Rinnovo contratto statali: Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Rinnovo contratto statali, stato d'agitazione dei sindacati per tutto il comparto dai ministeri, agli enti locali e alla sanità. Per le organizzazioni di categoria sono troppo poche le risorse destinate dalla Legge di Bilancio 2020, mentre sono necessari un piano straordinario di assunzioni per un ricambio generazionale del personale e lo sblocco della contrattazione integrativa.

Rinnovo contratto statali: Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione

Rinnovo contratto statali, Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione nel pubblico impiego.

L’iniziativa annunciata il 16 dicembre è molto vasta e coinvolge sia le funzioni centrali (i ministeri, sia quelle locali (Comuni, Province, Città metropolitane), sia la sanità pubblica.

L’annuncio arriva dopo un lungo periodo di attesa che le dichiarazioni di apertura del ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone sul rinnovo dei contratti si concretizzassero all’interno della Legge di Bilancio 2020.

Ma la differenza tra l’offerta del governo, sintetizzabile nei famosi 96 euro lordi al mese e le richieste dei sindacati era palesemente troppo ampia.

Una divaricazione che si gioca tutta sulla necessità delle organizzazioni sindacali di far recuperare ai lavoratori il potere d’acquisto perduto nei dieci anni di blocco della contrattazione nel pubblico impiego.

Un criterio che ha portato Cgil, Cisl e Uil a ipotizzare un rinnovo possibile intorno alla cifra di 120 euro lordi al mese. Un conto finora troppo «salato» da pagare per l’esecutivo.

Rinnovo contratto statali 2020: più risorse, assunzioni e sanità integrativa

Il comunicato diffuso dalle organizzazioni di categoria conferma in effetti la centralità del tema delle risorse nella decisione di proclamare lo stato di agitazione che nella pratica sindacale spesso preannuncia lo sciopero dei lavoratori del comparto.

Date le disponibilità in Legge di Bilancio la richiesta è quella di adeguate risorse economiche - si legge nella nota - per il rinnovo dei contratti per il triennio 2019-2021, al netto della stabilizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale e dell’elemento perequativo, insieme ad un necessario stanziamento per finanziare un nuovo sistema di classificazione del personale.

Inoltre, Fp Cgil, Cisl Fp e Uilp Pa segnalano la necessità per un ricambio generazionale di “un piano straordinario di assunzioni, insieme a interventi per gli idonei e alla proroga delle procedure di stabilizzazione previste dalla legge Madia”.

C’è infine il tema della contrattazione integrativa che il ministero dell’Economia e delle Finanze ha vincolato unilateralmente rispetto alla percentuale dei destinatari delle progressioni economiche orizzontali. Si tratta di una vicenda che è particolarmente a cuore ai confederali che vedono nella contrattazione di secondo livello una leva per strappare margini di retribuzione più favorevoli per i dipendenti della pubblica amministrazione.

Peraltro, i sindacati nel merito dichiarano di aver deciso di:

“procedere con delle diffide formali poiché dai confronti sin qui avuti non vi è alcuna certezza di una risoluzione che assegni alla contrattazione le titolarità di tradurre e applicare le previsioni normative che non fissano alcuna soglia”

Non solo rinnovo contratti. Le richieste dei sindacati su sanità, servizi sociali e istruzione

La proclamazione dello stato d’agitazione del comparto pubblico è davvero una brutta notizia per il governo, già piuttosto preoccupato per l’iter di approvazione della Legge di Bilancio 2020.

D’altra parte già da tempo la mobilitazione sindacale su molteplici temi si stava intensificando con le manifestazioni tenute a Roma il 10 dicembre su industria e Mezzogiorno, il 12 con al centro dell’attenzione proprio i rinnovi dei contratti pubblici e privati e quella di oggi che verte su stato sociale e riforma fiscale.

Temi solo apparentemente lontani dalle questioni riguardanti la pubblica amministrazione, in quanto Cgil, Cisl e Uil sottolineano la centralità degli investimenti in sanità, servizi sociali e istruzione. Settori per i quali richiedono “un sistema che preveda il rafforzamento delle reti sociali, a partire dal potenziamento dei servizi pubblici e degli enti locali, nonché nuovi strumenti di natura economica”.

Solo un approccio globale che includa un aumento delle risorse destinate ai lavoratori del comparto pubblico potrebbe evitare a Palazzo Chigi l’apertura di un rischioso fronte sindacale in fase di approvazione della Legge di Bilancio 2020.

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