo vi erano l’emissione e il contestuale versamento delle sanzioni contenute negli avvisi bonari recapitati ai contribuenti.

Il gettito fiscale ne ha beneficiato per un importo di 3.067 milioni di euro, è chiaro quindi che l’atteggiamento del fisco è stato in parte permissivo, consentendo alle imprese temporaneamente in difficoltà a causa del COVID di beneficiare di una serie di misure sospensive, pensate per concedere tempo agli imprenditori di risollevare la loro attività, ma allo stesso tempo non ha permesso nessuna semplificazione ai contribuenti che avevano commesso irregolarità nel passato.

Risultano scissi, quindi, da un punto di vista gestionale i due differenti periodi d’imposta.

Non viene, però, contestualizzata tale scelta, iniqua nei confronti di coloro che dovendo mantenere le saracinesche abbassate non avevano la possibilità di far fronte sicuramente agli oneri presenti ma nemmeno a quelli passati.

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