Reddito di cittadinanza: tutte le novità della Legge di Bilancio 2023

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

La Legge di Bilancio 2023 modifica profondamente la misura del reddito di cittadinanza. Il sussidio sarà abolito dal 2024, mentre per l'anno in corso sarà erogato per massimo 7 mensilità. Cambiano anche gli obblighi per i percettori, dalla formazione al rifiuto delle offerte di lavoro

Reddito di cittadinanza: tutte le novità della Legge di Bilancio 2023

Il 2023 sarà un anno di transizione per il reddito di cittadinanza. La misura sarà abolita a partire dal 2024 per lasciare il posto ad un nuovo strumento di sostegno alla povertà e all’inclusione lavorativa.

La riforma arriva con la Legge di Bilancio 2023, n. 197/2022, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 303 del 29 dicembre. Ma questa non è l’unica novità per la misura che sarà profondamente modificata il suo ultimo anno.

Il reddito di cittadinanza, infatti, sarà erogato nel nuovo limite massimo di 7 mensilità per tutti i soggetti considerati occupabili. Resterà invariato, però, in presenza di alcune specifiche condizioni.

I percettori dovranno rispettare il nuovo obbligo di formazione, prendendo parte a percorsi di riqualificazione professionale per avvicinarsi al mondo del lavoro.

Il sussidio, inoltre, sarà revocato a chi non accetta la prima offerta di lavoro presentata, per la quale viene meno il requisito di congruità.

Infine, per i datori di lavoro che assumono percettori del reddito di cittadinanza è previsto un esonero contributivo di 8.000 euro annui.

Il nuovo limite di mensilità erogabili

Nel 2023 il reddito di cittadinanza sarà erogato per un numero ridotto di mensilità. I percettori potranno beneficiare del sussidio per massimo 7 mesi. Una drastica riduzione se consideriamo il limite in vigore finora, cioè di 18 mensilità, anche rinnovabili.

Nel disegno della Legge di Bilancio il limite previsto era di 8 mensilità, ma è stato ulteriormente ridotto a 7 durante l’iter parlamentare del testo.

La novità si applica a tutti i percettori, considerati occupabili, cioè persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni che siano in grado di lavorare.

Ci sono però alcuni casi di esclusione, per cui il sussidio resterà invariato. Nello specifico, la tutela viene mantenuta nei confronti dei soggetti più fragili come gli anziani, i disabili e chi non è in grado di lavorare.

Come sottolineato anche dalla Ministra del Lavoro, Marina Calderone, rientrano tra questi anche i nuclei familiari con minori, anche se i genitori sono in condizioni di occupabilità.

Gli obblighi formativi e di riqualificazione professionale per i percettori

La revisione della disciplina del reddito di cittadinanza produce effetti anche su quelli che sono i nuovi obblighi per i percettori del sussidio.

Nel 2023, infatti, i beneficiari saranno tenuti a seguire un percorso di formazione o riqualificazione professionale di 6 mesi in modo da facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro.

Anche in questo caso la novità si applica ai soggetti occupabili dai 18 ai 59 anni che devono sottoscrivere il Patto per il lavoro e il Patto per l’inclusione sociale, cioè il percorso personalizzato di accompagnamento verso il reinserimento nel mondo del lavoro

Nel caso di mancata frequenza al programma assegnato si perde il diritto alla prestazione. Le Regioni trasmetteranno all’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), gli elenchi dei soggetti che non rispettano tale obbligo.

I giovani percettori del reddito, inoltre, da gennaio avranno come requisito per l’accesso alla prestazione il completamento dell’obbligo di istruzione.

Per i beneficiari tra i 18 e i 29 anni che non hanno conseguito il diploma di maturità, infatti, l’erogazione del reddito di cittadinanza sarà subordinata anche all’iscrizione e alla frequenza di percorsi di istruzione di primo livello per gli adulti.

Quando si perde il diritto alla fruizione

Non frequentando il percorso di formazione, dunque si perde il diritto alla fruizione del reddito di cittadinanza, ma quali sono gli altri casi in cui l’agevolazione viene revocata?

Un’altra novità importante è data dalla revisione del sistema di rifiuto delle offerte di lavoro. Finora i percettori del reddito di cittadinanza hanno avuto la facoltà di rifiutarne una, ma da gennaio la prima rinuncia comporterà la decadenza immediata dal beneficio.

I percettori del sussidio economico, pertanto, dovranno necessariamente accettare la prima offerta di lavoro presentata per non perdere il diritto alla fruizione.

Un emendamento al testo della Manovra, approvato durante l’iter parlamentare, inoltre ha previsto l’eliminazione del requisito di congruità dell’offerta di lavoro.

Ricordiamo che la normativa in vigore finora prevedeva che l’offerta di lavoro presentata ai beneficiari del reddito di cittadinanza dovesse essere congrua, cioè idonea, sulla base di diversi fattori:

  • il luogo di lavoro deve trovarsi entro 80 km o 100 minuti di viaggio con mezzi di trasporto pubblici;
  • la retribuzione non deve essere inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi;
  • l’impiego deve essere a tempo pieno o con un orario di lavoro non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno previsto nei contratti collettivi;
  • il contratto deve essere a tempo indeterminato, determinato o di somministrazione;
  • deve essere coerente con le esperienze e le competenze maturate.

L’eliminazione di tale requisito significa che si dovrà accogliere la prima proposta a prescindere, quindi, dall’esperienza lavorativa, dalla posizione sul territorio nazionale e dai relativi tempi di trasferimento.

Previsti incentivi per l’assunzione dei beneficiari

Con l’obiettivo di facilitare il più possibile il reinserimento nel mondo del lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza, uno dei provvedimenti della Legge di Bilancio 2023 garantisce un bonus ai datori di lavoro che scelgono di impiegarli.

L’agevolazione è riconosciuta a tutti i datori di lavoro privati che nel corso dell’anno assumono i beneficiari del sussidio economico a tempo indeterminato oppure con trasformazione da contratto determinato.

Si tratta di un esonero contributivo del 100 per cento nel limite di 8.000 euro per un anno. Il limite individuato nella fase iniziale, 6.000 euro, è stato innalzato in fase di approvazione del testo, così da incentivare ancora di più le assunzioni.

La misura è alternativa a quella prevista dal DL n. 4/2019 all’articolo 8 in vigore finora e non viene applicata per i rapporti di lavoro domestico.

Per favorire l’inserimento lavorativo, inoltre, la percezione del reddito di cittadinanza sarà compatibile anche con il lavoro stagionale o intermittente nel limite di 3.000 euro, così da incentivare l’impiego anche in attività stagionali.

I percettori saranno inseriti anche nei vari progetti utili alla collettività e gestiti dai Comuni.

Il reddito di cittadinanza sarà abolito dal 2024, cosa succederà dal prossimo anno

Il reddito di cittadinanza, dunque, nel 2023 sarà erogato con modalità diverse a seconda dei soggetti beneficiari.

Per quest’ultimo anno in cui sarà in vigore, la misura misura sarà mantenuta per i soggetti più fragili, non in grado di lavorare, inclusi i nuclei familiari con minori.

Nei prossimi mesi, poi, sarà definito il futuro per il sostegno alla povertà, che come assicurato dal Governo non sarà interrotto. Nel corso del 2023 individuato un nuovo strumento che garantisca queste tutele ma anche l’inclusione lavorativa.

Come sottolineato dalla Ministra del Lavoro, Marina Calderone, nelle linee programmatiche del suo Ministero, l’obiettivo delle misure introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 è quello di accompagnare o riaccompagnare al lavoro quante più persone possibili.

Per quanto riguarda le misure che entreranno in vigore dal 2024, verrà individuato uno strumento di sostegno alla povertà e alle condizioni di esclusione ma anche uno strumento che, invece, abbia la possibilità di promuovere l’inclusione lavorativa.

La riforma passerà anche dal coinvolgimento delle istituzioni territoriali. Gli sforzi saranno concentrati per mettere a regime e a sistema tutti i soggetti che devono interagire per gestire l’accompagnamento al lavoro e la formazione, soprattutto i centri per l’impiego.

Sono queste, dunque, le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 in materia di reddito di cittadinanza. Il 2023 sarà un anno di transizione e vedremo nei prossimi mesi quali saranno le nuove strategie e i nuovi strumenti che saranno adottati dal Governo per sostenere i soggetti più in difficoltà.

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