Reddito di cittadinanza, fase 2: lavoro, ma anche Patti per l’inclusione sociale

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Reddito di cittadinanza, fase 2: c'è chi ha l'obbligo di cercare lavoro e chi deve sottoscrivere il Patto per l'Inclusione sociale. Dopo 4 mesi dalla consegna del primo assegno, è pronta la piattaforma GePI, per l'attivazione e la gestione dei percorsi da parte dei Comuni. Ma che cos'è e cosa prevede questo percorso di inclusione nella società?

Reddito di cittadinanza, fase 2: lavoro, ma anche Patti per l'inclusione sociale

Reddito di cittadinanza, si entra nella fase 2: c’è chi ha l’obbligo di cercare lavoro e chi deve sottoscrivere il Patto per l’inclusione sociale. Mentre l’esercito dei navigator si sta mettendo in moto per supportare i beneficiari sul primo fronte, anche il sistema per attivare impegni e progetti sociali sta prendendo forma.

Il Ministero del Lavoro, il 1° agosto, ha inaugurato uno spazio web che ospita la cassetta degli attrezzi dei Patti per l’inclusione sociale: dalle informazioni utili (che cos’è e chi deve sottoscriverlo, come si definisce...) agli strumenti più operativi come la piattaforma GePI, per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle attività da parte dei Comuni.

Patto per l’inclusione sociale collegato al reddito di cittadinanza: che cos’è e a chi è rivolto

Il diritto a ricevere l’assegno di cittadinanza prevede anche dei doveri, l’adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inclusione sociale o all’inserimento lavorativo rientra tra questi e si concretizza con la sottoscrizione di un accordo tra i beneficiari e le istituzioni.

Come si legge nel nuovo spazio web messo a punto dal Ministero del Lavoro, il Patto per l’inclusione sociale è destinato ai nuclei beneficiari “non immediatamente attivabili per un percorso lavorativo”, si distinguono due tipologie di casi:

  • non ci sono bisogni complessi, ma la situazione di povertà non è esclusivamente connessa alla situazione lavorativa, e quindi non è necessario riferirsi al Centro per l’Impiego;
  • esistono bisogni complessi che richiedono un quadro di analisi approfondito.

Nelle Linee guida per i comuni, approvate con il DM del 23 luglio 2019, la definizione di Patto per l’inclusione sociale:

“È il mezzo con il quale accompagnare il processo di cambiamento nella vita dei cittadini in situazione di povertà, beneficiari del Reddito di cittadinanza, con riferimento ai nuclei familiari maggiormente distanti da mercato del lavoro. Prende avvio dalla valutazione compiuta attraverso l’Analisi preliminare e, nel caso di rilevazione di bisogno complesso, dal Quadro di analisi e quindi dall’esame dei bisogni, delle risorse, delle capacità e delle aspirazioni dei beneficiari della misura”.

“Consentire a tutti i nuclei familiari beneficiari del reddito di cittadinanza almeno il soddisfacimento di livelli minimi di benessere è uno degli obiettivi ambiziosi che si pone.

Patto per l’inclusione sociale collegato al reddito di cittadinanza: come funziona

Con il Patto per l’inclusione sociale, la famiglia e il comune si impegnano a collaborare.

Chi riceve il beneficio economico viene contattato dal comune di riferimento entro 30 giorni. Una prassi non ancora rodata, dal momento che in questi primi mesi di vita del reddito di cittadinanza il sistema che ruota attorno ai due Patti previsti non è ancora a pieno regime.

Come per la ricerca del lavoro, il percorso di reinserimento nella società si sviluppa in diverse fasi: il primo passo è il colloquio tra l’assistente sociale del comune e il nucleo beneficiario del reddito di Cittadinanza, in questa fase di analisi preliminare si considerano bisogni, risorse e aspirazioni.

Da questo primo incontro, si possono delineare 4 percorsi:

  • sottoscrizione del Patto per l’inclusione sociale, se emergono bisogni complessi che richiedono l’attivazione di un’Equipe Multidisciplinare per una valutazione più approfondita attraverso lo strumento del Quadro di Analisi;
  • sottoscrizione di un Patto per l’inclusione sociale semplificato, se non emergono bisogni complessi, né legati esclusivamente a problematiche lavorative;
  • attivazione dei servizi specialistici, se emergono bisogni complessi esclusivamente connessi all’area della salute e della cura;
  • indirizzamento ai centri per l’impiego per la sottoscrizione dei Patti per il lavoro, nei casi in cui si rilevino bisogni prioritariamente di tipo lavorativo.

Patto per l’inclusione sociale collegato al reddito di cittadinanza: cosa prevede

Sulla base dei risultati emersi, si definisce una scheda progetto del Patto per l’inclusione sociale, che il nucleo familiare deve sottoscrivere entro 20 giorni dall’incontro preliminare.

Vengono messi nero su bianco tre elementi:

  • obiettivi e risultati da raggiungere;
  • servizi di cui i beneficiari hanno bisogno;
  • disponibilità a svolgere determinate attività e regole di comportamento.

Gli assistenti sociali, che attivano e gestiscono i Patti con la piattaforma GePI creata ad hoc per avere un punto di accesso comune dai diversi territori e ha tre funzioni principali.

Patto per l’inclusione sociale, cosa succede se non si rispetta?

Per i beneficiari, rispettare il patto è una condizione necessaria per continuare a ricevere l’assegno, che può arrivare fino a un importo massimo di 780 euro per i single.

Il diritto all’assegno viene sospeso o decade quando il cittadino non tiene fede alla parola data o non si presenta alle convocazioni.

Il Decreto legge numero 4 del 2019, in particolare all’articolo 7, prevede un meccanismo di sanzioni, anche di carattere penale, per chi non rispetta le regole stabilite.

Per quanto riguarda i Patti per l’inclusione sociale, al comma 9 si legge:

“In caso di mancato rispetto degli impegni previsti nel Patto per l’inclusione sociale relativi alla frequenza dei corsi di istruzione o di formazione da parte di un componente minorenne ovvero impegni di prevenzione e cura volti alla tutela della salute, individuati da professionisti sanitari si applicano le seguenti sanzioni:

  • la decurtazione di due mensilità dopo un primo richiamo formale al rispetto degli impegni;
  • la decurtazione di tre mensilità al secondo richiamo formale;
  • la decurtazione di sei mensilità al terzo richiamo formale;
  • la decadenza dal beneficio in caso di ulteriore richiamo”.

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