Diritto di prelazione: definizione ed esempio

Domenico Catalano - Diritto societario

Il diritto di prelazione è disciplinato da diverse norme del Codice Civile ed ha vari ambiti di applicazione pratica, vediamo insieme quali

Diritto di prelazione: definizione ed esempio

Per fornire una definizione corretta di diritto di prelazione è necessario analizzare i diversi articoli del Codice Civile in cui si parla di prelazione.

Il diritto di prelazione è la facoltà attribuita ad un soggetto di essere preferito, a parità di condizioni, rispetto ad altri in una determinata situazione giuridica soggettiva.

La prelazione può essere stabilita per legge e quindi obbligatoria oppure tramite accordo contrattuale tra le parti:

  • può dunque essere legale;
  • o avere la forma di un patto tra le parti (c.d. prelazione volontaria).

Prelazione legale, ecco cos’è

Si parla di prelazione legale quando il diritto di un contraente ad essere preferito rispetto ad altri in una situazione giuridica è espressamente previsto dalla legge.

Sono diverse le disposizioni in materia di diritto di prelazione legale come ad esempio:

  • la prelazione agraria del coltivatore diretto o della società agricola (almeno la metà dei soci deve essere coltivatore diretto) che conduce in affitto da almeno due anni il terreno offerto in vendita;
  • la prelazione del coerede (art. 732 del Cod. Civile), in cui è previsto che l’erede che voglia alienare la propria eredità debba notificare la proposta e il relativo prezzo ai coeredi;
  • la prelazione dello Stato sull’alienazione di beni di interesse storico, artistico, archeologico;
  • la prelazione del partecipante all’impresa familiare, garantito dal rinvio alle disposizioni di cui all’articolo 732 del codice civile in cui si prevede il diritto in favore dei familiari che prestano in modo continuativo la propria attività di lavoro nell’impresa sia in caso di trasferimento che di divisione ereditaria dell’azienda.

Prelazione volontaria e patto tra le parti, ecco cos’è

Discorso a parte per quanto riguarda la prelazione volontaria, disciplinata soltanto indirettamente da leggi e norme civilistiche dell’ordinamento italiano.

Il diritto di prelazione volontaria consiste nella facoltà di preferire un soggetto rispetto ad altri nella stipula di un contratto a parità di condizioni. In questo caso si parla di patto tra le parti o patto di prelazione, dalla durata non superiore ai 5 anni.

La prelazione volontaria, per semplificare, non è altro che un patto di preferenza: due soggetti si accordano che nel caso di stipula di un contratto al prelazionario venga riconosciuto un titolo di preferenza rispetto a terzi ma sempre a parità di condizioni.

La conclusione del contratto è per il promittente (colui che “concede” il diritto di prelazione) del tutto discrezionale e libera e il patto tra le parti è fissato in via del tutto ipotetica rispetto alla conclusione del contratto. Come stabilito dalla Cassazione (Sent. 402/82) nel patto di prelazione l’obbligato non è vincolato a contrattare ma a preferire un soggetto nel caso in cui decida di contrattare.

Inoltre al promettente è data facoltà di violare il patto di prelazione e di vender il bene ad un terzo. Sarà in questo caso tenuto al risarcimento del danno nei confronti del prelazionario.

Diritto di prelazione: cos’è la denuntiatio?

Come detto il concedente non è obbligato alla stipula del contratto. Il patto di prelazione è un vincolo in caso di scelta di contrarre; la preferenza di un soggetto rispetto a terzi si traduce nell’obbligo di denuntiatio.

La denuntiatio prevede che il conducente comunichi obbligatoriamente al prelazionario la propria volontà di portare a termine il contratto, le relative condizioni e il termine entro cui far valere il diritto di prelazione.

Trascorso detto termine il diritto decade e si è liberi di stipulare un contratto in favore di terzi senza vincoli e violazione alcuna.

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