Buoni pasto, dal 1° settembre scatta il tetto alle commissioni: cosa cambia?

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

Scattano da oggi le novità introdotte dalla legge sulla concorrenza 2024 in materia di buoni pasto: le commissioni non possono superare il 5% del valore del ticket

Buoni pasto, dal 1° settembre scatta il tetto alle commissioni: cosa cambia?

Commissioni bloccate per i buoni pasto: a partire da oggi, 1° settembre 2025, entra in vigore il tetto massimo fissato dalla legge sulla concorrenza 2024.

Gli esercenti delle società che emettono i buoni pasto, quindi bar, ristoranti e supermercati, si vedranno applicare una commissione massima pari al 5 per cento del valore del ticket.

La novità mira a ridurre i costi a carico degli esercenti che potevano arrivare anche al 20 per cento.

Una misura che favorisce anche gli utilizzatori in quanto potrebbe spingere più attività ad accettare i buoni pasto come metodo di pagamento.

Buoni pasto, dal 1° settembre scatta il tetto alle commissioni: cosa cambia?

L’ultima legge annuale per la concorrenza, la n. 193/2024, ha introdotto alcune importanti novità per in materia di buoni pasto.

I buoni pasto, ricordiamo, rientrano tra i cosiddetti fringe benefit e sono titoli di pagamento che possono essere utilizzati per acquistare pasti o prodotti alimentari. Hanno un valore prestabilito e devono essere utilizzati esclusivamente dal titolare.

Ebbene, dal 1° settembre 2025, scattano nuove regole per il mercato dei ticket. Come previsto dalla citata legge, infatti, da oggi entra definitivamente in vigore il tetto massimo alle commissioni per gli esercenti che accettano i buoni, quindi bar, ristoranti e supermercati.

Le commissioni, che finora potevano raggiungere anche la quota del 20 per cento, non potranno superare il 5 per cento del valore del ticket.

Le società che emettono i buoni pasto pertanto possono applicare una commissione non superiore al 5 per cento. Una previsione che riallinea il settore privato a quanto già previsto per il pubblico.

Il nuovo limite del 5 per cento alle commissioni a carico degli esercenti si applica a tutti gli accordi stipulati tra imprese che emettono i buoni pasto ed esercenti, sia per quanto riguarda i ticket in formato cartaceo sia per quelli elettronici.

Questa novità si applica già dall’entrata in vigore della legge, quindi dallo scorso 18 dicembre, per quanto riguarda gli esercenti che fino a quella data non erano legati da alcun accordo con le imprese che emettono buoni pasto.

Dal 1° settembre si applica, invece, anche agli accordi già in essere alla data di entrata in vigore della legge. Le condizioni concordate con gli esercenti prima dello scorso 18 dicembre potranno essere applicate non oltre il 31 dicembre 2025. Fatta salva la rinegoziazione, le imprese emittenti possono recedere dai contratti già conclusi con i committenti datori di lavoro senza indennizzi od oneri.

Cosa cambia per i dipendenti?

Per lavoratori e lavoratrici non cambia nulla a livello di benefit aziendale. I ticket restano gli stessi così come non cambia il loro valore.

La differenza sta nel fatto che la novità dovrebbe spingere maggiori esercenti come bar, ristoranti e supermercato ad entrare nel circuito date le condizioni più favorevoli e quindi ad accettare i buoni pasto come metodo di pagamento.

Come funzionano i buoni pasto?

Le imprese, di qualsiasi dimensione, i liberi professionisti e gli enti pubblici ordinano e acquistano i buoni dalle società che li emettono per poi consegnarli ai propri dipendenti garantendo loro un benefit e beneficiando al tempo stesso di alcuni vantaggi fiscali.

Una volta che i dipendenti hanno ricevuto i buoni pasto, in una qualsiasi delle forme possibili (cartacei, elettronici o digitali), potranno utilizzarli in tutti gli esercizi commerciali convenzionati per un importo pari al valore facciale del buono stesso, solitamente 8 euro per quelli elettronici/digitali e 4 euro per quelli cartacei.

I dipendenti pertanto possono usare i buoni per fruire di un pasto pronto spendendoli, quindi, presso bar, ristoranti, gastronomie ecc. Altrimenti possono utilizzarli per acquistare prodotti alimentari, spendendo quindi i buoni per fare la spesa.

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