Salario minimo, CNEL: i CCNL coprono il 95 per cento dei lavoratori ma il sistema va adeguato

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

Approvato il primo documento del CNEL sul salario minimo dopo l'incarico da parte del Governo. Il secondo, quello con le proposte, sarà consegnato nei prossimo giorni. I contratti collettivi coprono il 95 per cento dei lavoratori, l'urgenza non è quella di introdurre il minimo salariale ma di individuare un piano di azione nazionale per lo sviluppo e l'adeguamento della contrattazione collettiva

Salario minimo, CNEL: i CCNL coprono il 95 per cento dei lavoratori ma il sistema va adeguato

La contrattazione collettiva copre già la quasi totalità dei contratti e la priorità dovrebbe essere, più che l’introduzione di un salario minimo per legge, quella di sviluppare e adeguare il sistema dei CCNL.

Il lavoro povero è un fenomeno che va oltre la presenza o meno di un salario minimo. Si tratta quindi di capire come estendere le migliori pratiche di contrattazione alla generalità del lavoro.

Questo il punto saliente del documento di analisi prodotto dal CNEL e approvato ieri, 4 ottobre 2023. Lo scorso agosto, infatti, il Governo aveva affidato al Consiglio l’incarico di presentare un’analisi e delle proposte sul tema.

La seconda parte dell’analisi, quella con le proposte, sarà presentata entro domani. L’intero documento sarà discusso in Assemblea il 12 ottobre.

Salario minimo, CNEL: i CCNL coprono il 95 per cento dei lavoratori ma il sistema va adeguato

L’Assemblea del CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ha approvato la prima parte del documento di analisi e proposta sul tema del lavoro povero e del salario minimo, dopo l’incarico del Governo lo scorso agosto.

Il nuovo documento rilasciato è la prima parte dell’analisi complessiva, quella relativa all’inquadramento e all’analisi del tema. La seconda, quella dedicata alle proposte, verrà consegnata ai consiglieri entro domani. Il documento finale sarà discusso in Assemblea nella seduta del 12 ottobre.

L’analisi del CNEL si sofferma su una delle questioni centrali della direttiva europea sul salario minimo, quella del tasso di copertura della contrattazione collettiva.

Il Consiglio evidenzia come in Italia questo sia pari al 95 per cento, una percentuale di gran lunga superiore al parametro dell’80 per cento indicato dalla direttiva, e che interessa 13,8 milioni di lavoratori e lavoratrici.

Quello del lavoro povero, sottolinea il CNEL in apertura, è una questione che va oltre il salario minimo:

“riguarda i tempi di lavoro (ovvero quante ore si lavora abitualmente a settimana e quante settimane si è occupati nel corso di un anno), la composizione familiare (e in particolare quante persone percepiscono un reddito all’interno del nucleo) e l’azione redistributiva dello Stato.”

Il salario minimo, ribadisce il CNEL, rischia di essere una soluzione semplicistica ad un problema come quello del lavoro povero che necessita interventi più ampi e legate alla questione salariale e al nodo della produttività.

L’assenza di obblighi nell’ambito della direttiva, comunque, non toglie la possibilità di interventi a sostegno della contrattazione collettiva.

Introduzione del salario minimo: bisogna correggere le criticità della contrattazione collettiva

Il CNEL, dunque, chiude all’introduzione di un salario minimo in favore del sistema di contrattazione collettiva.

A questo proposito, però, l’archivio dei contratti del CNEL segnala la criticità del fenomeno dei ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi.

Al 1° settembre 2023 risulta che il 54 per cento dei lavoratori dipendenti del settore privato ha contratti collettivi nazionali di lavoro che sono tecnicamente scaduti.

Altre criticità, poi, si rilevano anche in ragione di forme elusive per la diffusione del lavoro sommerso e del fenomeno della cosiddetta contrattazione pirata, che indica i contratti che contengono condizioni economiche e clausole normative peggiorative per i lavoratori.

In conclusione, il CNEL ritiene che, qualunque sia la decisione politica in merito all’introduzione o meno del salario minimo fissato per legge, la priorità sia quella di insistere sui CCNL.

“Il tema da discutere nell’Assemblea straordinaria del CNEL del prossimo 12 ottobre, a parere della Commissione dell’informazione, non è dunque quanta parte della retribuzione debba mantenersi in capo alla contrattazione collettiva, bensì invece come estendere le migliori pratiche di contrattazione alla generalità del lavoro.”

Serve, infatti, un piano di azione nazionale per lo sviluppo del sistema della contrattazione collettiva in termini di adeguamento strutturale.

CNEL - Documento sul salario minimo
Inquadramento e analisi del problema Commissione Informazione - CNEL 4 ottobre 2023

Questo sito contribuisce all'audience di Logo Evolution adv Network