Salario minimo a 9 euro: la maggior parte dei CCNL è già superiore, l’analisi dei Consulenti del Lavoro

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

La proposta di legge sul salario minimo è stata presentata alla Camera. La novità principale riguarda l'introduzione della soglia di 9 euro lordi l'ora. Secondo l'analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro la maggior parte dei CCNL è già superiore

Salario minimo a 9 euro: la maggior parte dei CCNL è già superiore, l'analisi dei Consulenti del Lavoro

La possibilità di una introduzione del salario minimo legale è ancora una volta al centro del dibattito nella sfera politica italiana.

L’ultima novità in materia riguarda la nuova proposta di legge che le opposizioni hanno depositato alla Camera e che prevede una soglia minima oraria di 9 euro lordi per tutti e tutte.

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha diffuso un documento nel quale si fornisce un’analisi dei livelli minimi retributivi di 63 dei CCNL più rappresentativi al fine di valutare una eventuale introduzione della misura.

Salario minimo a 9 euro: la maggior parte dei CCNL è già superiore, l’analisi dei Consulenti del Lavoro

La discussione sulla scena politica italiana intorno al tema del salario minimo si è riaccesa la scorsa settimana quando quasi tutti i partiti di opposizione al Governo hanno presentato alla Camera la nuova proposta di legge unitaria.

Il provvedimento introdurrebbe una soglia salariale minima fissata a 9 euro lordi orari con l’obiettivo di tutelare i settori più fragili e meno retribuiti del mondo del lavoro, che non sono sufficientemente coperti dalla contrattazione collettiva.

In Italia, ricordiamo, il salario minimo non è previsto per legge, dato che la tutela della retribuzione adeguata è garantita attraverso la contrattazione collettiva. Nei CCNL, che sono frutto della contrattazione tra le parti, sono determinate le condizioni di lavoro, tra cui appunto anche le retribuzioni.

La spinta all’introduzione di un minimo salariale o comunque alla promozione della contrattazione collettiva per favorire il rafforzamento e l’ampliamento della copertura è arrivata dalla nuova direttiva UE approvata dal Consiglio Europeo lo scorso ottobre, alla quale l’Italia non deve obbligatoriamente uniformarsi dato che registra un tasso di copertura del CCNL maggiore dell’80 per cento.

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha pubblicato il 13 luglio un documento che fornisce un’analisi dei livelli minimi retributivi di 63 CCNL più rappresentativi.

Il documentoSalario minimo in Italia: elementi per una valutazione” è stato elaborato sulla base di dati INPS e CNEL e fornisce un focus sull’introduzione di un minimo retributivo legale.

Salario minimo: per i consulenti del lavoro non è la soluzione giusta

L’analisi della Fondazione ha preso in considerazione 63 contratti collettivi, selezionati tra i più rappresentativi, individuando per ciascuno il minimo retributivo previsto per il livello di inquadramento più basso.

Dai dati emerge che oltre la metà dei CCNL considerati è già superiore alla soglia dei 9 euro che la nuova proposta di legge andrebbe ad introdurre.

Nello specifico, 39 sono al di sopra, 22 al di sotto. Di questi ultimi, però, 18 prevedono una retribuzione compresa tra gli 8 e gli 8,9 euro orari. I restanti sono superiori ai 7 euro.

Come si legge anche nel comunicato stampa rilasciato dalla Fondazione, è comprovata l’esigenza di un adeguamento delle retribuzioni ma dal documento emergono alcune controindicazioni all’introduzione di un salario minimo legale.

Secondo i consulenti del lavoro, infatti, si rischierebbe di mettere in secondo piano il ruolo della contrattazione collettiva e potrebbe risultare un intervento:

“semplicistico rispetto all’effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori, ben più elevata del salario minimo tabellare.”

Inoltre, l’introduzione di un salario minimo comporterebbe un innalzamento del costo del lavoro per le aziende. Il compito di fissare i limiti salariali e di difendere la dignità dei lavoratori, dunque, come emerge dal documento dovrebbe spettare alle parti sociali.

Ad ogni modo resta un dato di fatto, come emerge dall’ultimo aggiornamento dell’OCSE dell’11 luglio, che l’Italia è il Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie.

Alla fine del 2022, si registra una riduzione del 7,5 per cento rispetto al periodo pre-pandemia, un trend che non ha seguito minimamente l’impennata dell’inflazione.

Dal periodo di paga di luglio è in vigore il nuovo taglio del cuneo fiscale per i redditi medio bassi, ma le incognite per il futuro restano, vista la scadenza di fine anno.

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