Partite IVA, controlli fiscali per ISA e forfettari fuori dal concordato preventivo biennale

Partite IVA, controlli di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza per i soggetti ISA e i forfettari che non aderiranno al concordato preventivo biennale dal 2024. Inserimento in liste selettive anche in caso di decadenza o mancata accettazione della proposta del Fisco

Partite IVA, controlli fiscali per ISA e forfettari fuori dal concordato preventivo biennale

Partite IVA, concordato preventivo biennale con luci e ombre per soggetti ISA e forfettari.

Se da un lato l’adesione alla proposta del Fisco comporterà una serie di benefici sul fronte degli accertamenti, dall’altro chi non accetterà la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate rientrerà nelle liste dei contribuenti a maggior rischio di controlli fiscali.

Lo prevede lo schema di decreto legislativo approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 3 novembre, che delinea le regole alla base del concordato preventivo biennale in avvio dal 2024.

Partite IVA, controlli fiscali per ISA e forfettari fuori dal concordato preventivo biennale

Lo schema di decreto legislativo in materia di accertamento e concordato preventivo biennale approvato in Consiglio dei Ministri dovrà essere sottoposto al vaglio delle Commissioni Finanze di Camera e Senato, per poi tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva. Il tutto entro la fine dell’anno, di modo da consentire l’avvio delle novità previste dal 1° gennaio 2024.

Il testo così come approvato lo scorso 3 novembre potrebbe quindi subire ulteriori modifiche, ma nel frattempo è bene analizzare le regole relative al concordato preventivo biennale per gli opportuni calcoli di convenienza.

L’accesso al concordato preventivo per le partite IVA che applicano gli ISA e per i forfettari comporterà una serie di vantaggi, anche sul fronte dei controlli fiscali. Saranno infatti limitate le attività di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate che, di contro, saranno indirizzate prioritariamente verso chi non accetterà la proposta elaborata dal Fisco.

Lo prevede l’articolo 34 dello schema di decreto approvato dal Governo, che al comma 2 dispone l’impegno di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza nell’impiego di “maggiore capacità operativa per intensificare l’attività di controllo nei confronti dei soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o ne decadono”.

Un punto posto in evidenza anche nelle slide pubblicate da Palazzo Chigi a margine del via libera allo schema di decreto:

“Se il contribuente NON INVIA I DATI, NON ACCETTA o DECADE dalla proposta di concordato, lo stesso VIENE INSERITO IN LISTE SELETTIVE ai fini delle competenti verifiche da parte dell’Amministrazione Finanziaria.”

Il rischio di controlli fiscali incrociati da parte di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza interesserà anche le partite IVA che applicano gli ISA e i forfettari che, dopo aver trasmesso le informazioni utili per l’elaborazione del concordato preventivo biennale, sceglieranno di non accettare la proposta del Fisco.

Partite IVA, dietro al rischio di controlli fiscali la presunzione di dati esatti e calcoli “millimetrici” per il concordato preventivo biennale

Quanto sopra riportato, analizzando i documenti ad oggi disponibili sul concordato preventivo biennale, fa emergere una presunzione di assoluta certezza da parte del Fisco in merito al reddito determinato per ciascun titolare di partita IVA.

Si ricorda che la proposta di concordato sarà elaborata dall’Agenzia delle Entrate tenuto conto dei dati dichiarati dai contribuenti, delle informazioni a propria disposizione e di una specifica metodologia che verrà costruita tenuto conto di ciascuna specifica attività economica, anche analizzando andamenti economici e dei mercati.

Ulteriori elementi utili potranno essere acquisiti anche dalle banche dati a disposizione di altri enti pubblici.

A livello operativo, entro il 15 marzo (aprile per il 2024) l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione il software per la comunicazione dei dati richiesti, da trasmettere entro il 20 giugno (20 luglio per il 2024), ai fini della messa a punto della proposta di concordato entro il 25 giugno (25 luglio per il 2024). Sarà possibile aderire entro il termine ultimo di versamento di saldo e primo acconto delle imposte sui redditi, ossia entro la fine del mese di giugno, termine che slitta a luglio per il prossimo anno.

Chi trasmetterà i dati rispettando il termine di metà marzo (o aprile per l’anno prossimo) ma successivamente non accetterà la proposta con la base imponibile elaborata dall’Agenzia delle Entrate, sarà inserito nelle liste dei contribuenti a maggior rischio di controlli fiscali.

Alla base sembrerebbe quindi esserci la presunzione che il reddito elaborato tenuto conto del mix dei dati comunicati dal contribuente e quelli estratti dagli archivi dell’Amministrazione Finanziaria rispecchi la realtà e, conseguentemente, chi non accetterà la proposta di concordato sarà considerato tra i contribuenti meno “trasparenti” e “collaborativi”.

Se quindi da un lato appare giustificato l’inserimento nelle liste selettive per chi decadrà dal concordato preventivo biennale, vi sono più ombre che luci nella regola che inserisce nel piano dei controlli fiscali intensificati chi sceglierà di non aderirvi, ad esempio in caso di reddito concordato superiore rispetto a quello che si presume di conseguire nel biennio.

Questo uno dei tanti aspetti critici del concordato preventivo biennale per le partite IVA, che sembra partire dalla presunzione di un Fisco in grado di stabilire millimetricamente e a priori il reddito di ciascun contribuente. Non sempre però tecnologie e intelligenza artificiale sono in grado di cogliere le numerose variabili che possono condizionare le singole attività economiche.

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