Rider: approvata la direttiva UE, ma l’Italia attendeva un norma entro marzo

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Rider: approvata il 16 aprile la direttiva UE per regolare la gig economy. Ma l'Italia attendeva già una norma entro marzo, secondo le promesse del Ministero del Lavoro. Trasparenza, protezione e regole chiare per i periodi di prova, queste le principali novità che arrivano dall'Europa per i lavoratori.

Rider: approvata la direttiva UE, ma l'Italia attendeva un norma entro marzo

Rider: la direttiva UE per regolare la gig economy è stata approvata il 16 aprile approvata con 466 voti favorevoli, 145 contrari e 37 astensioni. Dall’Europa arrivano le indicazioni da recepire entro 3 anni: per i lavoratori flessibili maggiore trasparenza, protezione e regole chiare per i periodi di prova.

Dopo mesi di discussione sul tema, l’Italia attendeva entro marzo una norma per i lavoratori in bicicletta, ma il Ministero del Lavoro non ha mantenuto la sua promessa.

Il settore food e grocery online, secondo i dati elaborati da Osservatori Digital nel 2018, vale 1,1 miliardo di euro, in crescita del 34%. Un percorso in salita, che non sarebbe possibile senza le pedalate dei rider, i ciclofattorini.

Pizze, sushi, bontà di cucina etnica viaggiano insieme a loro nei cubi colorati che si distinguono per le strade della città. A tutte le ore del giorno e della notte. Ma ancora nessun diritto e nessuna tutela sono stati messi nero su bianco.

Rider: approvata la direttiva UE, l’Italia attendeva un norma entro marzo

Nel dibattito sui nuovi lavori, i rider sono sicuramente i protagonisti indiscussi. Ma con la direttiva approvata il 16 aprile, il Parlamento Europeo ha voluto indicare una traccia per garantire una serie di diritti minimi a tutti i lavoratori flessibili : coloro che svolgono un’occupazione occasionale o a breve termine, come i lavoratori a chiamata, intermittenti, a voucher, tramite piattaforma, così come i tirocinanti e gli apprendisti retribuiti se lavorano in media almeno tre ore alla settimana e 12 ore su quattro settimane.

La flessibilità non può essere mancanza di tutele. Da questo assunto nasce la direttiva, come conferma il relatore Enrique Calvet Chambon:

“A tutti i lavoratori che si sono trovati in un limbo saranno concessi diritti minimi grazie a questa direttiva e le sentenze della Corte di giustizia europea: d’ora in poi nessun datore di lavoro potrà abusare della flessibilità del mercato del lavoro”.

Trasparenza, protezione e regole chiare sono i pilastri su cui gli stati membri devono costruire le norme che regolano la gig economy entro 3 anni.

A Bruxelles si stabilisce che tutti i lavoratori devono essere informati fin dal primo giorno, come principio generale e, nei casi in cui è giustificato, entro sette giorni, degli aspetti essenziali del loro contratto di lavoro:

  • descrizione delle mansioni;
  • data di inizio;
  • durata;
  • retribuzione;
  • giornata lavorativa standard o orario di riferimento per coloro che hanno orari di lavoro imprevedibili.

Come si legge nella notizia pubblicata dal Parlamento europeo il 16 aprile, il testo concordato tra i ministri UE inoltre stabilisce una serie di altre regole:

  • livello minimo di prevedibilità, come orari e giorni di riferimento predeterminati;
  • la possibilità di rifiutare, senza conseguenze, un incarico al di fuori dell’orario prestabilito o essere compensati se l’incarico non è annullato in tempo;
  • il divieto per i datori di lavoro di sanzionare i lavoratori che vogliono accettare impieghi con altre imprese, se le nuove mansioni non rientrano nell’orario di lavoro stabilito;
  • nuove misure nazionali, da stabilire, per prevenire le pratiche abusive, quali dei limiti allo scopo e alla durata del contratto.

I periodi di prova non possono superare i 6 mesi o comunque devono essere proporzionali alla durata prevista del contratto in caso di lavoro a tempo determinato.
Se si rinnova un contratto per la stessa funzione, non può essere un contratto di prova.

Per tutti i lavoratori è prevista una formazione gratuita fornita dal datore di lavoro e inclusa dell’orario di lavoro.

Rider: approvata la direttiva UE, in Italia la norma fa fatica a nascere

Della direttiva UE approva il 16 aprile 2019, si dovrà tenere conto anche in Italia per delineare una norma che tuteli i rider e tutti i lavoratori flessibili.

La legge si attendeva già entro marzo in Italia, a gennaio 2019 il Ministero del Lavoro aveva fatto una promessa:

È pronta la norma che regolerà il contratto di lavoro dei moderni ciclofattorini.

Entro marzo, ai lavoratori che effettuano consegne per conto delle app di food delivery, saranno assicurati tutele su malattie, infortuni e paga minima.

L’Italia si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione. Qualche giorno ancora per chiudere i dettagli, spiegano i tecnici del Ministero del Lavoro.

Ma i ciclofattorini sfrecciano per le strade delle città ancora senza nessuna tutela. E, di questo passo, in questa pedalata l’Italia rischia di restare indietro.

D’altronde la discussione su una legge che tuteli i rider non è una novità, ma fa fatica a decollare. Già questa estate con il Decreto Dignità si erano accese le speranze, ma poi la possibilità di inserire diritti e doveri di questa nuova categoria di lavoratori era sfumata.

In questo tira e molla sul tema, le risposte sono sempre arrivate da altre vie: dal Comune di Bologna che ha firmato la Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano a maggio 2018, dalla Corte d’Appello di Torino che ha riconosciuto ai ciclofattorini il diritto ad essere equiparati ai lavoratori subordinati del settore della logistica. E questa volta dall’Europa che, anche se in un tempo lungo, non lascia scampo: entro tre anni tutti gli stati membri dovranno riconoscere diritti e tutele anche a tutti i lavoratori dell’economia che viaggia su due ruote.

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