Dipendenti pubblici, licenziamenti per assenteismo in aumento. I dati del Ministero

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Dipendenti pubblici, provvedimenti disciplinari più severi contro chi commette reati (33% rispetto al 31 del 2018) e per falsa attestazione della presenza (14% rispetto all'11). I licenziamenti sono maggiori presso Asl, scuole e comuni. Mancano ancora però le risorse per la valorizzazione dell'impegno dei dipendenti pubblici.

Dipendenti pubblici, licenziamenti per assenteismo in aumento. I dati del Ministero

Dipendenti pubblici, licenziamenti nella pubblica amministrazione in aumento. Lo attestano i dati pubblicati sul sito ufficiale del dicastero guidato dal ministro Fabiana Dadone.

In particolare, lo scorso anno sono aumentati i provvedimenti di allontanamento definitivo dal lavoro per reati (33% rispetto al 31 del 2018) e per assenteismo, cioè falsa attestazione della presenza in servizio accertata in flagranza (14% contro l’11% dell’anno precedente).

Al contrario, sono diminuiti i provvedimenti di sospensione per reati: sono il 9% e nel 2018 erano al 14. Probabilmente l’aumento dei licenziamenti spiega anche la diminuzione delle sanzioni più miti, dato che in generale i provvedimenti disciplinari sono cresciuti nel 2019 rispetto al 18 , passando a 12.051 da quota 10.000.

Nel dettaglio, degli oltre 12.000 procedimenti disciplinari avviati, 5488 si sono conclusi con una sanzione (di cui 2212 tra sospensioni e licenziamenti).

Licenziamenti dipendenti pubblici, si inasprisce la lotta contro l’assenteismo

Il fenomeno dei cosiddetti “furbetti del cartellino” è quindi quello maggiormente colpito in proporzione. Nel 2019 i procedimenti motivati con questa causale sono stati 143, di cui quasi la metà (70) sono terminati con il licenziamento, mentre 42 sono state le sospensioni.

Nei dati presentati sul sito del Dipartimento della pubblica amministrazione viene citato il quadro normativo disciplinato dal decreto legislativo 116/2016 per spiegare la maggiore severità repressiva nei confronti dell’assenteismo.

E il riferimento non è ovviamente casuale e smonta la campagna per l’aumento delle sanzioni e dei controlli promossa dal predecessore della Dadone, l’esponente leghista Giulia Bongiorno, tanto osteggiata dall’Autorità garante della privacy.

“Gli strumenti giuridici per reprimere gli abusi nella Pa sono efficaci - ha prontamente commentato sul suo profilo Facebook il ministro Dadone - lo dimostrano i dati del report della Funzione pubblica sui procedimenti disciplinari.
Nostro obiettivo è valorizzare i tantissimi dipendenti virtuosi, tutelare la loro immagine e la qualità del loro lavoro.”

Dipendenti pubblici: Asl, scuole e Comuni nel mirino dei controlli contro l’assenteismo

Gli enti che che sono state maggiormente interessati dai procedimenti disciplinari a seguito dei controlli per assenteismo sono stati nell’ordine: le Asl e le aziende ospedaliere che si attestano sulla cifra di 3503, le scuole (3079) e i Comuni (2809).

Tuttavia, le percentuali dei provvedimenti disciplinari più gravi (sospensione dal servizio o licenziamento) sono più alte per le Università e l’insieme denominato “Enti pubblici vari”. In entrambi i casi toccano la soglia del 35%, le Asl seguono al 32, ministeri e agenzie sono al 31.

Dipendenti pubblici: il bastone c’è, manca la carota

I dati quindi sembrano dar ragione alla nuova titolare della Funzione pubblica in materia di lotta all’assenteismo. Ma la stessa Dadone spesso ha fatto riferimento alla necessità di combattere il fenomeno con la valorizzazione professionale e l’incentivazione dei dipendenti pubblici.

Da questo punto di vista però non si può non registrare il perdurare dell’impasse sul rinnovo dei contratti pubblici che ha indotto i sindacati confederali a proclamare lo stato di agitazione del comparto pubblico in dicembre, dato che tra le richieste delle organizzazioni di categoria c’è proprio lo sblocco della contrattazione integrativa.

Si può quindi affermare che al momento è ben visibile il “bastone” delle sanzioni contro chi non lavora correttamente nel pubblico impiego, ma manca ancora la “carota” del riconoscimento per chi lavora al meglio delle sue possibilità.

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