Scuola: rinnovo contratto, stipendi e precari. I punti dell’intesa tra Governo e sindacati

Stefano Paterna - Scuola

Scuola, sospeso lo sciopero del 17 maggio grazie all'intesa tra Governo e sindacati. Alla presenza del premier Conte e del ministro dell'Istruzione Marco Bussetti è stato sottoscritto un accordo: si troveranno risorse per il rinnovo del contratto, per la stabilizzazione dei precari e per uniformare le retribuzioni alla media europea. Ecco cosa prevede nel dettaglio.

Scuola: rinnovo contratto, stipendi e precari. I punti dell'intesa tra Governo e sindacati

Lo sciopero della scuola previsto per il prossimo 17 maggio è stato sospeso.

Durante una lunga maratona di trattativa svoltasi tra il 23 e il 24 aprile i sindacati Flc Cgil, Cisl Fsur, Federazione Uil Scuola Rua, SNALS Confsal e Gilda-Unams hanno sottoscritto un’intesa complessiva con il governo di grande portata per l’intero comparto dell’istruzione.

L’accordo firmato alla presenza del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, include temi prettamente economici come il rinnovo del contratto e la lotta al precariato, ma anche di profilo politico, come la controversa applicazione dell’autonomia differenziata nel mondo della scuola.

L’intesa andrà ora monitorata per verificare che Palazzo Chigi riesca ad adempiere agli impegni presi. Vediamo concretamente quali sono per punti.

Scuola: rinnovo del contratto nazionale di lavoro

Sul rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre dell’anno scorso, il governo si è impegnato a stanziare risorse che consentano il recupero della perdita del potere di acquisto dei lavoratori del settore. Ma non solo: nel triennio 2019-2021 si dovranno trovare risorse aggiuntive per allineare le retribuzioni a quelle della media europea: si consideri che ad esempio da dati Ocse lo stipendio iniziale di un docente del nostro paese è di 23mila 290 euro all’anno, mentre la media Ue è di 24mila 844.

Questione precari della scuola e non solo…

In questo caso, il governo ha deciso di mettere in campo un piano di stabilizzazione del personale non di ruolo e in particolare dei docenti che abbiano almeno tre anni di esperienza.

Previsto anche il riavvio della mobilità professionale per il personale ATA in vista della sua valorizzazione professionale. Un tavolo specifico verrà organizzato anche per il riconoscimento del ruolo e delle responsabilità dei dirigenti scolastici.

Intesa Governo-sindacati su università e ricerca

Nel settore dell’università e della ricerca il governo prevede un intervento normativo che consenta maggiore flessibilità nell’impiego e nella determinazione dei fondi per il salario accessorio.

Confermata, inoltre, il completamento rapido della statizzazione dell’Afam (Alta formazione artistica e musicale) per gli istituti musicali pareggiati e le accademie di belle arti non statali.

“Previste inoltresi legge in una nota sindacale congiunta- azioni del governo volte al completamento del processo di stabilizzazione del personale precario degli enti di ricerca, un piano di stabilizzazione per il personale che svolge attività di ricerca e didattica, nonché di assistenza tecnica e amministrativa, nelle Università”,

si tratta in questo caso del personale a cui non si è applicata la stabilizzazione prevista dal Decreto legislativo 75/2017.

Scuola, intesa anche su autonomia differenziata

Questo è il punto più delicato e più controverso dell’intesa notturna tra esecutivo e sindacati, data l’ostilità di questi ultimi per il progetto di autonomia portato avanti da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e divenuto una delle bandiere politiche della Lega.

Durante la trattativa il presidente Conte avrebbe assunto una posizione conciliante anche su questo tema, ribadendo come:

“l’autonomia differenziata - si dichiara in un comunicato della Flc Cgil - può essere agita solo se mette in moto meccanismi virtuosi e non disarticola il sistema nazionale di istruzione. A questo proposito Conte ha sostenuto che sono allo studio del governo strumenti normativi per coinvolgere preventivamente il Parlamento sul percorso decisionale per riconoscere ulteriori e particolari forme di autonomia alle regioni interessate”.

Ma al di là delle dichiarazioni di intenti, quello che le organizzazioni sindacali sembra siano riuscite a portare a casa è la garanzia di un sistema di reclutamento del personale scolastico uniforme per tutto il Paese con un inquadramento giuridico basato esclusivamente sul contratto nazionale di lavoro “e la tutela della unitarietà degli ordinamenti statali, dei curriculi e del sistema di governo delle istituzioni scolastiche autonome”.

Se così fosse (il condizionale è d’obbligo data la portata dell’accordo) si tratterebbe di un ridimensionamento del progetto autonomista e delle ambizioni della Lega in materia. Difficile pensare che tutto ciò non crei dei contraccolpi. Si vedrà. Di sicuro la presenza del premier sottolinea l’importanza dell’intesa che rappresenta il primo segnale di vita nel panorama quasi stagnante dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego.

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