Aumenti in busta paga: da domani ne sapremo di più

Fino a 140 euro in più al mese dal 2026: ma il piano del Governo su buste paga e IRPEF è condizionato dal raggiungimento di alcuni obiettivi preliminari. Domani saranno pubblicati i dati definitivi ISTAT sui conti nazionali, giovedì saranno pubblicati i dati sulla rimodulazione del PNRR

Aumenti in busta paga: da domani ne sapremo di più

Una delle misure più attese della prossima Legge di Bilancio per il 2026 è quella degli aumenti in busta paga per lavoratrici e lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che del settore privato.

Si tratta di un obiettivo “ever green”, comune ormai a tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni; in effetti, il potere di acquisto in Italia è molto calato, per molteplici ragioni, che la variabile fiscale cerca in qualche modo e con estrema fatica di contrastare.

Come aumentare il netto in busta paga nel 2026 - Per il 2026 l’obiettivo di sostenere il potere di acquisto delle famiglie sarà perseguito con la riduzione delle aliquote IRPEF.

L’ipotesi principale e più accreditata è quella di un duplice intervento:

  • riduzione della seconda aliquota IRPEF dal 35 al 33 per cento;
  • innalzamento del secondo scaglione da 50.000 a 60.000 euro.

Si tratta quindi di intervenire sul cd ceto medio, per rendere più equa la tassazione su questa particolare fascia di contribuenti.

Aliquote e scaglioni IRPEF 2025 e ipotesi 2026

Scaglioni di reddito 2025Aliquote IRPEF 2025 Ipotesi scaglioni di reddito 2026Ipotesi aliquote IRPEF 2026
Fino a 28.000 euro 23% Fino a 28.000 euro 23%
Oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro 35% Oltre 28.000 euro e fino a 60.000 euro 33%
Oltre 50.000 euro 43% Oltre 60.000 euro 43%

Di quali aumenti si parla in termini di importi netti? - In termini pratici gli aumenti in busta pagano variano a seconda che la Legge di Bilancio riesca a toccare entrambi gli interventi oppure solo la riduzione dell’aliquota.

Dalle simulazioni del Sole24Ore su dati del Ministero dell’Economia risultano i seguenti risparmi:

  • se entrambi gli interventi passassero - sia riduzione dell’aliquota che l’innalzamento dello scaglione - lavoratrici e lavoratori che oggi guadagnano tra 50.000 e 60.000 euro lordi l’anno otterrebbero un aumento massimo di 1.440 euro all’anno, 120 euro al mese. Con una riduzione dell’aumento in busta paga che si ridurrebbe fino ad azzerarsi per coloro che guadagnano meno di 28.000 euro lordi l’anno;
  • se ci fosse solo la riduzione dell’aliquota ma non l’innalzamento dello scaglione - in questo caso si parla di aumenti più contenuti e riservati a coloro che guadagnano tra 28.000 e 50.000 euro all’anno, che otterrebbero un aumento di circa 480 euro all’anno, circa 40 euro al mese.

Da quando decorrerebbero gli aumenti? - Tutte queste ipotesi saranno oggetto della prossima Legge di Bilancio e decorrerebbero dalla busta paga di gennaio 2026, non prima, salvo un possibile intervento straordinario già nella tredicesima che sarà erogata nel prossimo mese di dicembre. L’ufficialità di queste misure si avrà solo a dicembre, probabilmente a fine mese, con l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio.

Da cosa dipende la possibilità che queste ipotesi si concretizzino o no? - Quelle sopra sono solo ipotesi, realistiche visto che sono state annunciate dai ministri interessati, ma pur sempre ipotesi.

Da cosa dipende il fatto che diventino effettivamente realtà? Possiamo provare a delineare alcuni scenari concreti.

A partire da domani, lunedì 22 settembre, data nella quale si attende la pubblicazione dei dati definitivi relativi ai conti pubblici del 2024 da parte dell’ISTAT, che avranno un impatto diretto sulle scelte del Governo. Si pensi, a titolo di esempio, al rapporto debito/PIL e al deficit (quest’ultimo per la prima volta dal 2019 potrebbe scendere sotto il 3%, ovvero il parametro di riferimento previsto dalla normativa europea).

Giovedì 25 settembre saranno pubblicati i dati sulla rimodulazione del PNRR, altro evento importante in vista dell’approvazione della Legge di Bilancio, dal PNRR potrebbero arrivare ulteriori risorse finanziarie ed economiche che darebbero più spazio agli interventi ordinari di riduzione della pressione fiscale.

Ottimo segnale, in questo senso, è già arrivato in settimana dalla notizia dell’aumento del rating dell’Italia a BBB+ da parte dell’agenzia internazionale di rating FITCH.

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