Quota 100 cambia i requisiti per la pensione, priorità per il 20% dei lettori

Rosy D’Elia - Pensioni

Quota 100 cambia i requisiti per la pensione, una priorità da anteporre a flat tax e reddito di cittadinanza, e su cui investire, per il 20% dei lettori di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio sull'impiego delle risorse dello Stato. La lente di ingrandimento su costi, opportunità ed effetti futuri.

Quota 100 cambia i requisiti per la pensione, priorità per il 20% dei lettori

Quota 100 cambia i requisiti per la pensione, stabilendo che bastano 38 anni di contributi e 61 anni di età per ritirarsi dalla pensione. Si tratta di una priorità da anteporre a flat tax e reddito di cittadinanza, e su cui investire, per il 20% dei lettori di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio sull’impiego delle risorse dello Stato.

Col nuovo anno ha debuttato l’assegno di integrazione al reddito per i cittadini economicamente più deboli, si è realizzata la possibilità di anticipare il pensionamento e, con il nuovo regime forfettario, si è compiuto il primo passo verso una tassazione ampia.

Si tratta di tre misure necessarie per i partiti di governo inserite nell’accordo che li lega e che hanno firmato circa un anno fa, ma molto costose per le casse dello Stato. Se si considera solo il 2019, il prezzo da pagare ammonta a circa 12 miliardi di euro:

  • 7,1 miliardi per il reddito di cittadinanza;
  • 3,9 miliardi per quota 100;
  • Tra i 900 milioni e il miliardo di euro in termini di minori entrate nelle casse dello Stato per effetto del primo step della flat tax.

Quota 100 cambia i requisiti per la pensione, priorità per il 20% dei lettori

Vale davvero la pena investire le risorse dello Stato per realizzare interventi di questo tipo? Informazione Fiscale ha condotto un sondaggio per stimare quale valore viene attribuito alle novità introdotte.

Un quarto dei lettori che hanno partecipato all’indagine ha bocciato le tre idee del governo, affermando che avrebbe impiegato i fondi per altri scopi: l’abbassamento del cuneo fiscale per le aziende, ad esempio.

E quelli che ne hanno approvata almeno una, tra potenziamento di previdenza e assistenza sociale e riforma fiscale, non hanno dubbi: propendono per la seconda. Per il 46% dei lettori, infatti, la flat tax merita le risorse dello Stato.

Assistenza e previdenza sono il fanalino di coda delle scelte: solo il 9% punterebbe sul reddito di cittadinanza e il 20% alimenterebbe quota 100 con i fondi statali.

Il restante 80% lo esclude dalla priorità, Carla G. commenta:

“L’investimento nella quota 100 non lo trovo così azzeccato perché le pensioni erogate con questo sistema sembrano essere parecchio penalizzate e infatti sulle 290 mila richieste attese per questo anno hanno presentato la domanda solo 124 mila persone. Quindi non sembra esserci la corsa alla pensione anticipata”.

Secondo gli ultimi dati INPS diffusi a metà maggio, 131.843 persone hanno chiesto di accedere al pensionamento anticipato, che nell’accordo di governo veniva definito con queste parole:

“Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. Fornero, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse.

Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti.”

Ma il progetto nasce da un presupposto totalmente sbagliato per alcuni lettori, è il caso di Sergio S. che scrive:

“per le pensioni, non vedo perché favorire alcuni e non altri, senza un criterio logico. La legge Fornero, in questa fase storica, è l’unico mezzo di sopravvivenza del sistema previdenziale italiano”.

Quota 100 cambia i requisiti per la pensione: costi, opportunità e previsioni

In ogni caso, dalla teoria alla pratica sono cambiate alcune cose: i fondi necessari e i requisiti. L’articolo 14 del Decreto Legge 4/2019 permette a tutti i lavoratori che hanno compiuto 62 anni di età e che hanno versato almeno 38 anni di contributi di accedere a quota 100.

Una possibilità valida dal 1° aprile del 2019 e fino a tutto il 2021: nelle intenzioni del governo si dovrebbe, poi, passare a quota 41, che consentirà a tutti coloro che hanno versato almeno 41 anni di contributi di andare in pensione anticipata a prescindere dall’età anagrafica. Impossibile da realizzare nell’immediato per mancanza di risorse.

Tra i lettori di Informazione Fiscale c’è chi boccia la proposta proprio per una questione di fondi. Secondo le stime che l’ex presidente INPS Tito Boeri ha riportato nell’ultima relazione annuale di luglio 2018, le nuove modalità per andare in pensione hanno un “caro prezzo”:

“quota 100 pura costa fino a 20 miliardi all’anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi annui che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni, quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi”.

Ma tra i lettori, nella schiera del 9%, c’è anche chi sostiene fermamente il pensionamento anticipato perché crede che possa avere effetti positivi per tutti, giovani e anziani, come Carla G.:

“La Quota 100 è la misura più indicata per favorire una politica di sviluppo perché abbatte i costi delle aziende favorendo la fuoriuscita di personale anziano che mal si adatta all’innovazione tecnologica e al ricollocamento in altri ruoli e nel contempo favorisce il ricambio generazionale laddove è più necessario introducendo personale giovane, meno costoso, più motivato e più facilmente adattabile alle nuove sfide tecnologiche”.

Una visione ottimistica che, però, non tiene conto di un aspetto: il tasso di sostituzione potrebbe essere anche negativo, i fattori in gioco per ogni ente o azienda sono diversi e imprevedibili. Non è detto che al numero di lavoratori in uscita corrisponda una disponibilità di posti di lavoro in ugual misura.

E anzi, gli effetti sul mercato del lavoro che Tito Boeri ha previsto prima di lasciare il posto a Pasquale Tridico sono tutt’altro che positivi:

“Sappiamo che ogni abbassamento dell’età pensionabile comporta anche riduzione dell’occupazione perché il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di più. Come documentato dall’esperienza degli ultimi anni discussa nel primo capitolo del nostro Rapporto, l’occupazione è molto sensibile a variazioni del cuneo fiscale e contributivo. Avremmo dunque non solo più pensionati, ma anche meno lavoratori, ciascuno dei quali con un fardello ben più pesante sulle proprie spalle”.

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