Dumping fiscale, che cos’è e come funziona?

Rosy D’Elia - Fisco

In estrema sintesi il dumping fiscale consiste nella concorrenza sleale tra i sistemi di tassazione di più paesi che il mondo sta provando a combattere con l'introduzione della global minimum tax, un'imposta su scala globale non inferiore al 15 per cento richiesta alle multinazionali

Dumping fiscale, che cos'è e come funziona?

Dumping fiscale, che cos’è? In generale il termine si riferisce a una pratica di concorrenza sleale: applicato al Fisco, si usa per definire quel dislivello di sistemi fiscali alla base di perdita di gettito per alcuni paesi.

Un accordo storico in questo senso è stato raggiunto nell’ambito della riforma fiscale globale che, tra le altre novità, prevede l’introduzione della global minimum tax, un’imposta su scala globale che le società sono chiamate a pagare e su cui anche l’UE ha raggiunto un’intesa per l’applicazione concreta.

Nel 2020 Roberto Rustichelli, Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, durante l’audizione alla Camera sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020 e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla Unione europea nell’anno 2020, ha tracciato un quadro del funzionamento della concorrenza fiscale sleale tra i paesi UE e delle sue conseguenze, che è ancora del tutto utile per comprendere le dinamiche alla base del dumping fiscale.

Pratiche che, senza interventi normativi, possono “minare le fondamenta della stessa costruzione europea”, sottolineava Rustichelli.

AGCM - Audizione presso la Camera dei Deputati - XIV Commissione del 2 luglio 2020
Audizione del Presidente Rustichelli in relazione al Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020 e alla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla Unione europea nell’anno 2020.

Dumping fiscale, che cos’è e come funziona

Il termine dumping deriva dal verbo inglese “to dump”, ovvero scaricare. In ambito economico definisce una pratica commerciale scorretta per cui si garantiscono prezzi più vantaggiosi sui mercati esteri rispetto a quelli che si praticano nel mercato interno.

Ma, ad esempio, si parla anche di dumping salariale per indicare lo sbilanciamento tra lo stipendio percepito da un lavoratore in base alle regole del mercato del lavoro estero, che lo svalutano, rispetto a quello a cui si avrebbe diritto con i parametri del paese di origine.

In linea generale, quindi, si tratta di pratiche di concorrenza sleale che assumono caratteristiche specifiche in base al contesto in cui si applicano.

Esiste, quindi, anche il dumping fiscale, che nasce dall’esistenza di sistemi di tassazione capaci di garantire, rispetto ad altri, un trattamento fortemente più vantaggioso ai contribuenti. La conseguenza? Una disparità tra gli Stati da diversi punti di vista, anche nell’attrarre investimenti esteri.

Dumping fiscale: la global minimum tax contro la concorrenza sleale su scala mondiale

Dopo anni di vuoti normativi, 138 paesi OCSE hanno concordato sulla necessità di intervenire per contrastare la concorrenza sleale in ambito fiscale.

La riforma fiscale globale si basa su due pilastri:

  • un nuovo sistema dei diritti di imposizione delle maggiori imprese multinazionali alle giurisdizioni in cui sono realizzati gli utili: le grandi aziende saranno chiamate a pagare le imposte nei Paesi in cui operano e non solo dove hanno la sede legale, prenderà forma tramite una convenzione multilaterale e riguarderà le aziende con un fatturato sopra i 20 miliardi di euro e una redditività superiore al 10 per cento prima dell’applicazione delle imposte;
  • l’introduzione di una global minimum tax pari ad almeno il 15 per cento per i grandi gruppi multinazionali con fatturato globale superiore a 750 milioni di euro e finalizzata a “ridurre le possibilità di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili”.

L’introduzione di una tassazione minima effettiva, che entro la fine del 2023 gli Stati membri devono rendere operativa, è un primo passo importante contro il dumping fiscale.

La novità riguarderà i gruppi multinazionali con fatturato globale superiore a 750 milioni di euro e, si stima, porterà un incremento del gettito mondiale di 220 miliardi di dollari statunitensi.

Dumping fiscale, che cos’è e quali sono le conseguenze per l’Italia e per l’Europa

Un esempio utile per comprendere come funziona e quali effetti derivano dal dumping fiscale è il panorama tracciato sul fronte europeo da Roberto Rustichelli, Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, durante l’audizione alla Camera dei Deputati del 2 luglio 2020 sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020 e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla Unione europea nell’anno 2020.

“Paesi come l’Irlanda, l’Olanda e il Lussemburgo sono veri e propri paradisi fiscali nell’area Euro, che attuano pratiche fiscali aggressive che danneggiano le economie degli altri Stati membri e che, anche grazie a queste pratiche, registrano elevatissimi tassi di crescita”.

Con queste parole, Rustichelli forniva esempi concreti, evidenziando anche le conseguenze del dumping fiscale per l’Italia e per l’Europa: un danno dai 5 agli 8 miliardi di dollari ogni anno.

“Alcune ricerche stimano che, a causa della concorrenza fiscale sleale a livello europeo, il fisco italiano perde la possibilità di tassare oltre 23 miliardi di dollari di profitti: 11 miliardi di profitti vengono spostati in Lussemburgo, oltre 6 miliardi in Irlanda, 3,5 miliardi in Olanda e oltre 2 miliardi in Belgio”.

Ma le conseguenze negative si estendono oltre i singoli stati. Dalle stime sui fenomeni di dumping fiscale, nei 20 anni precedenti, emergono minori entrate per circa 35-70 miliardi di euro all’anno per l’Unione Europea.

Nel confronto tra l’Italia e i paradisi fiscali europei, i dati parlano chiaro: dalla crescita del PIL al livello di attrattività di investimenti esteri.

- Italia Irlanda Lussemburgo Olanda
Crescita del PIL negli ultimi 5 anni 5% 60% 17% 12%
Reddito Pro capite 2019 28.860 60.350 83.640 41.8702
Investimenti esteri diretti 19% del PIL 311% del PIL 5.760% 535%
Imposte sulle società 2% del PIL 2,7% del PIL 4,5% del PIL Dato non disponibile

Nella panoramica fornita da Rustichelli i dislivelli tra gli Stati europei non si fermano al sistema fiscale, ma si estendono anche a quello contributivo con conseguenze importanti anche sulle tutele e sulle retribuzioni dei lavoratori.

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