Assunzioni scuola, da settembre 97.000 posti a tempo indeterminato: le novità

Stefano Paterna - Scuola

Assunzioni scuola da settembre 2020: sono 97.000 i posti a tempo indeterminato annunciati dal MIUR. Le immissioni in ruolo avverranno soprattutto per il turn over e riguarderanno docenti, dirigenti scolastici, ATA, insegnanti di religione e personale educativo. Per Cgil e Uil servirebbero in realtà il doppio degli ingressi. Tutte le novità.

Assunzioni scuola, da settembre 97.000 posti a tempo indeterminato: le novità

Assunzioni scuola, dal Consiglio dei Ministri arriva l’autorizzazione per 97.233 ingressi a partire da settembre 2020.

La scuola apre i battenti a settembre, e nel frattempo si apre la partita delle nuove assunzioni di personale di vari profili a tempo indeterminato.

In realtà si tratta soprattutto di soprattutto di “turn over” per pensionamento e di posti rimasti vacanti già lo scorso anno per mancanza di candidati e avverrà per immissione in ruolo scorrendo le Graduatorie ad Esaurimento e quelle concorsuali degli anni scorsi (2016 e 2018).

Comunque, questi nuovi ingressi sono frutto di un significativo investimento di risorse finanziarie: 1,6 miliardi di euro derivanti dal Decreto Rilancio ai quali si aggiungono 1,3 miliardi di euro del Decreto Agosto approvato dall’ultimo consiglio dei Ministri.

Peraltro, nel comunicato del ministero dell’Istruzione si precisa che “questo stanziamento sarà impiegato per ulteriore organico, affitto di spazi, risorse per gli Enti locali”.

Ma vediamo nel dettaglio quali tipi di profili professionali riguardano le assunzioni.

Assunzioni scuola da settembre 2020: docenti, ATA, dirigenti scolastici

L’autorizzazione all’assunzione riguarderà 97.233 unità di personale tra le quali vi saranno:

  • 84.808 docenti assunti per il 50% dalle Graduatorie ad Esaurimento e per l’altra metà da quelle concorsuali del 2016, 2018 e delle fasce aggiuntive dello stesso anno, istituite con decreto ministeriale n. 40 del 27 giugno 2020;
  • 11.323 ATA (ovvero collaboratori scolastici e assistenti amministrativi), tra i quali 532 trasformazioni di contratti a tempo parziale in tempo pieno e 11 viceversa;
  • 529 dirigenti scolastici o DSGA, dei quali però 458 saranno assunzioni da scorrimento della graduatoria del concorso del 2017, 29 dalla graduatoria del 2011 e 42 trattenimenti in servizio;
  • 472 insegnanti di religione cattolica;
  • 91 assunti con profilo di personale educativo per attività di assistenza, educativa e di accoglienza e vigilanza.

Sindacati delle scuola, necessarie il doppio delle assunzioni

Quindi finalmente una buona notizia per i sindacati di categoria del mondo della scuola?

In realtà, il comunicato del ministero dell’Istruzione è stato accolto con molta freddezza dal fronte sindacale. Certo nessuno nega la positività dell’assunzione di oltre 97.000 persone, piuttosto si fa notare che molti posti rimarranno comunque vacanti.

“Andrebbe innanzitutto chiarito” - recita un comunicato in merito della Flc Cgil - “che i numeri annunciati per i docenti sono frutto dei pensionamenti e degli oltre 50 mila posti non assegnati l’anno scorso per carenza di candidati, mentre gli 11 mila posti destinati al personale ATA coprono semplicemente il fisiologico turn over e non tengono conto del ben più alto numero di posti vacanti. I 91 educatori infine, coprono poco più di un terzo dei 261 posti disponibili”.

Quello che i sindacati non hanno ancora digerito (e che si trova anche nel testo del comunicato) è che i posti vacanti rimarranno tali alla ripresa di settembre (soprattutto al nord) e dovranno comunque essere affidati a docenti precari: un evento che si sarebbe potuto evitare scegliendo invece del Concorsone “una procedura snella, per soli titoli” per l’ostinanzione in merito del ministro Azzolina.

Sulla stessa linea d’onda la Uil Scuola che ricorda come

“proprio per effetto dei numeri e delle procedure oggi presentate resta ancora più convinta che occorra e rapidamente un provvedimento che inverta legislativamente le politiche neo liberiste di contenimento degli ultimi venti anni a favore di politiche di investimento che servono alla scuola e al paese. Il governo è chiamato alle sue responsabilità se non vuole solo aprire le scuole, ma farle funzionare in presenza e insicurezza”.

Il grosso del lavoro per l’esecutivo è quindi ancora da fare.

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