Crediti superbonus: quelli inutilizzati ammontano a 134 milioni di euro ma quanto valgono quelli incagliati?

Tommaso Gavi - Irpef

134 milioni di euro di crediti inutilizzati e 156 mila comunicazioni all'Agenzia delle Entrate per la remissione in bonis. I dati forniti in Commissione Finanze della Camera. Manca la stima dei crediti incagliati

Crediti superbonus: quelli inutilizzati ammontano a 134 milioni di euro ma quanto valgono quelli incagliati?

A quanto ammontano i crediti inutilizzati del superbonus e quelli incagliati?

I dati sull’importo complessivo dei crediti inutilizzati, dopo il monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate, sono appena 134 milioni di euro.

Un numero piuttosto basso se paragonato ai diversi miliardi di euro nei cassetti fiscali di contribuenti e imprese, che è stato fornito nell’interrogazione a risposta immediata che si è svolta ieri, 10 gennaio, presso la Commissione Finanze della Camera dei deputati.

Entro lo scorso 2 gennaio dovevano essere effettuate le comunicazioni all’Agenzia delle Entrate per somme che non potevano essere utilizzate, nei casi in cui la non utilizzabilità sia relativa ad una situazione verificata prima del 1° dicembre 2023.

Sono invece 156 mila le comunicazioni di prima cessione o di sconto in fattura che sono rientrate nella remissione in bonis, con scadenza fissata al 30 novembre scorso.

Il sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, non ha però fornito informazioni sull’importo complessivo dei crediti oggetto di comunicazione tardiva.

Crediti superbonus inutilizzati per 134 milioni di euro

Il valore dei crediti inutilizzati nel superbonus si attesta appena a 134 milioni di euro.

Il dato è stato fornito da Federico Freni, sottosegretario al MEF, nel corso dell’interrogazione a risposta immediata che si è svolta presso la Commissione Finanze della Camera dei deputati, nella giornata di ieri, 10 gennaio.

Un numero decisamente basso se paragonato al valore complessivo delle cessioni del credito e degli sconti in fattura del superbonus e dei bonus edilizi, al 14 novembre scorso, si attestava a oltre 160 miliardi di euro.

Il numero è frutto del monitoraggio previsto con l’articolo 25 del decreto Omnibus, che stabiliva l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate i crediti inutilizzabili entro 30 giorni dall’avvenuta conoscenza dell’evento che ha reso tale credito non utilizzabile.

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Lo scorso 2 gennaio era fissata in calendario la scadenza per la comunicazione di tutte le somme per cui la non utilizzabilità sia avventa prima del 1° dicembre 2023.

L’importo, tuttavia, non aiuta nella determinazione dei crediti incagliati, infatti, come ha sottolineato lo stesso sottosegretario Federico Freni:

“questi dati non sono rappresentativi dei fenomeni dei cosiddetti crediti incagliati, ossia dei crediti che i titolari delle detrazioni o gli attuali detentori non riescono a cedere a terzi. Questo è perché i crediti non utilizzabili, comunicati ai sensi dell’articolo 25, quindi i 134 milioni di euro di cui sopra, rappresentano i crediti acquistati che l’attuale detentore ritiene di non avere più diritto ad utilizzare o di non aver comunque diritto a utilizzare per cause diverse dal decorso dei termini e che quindi intende cancellare per mancanza dei presupposti costitutivi o comunque di crediti che il titolare non intende utilizzare. E non dei crediti che lo stesso non riesce a cedere a terzi. Ecco perché questo dato non è rappresentativo dei crediti incagliati.”

Non è quindi possibile stabilire a quanto ammontano i cosiddetti crediti incagliati, gli importi “bloccati” nei cassetti fiscali di contribuenti e imprese contrariamente alla loro volontà.

Tuttavia non è stato fornito neppure il dato relativo agli importi “persi”, ovvero maturati per spese sostenute nel 2022 o negli anni precedenti, che non sono stati ceduti o fruiti in detrazione.

Crediti superbonus: 156 mila comunicazioni alle Entrate per la remissione in bonis

Nel corso dell’interrogazione a risposta immediata, che si è svolta ieri presso la Commissione Finanze della Camera dei deputati, è stato fornito anche il numero delle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate che hanno avuto accesso alla remissione in bonis.

I contribuenti che non sono riusciti a provvedere all’adempimento relativo alla cessione del credito entro il termine dello scorso 31 marzo 2023 hanno infatti potuto regolarizzare la situazione entro la scadenza del 30 novembre scorso, termine per l’invio delle dichiarazioni dei redditi relative all’anno di imposta 2022.

Le comunicazioni ricevute dall’Agenzia delle Entrate si attestano a 156 mila. Un dato che può permettere di calcolare il valore delle sanzioni pagate dai soggetti che hanno utilizzato l’istituto in questione. Dal momento che la sanzione ammonta a 250 euro per ciascuna comunicazione, sono stati versati circa 39 milioni di euro da parte di contribuenti e imprese.

Non è stato invece fornito il dato relativo al valore dei crediti oggetto di comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

L’informazione è particolarmente importante perché permetterebbe di sapere a quanto ammontano le agevolazioni “perse” . In altre parole, dai crediti maturati si potrebbero sottrarre quelli utilizzati sotto forma di detrazione con la dichiarazione dei redditi 2023 e quelli oggetto di comunicazione, aggiornando il dato con gli importi che sono rientrati nella remissione in bonis.

Sarebbe quindi possibile stimare l’importo complessivo maturato per l’anno di imposta 2022 che non ha “trovato sbocco”. L’informazione è rilevante soprattutto per l’eventuale necessità di riclassificazione dei crediti, alla luce delle indicazioni Eurostat.

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