Credito ricerca e sviluppo: pronto il decreto per la certificazione delle attività

Giuseppe Guarasci - Imposte

Pronto il dpcm per la certificazione delle attività per l'accesso al credito d'imposta in ricerca e sviluppo. Il decreto istituirà anche l'albo dei certificatori. Qualche perplessità dai commercialisti. Si attende la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale

Credito ricerca e sviluppo: pronto il decreto per la certificazione delle attività

È pronto il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per la certificazione che le attività svolte rientrino tra quelle che danno diritto al credito d’imposta in ricerca e sviluppo.

Il provvedimento, non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sarà in vigore 15 giorni dopo tale pubblicazione. Lo stesso ha l’obiettivo di attuare quanto previsto dal decreto legge 73/2022, ovvero il decreto Semplificazioni dello scorso anno.

Tale decreto ha previsto la possibilità per le imprese di chiedere una certificazione che attesti la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare per la loro classificazione nell’ambito delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e innovazione estetica, tra quelli che danno diritto all’agevolazione.

A tal fine il nuovo dpcm istituirà anche un apposito albo dei certificatori. Sarà necessario un decreto direttoriale per stabilire le modalità di iscrizione all’albo.

Sulla questione, qualche perplessità da parte dei commercialisti sui requisiti e sulla responsabilità dei soggetti, oltre ai dubbi sui tempi di attuazione vista la scadenza del 30 novembre 2023 per aderire alla sanatoria dei crediti dal 2015 al 2019.

Credito ricerca e sviluppo: pronto il decreto per la certificazione delle attività

Manca ancora qualche passaggio prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ma è pronto il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per la certificazione, preventiva o successiva, delle attività delle imprese, per attestare che le stesse attività rientrano nel credito d’imposta in ricerca e sviluppo.

A prevedere tale possibilità è il decreto Semplificazioni 2022, il DL numero 73 del 21 giugno scorso.

Al fine di favorire la certezza della norma agevolativa, l’articolo 23 stabilisce che:

“le imprese possono richiedere una certificazione che attesti la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare ai fini della loro classificazione nell’ambito delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e innovazione estetica ammissibili al beneficio.”

Sulla norma è intervenuta successivamente la Legge di Bilancio 2023, che con l’articolo 1, comma 272, ha stabilito che le certificazioni possano essere richieste a patto che le violazioni relative all’utilizzo dei crediti d’imposta non siano state già constatate con processo verbale di constatazione.

Ad oltre un anno dall’introduzione, mancano gli ultimi passaggi per la piena operatività.

Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, si dovrà attendere 15 giorni per l’entrata in vigore della norma.

Con il nuovo decreto, che istituisce anche l’albo dei certificatori, le imprese potranno fermare eventuali contestazioni di natura fiscale sulla legittimità del credito. La certificazione potrà essere preventiva o successiva alla fruizione dell’agevolazione.

Qualche dubbio è stato sollevato dai commercialisti, per voce del presidente del CNDCEC Elbano de Nuccio.

I punti su cui si concentrano i professionisti, come riportato da Il Sole 24 Ore, sono il requisito della presentazione, valutazione o rendicontazione di almeno 15 progetti nei 3 anni precedenti all’iscrizione all’albo dei certificatori. A parere dei commercialisti sarebbe già sufficiente l’iscrizione all’ordine professionale.

La categoria chiede, inoltre, di delimitare meglio il perimetro delle responsabilità.

Infine si valuta la richiesta di una proroga, considerando anche i tempi per l’operatività dell’albo e la scadenza del 30 novembre 2023 per aderire alla sanatoria dei crediti dal 2015 al 2019.

Credito ricerca e sviluppo: i passaggi necessari per la creazione dell’albo dei certificatori

Il decreto in fase di emanazione istituirà anche l’apposito albo dei certificatori, i soggetti incaricati di certificare che le attività delle imprese rientrino tra quelle che danno diritto al credito d’imposta ricerca e sviluppo.

I soggetti che potranno svolgere questo ruolo sono i seguenti:

  • professionisti;
  • società;
  • enti di ricerca;
  • università.

Una volta pubblicato il dpcm in Gazzetta Ufficiale sarà necessario un ulteriore decreto ministeriale da pubblicare entro 90 giorni per stabilire le modalità di iscrizione all’albo.

A questo punto le imprese potranno attivare le procedure di richiesta al MIMIT della certificazione.

Sarà compito dell’impresa la scelta del certificatore, che sarà pagato dalla stessa. Il soggetto, una volta certificate le attività, invierà il contenuto della certificazione al MIMIT.

La certificazione deve contenere i seguenti elementi:

  • le informazioni relative a capacità organizzative e competenze tecniche dell’impresa, per attestare l’adeguatezza rispetto all’attività effettuata o programmata;
  • la descrizione dei progetti realizzati o in corso di realizzazione e delle fasi di realizzazione;
  • le motivazioni tecniche sulla base delle quali viene attestata la sussistenza dei requisiti per l’ammissibilità al credito d’imposta;
  • la dichiarazione, sotto la propria responsabilità, di assenza di situazioni di conflitto di interesse, in quanto coniuge o parente entro il quarto grado o di partecipazione;
  • tutte le ulteriori informazioni e gli altri elementi descrittivi ritenuti utili dal soggetto certificatore per la completa rappresentazione della fattispecie agevolativa.

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