Reddito di cittadinanza: possibili novità per il rifiuto delle offerte di lavoro

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

Possibili novità in arrivo per i percettori del reddito di cittadinanza, legate in particolare alla facoltà di rifiutare le proposte di lavoro ricevute. Con il nuovo Governo avanza l'ipotesi di una revoca del beneficio già a partire dal primo rifiuto di un'offerta congrua. Attualmente la decadenza scatta al secondo.

Reddito di cittadinanza: possibili novità per il rifiuto delle offerte di lavoro

Reddito di cittadinanza, possibili novità in arrivo per quanto riguarda la possibilità di rifiutare offerte di lavoro.

Il nuovo Governo ha già annunciato di voler apportare modifiche importanti alla disciplina del reddito di cittadinanza.

Il presidente del Consiglio, nel discorso alla Camera del 25 ottobre, ha sottolineato come il sussidio dovrebbe essere mantenuto per i soggetti effettivamente fragili, come ad esempio i pensionati in difficoltà e gli invalidi, mentre chi è in grado di lavorare dovrebbe essere spronato a trovare un impiego.

L’ipotesi più plausibile al momento sembra essere quella della revoca del beneficio già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua.

Attualmente il sostegno viene tolto al secondo rifiuto, come stabilito dalla Legge di Bilancio 2022, che ha modificato anche i criteri secondo i quali un’offerta può essere considerata come tale.

Reddito di cittadinanza: possibili novità per il rifiuto delle offerte di lavoro

Tra le questioni prioritarie su cui il nuovo Governo intende lavorare c’è anche quella relativa al reddito di cittadinanza. Durante il discorso alla Camera del 25 ottobre, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito che la strada da percorrere è quella della riforma del sussidio.

Questo potrebbe essere mantenuto solamente per i soggetti effettivamente fragili, che non si trovano nelle condizioni di poter lavorare, come ad esempio i pensionati in difficoltà e gli invalidi.

Per tutti gli altri, invece:

“la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro.”

I percettori in grado di lavorare, dunque, sarebbero spronati a cercare attivamente lavoro e il mantenimento del sussidio sarebbe legato a nuovi specifici obblighi da rispettare.

L’ipotesi più plausibile al momento sembrerebbe essere quella di interrompere l’erogazione del beneficio già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua. In sostanza, si dovrebbe accettare la prima proposta che viene presentata.

La possibilità per i percettori di rifiutare offerte di lavoro non è una novità.

L’ultima modifica in questo senso è arrivata dalla Legge di bilancio 2022, che ha previsto la revoca del beneficio al secondo rifiuto. In origine era possibile scartare due offerte su tre.

In presenza di specifiche condizioni, poi, l’assegno (solo se superiore a 300 euro) si riduce di 5 euro per ogni mensilità a partire dal primo rifiuto, il cosiddetto decalage.

La normativa prevede, inoltre, che i beneficiari del reddito di cittadinanza sottoscrivano il patto di servizio presso i Centri per l’impiego, che li accompagnano nella ricerca del lavoro secondo le strategie di politica attiva, come ad esempio il Programma GOL.

Il diritto al sussidio decade anche bel caso in cui il beneficiario non si presenti almeno una volta la mese presso il CPI per la verifica delle attività svolte.

Reddito di cittadinanza: cosa si intende per offerta congrua

I beneficiari del reddito di cittadinanza, quindi, se il Governo deciderà di implementare le modifiche, dovranno accettare la prima offerta congrua ricevuta.

Ma cosa si intende per proposta congrua?

Come stabilito dalla Legge di Bilancio 2022, la congruità è data da diversi fattori:

  • il luogo di lavoro deve trovarsi entro 80 km o 100 minuti di viaggio con mezzi di trasporto pubblici; la seconda può riguardare tutto il territorio nazionale;
  • la retribuzione non deve essere inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi;
  • l’impiego deve essere a tempo pieno o con un orario di lavoro non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno previsto nei contratti collettivi;
  • il contratto deve essere a tempo indeterminato, determinato o di somministrazione.

Inoltre, l’offerta deve essere coerente con le esperienze e le competenze maturate. Il problema principale incontrato finora dai CPI è proprio la questione delle capacità, poiché, come evidenziato dai dati INAPP, molto spesso le attività offerte non sono in linea con le competenze o con i titoli di studio possedute dai beneficiari.

In attesa di vedere cosa deciderà il Governo, il programma GOL, si sta muovendo in questa direzione, offrendo percorsi personalizzati di ingresso o reingresso al lavoro, e sta ottenendo buoni risultati.

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