In vista della prossima Manovra si comincia a pensare anche alle pensioni. L'obiettivo primario è evitare l'aumento dell'età per l'uscita dal lavoro. Secondo Claudio Durigon va rivista anche la formula di Quota 103

Quota 103 non funziona come previsto ed è una formula che va rivista.
A dirlo è Claudio Durigon, Sottosegretario al Ministero del Lavoro con delega alla previdenza, in un’intervista a la Repubblica.
Il prossimo anno potrebbero arrivare importanti novità per la pensione anticipata flessibile, poco utilizzata nel 2024 anche per via delle restrizioni introdotte negli ultimi due anni.
L’obiettivo primario del Governo resta quello di bloccare l’aumento dell’età pensionabile che scatterà dal 1° gennaio.
La questione da risolvere resta quella delle coperture economiche: c’è distanza tra i numeri della ragioneria dello Stato e l’INPS. Quello che appare certo è che non potrà, almeno per ora, essere un intervento strutturale ma solo temporaneo.
Pensione a 67 anni e 3 mesi: l’obiettivo resta quello di bloccare l’aumento
Il capitolo pensioni in vista della prossima Legge di Bilancio entra nel vivo. Se la Manovra 2025 non ha apportato sostanziali novità lo stesso non si preannuncia per il 2026.
Dal 1° gennaio 2027 scatterà l’aumento di 3 mesi dell’età minima per andare in pensione e l’obiettivo del Governo, come annunciato in più occasioni, è quello di intervenire per bloccarlo già con la prossima Manovra.
L’incremento dei requisiti non è una novità dell’ultima ora: se ne parla dallo scorso gennaio quando l’Istat ha certificato l’aumento della speranza di vita che, per quanto possa essere una buona notizia, di contro porta con sé l’aumento di tre mesi dell’età per andare in pensione.
Da gennaio 2027 serviranno 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia (oggi 67 anni), mentre per la pensione anticipata ordinaria 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne, a prescindere dall’età anagrafica (oggi 42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le donne).
Il decreto interministeriale che recepisce l’aumento Istat deve essere emanato, per legge, entro il 2025. Per questo il Governo si trova nella posizione di dover agire subito per contrastare l’aumento.
“Abbiamo già un’età molto avanzata per andare in pensione, non serve innalzarla ulteriormente. È una richiesta precisa della Lega, sostenuta dal ministro Giorgetti. Troveremo le risorse.”
Così Claudio Durigon, Sottosegretario al Lavoro con delega alla previdenza in un’intervista a la Repubblica.
L’intervento ci sarà, o almeno questo è l’obiettivo. Poi dipenderà dal costo effettivo. La Ragioneria dello Stato stima un costo di 300-400 milioni, l’INPS addirittura di 3 miliardi.
Quello che è certo è che il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita non sarà eliminato definitivamente, sarebbe troppo costoso.
“Abolizione no, almeno non ora. Ma questo meccanismo, ideato dalla Fornero, è perverso. Siamo già ai livelli massimi in Europa per età di pensionamento. Aggravarli ancora non ha senso. Blocchiamo ora i tre mesi, poi nel 2029 vedremo come intervenire in modo strutturale.”
Nel 2029 si rischia però un doppio aumento dell’età pensionabile per un totale di 6 mesi, derivante dal nuovo aggiornamento biennale della speranza di vita di 3 mesi, già conteggiato dall’Istat, e dal recupero dell’adeguamento che verrebbe bloccato nel 2027. La partita resta aperta ma a lavoratori, aziende e allo stesso INPS servono certezze che ora come ora non hanno.
Quota 103 verso l’addio nel 2026?
Ad essere modificata con la prossima Legge di Bilancio potrebbe essere anche Quota 103, lo strumento che consente l’uscita anticipata con 62 anni d’età e 41 di contributi.
Come dichiarato da Durigon:
“È una formula che va rivista, non ha avuto il successo sperato: solo 1.153 richieste nel 2024. Servono soluzioni più efficaci per la flessibilità in uscita.”
Questo anche perché dal 2023 sono state introdotte pesanti restrizioni all’utilizzo, in primo luogo il tetto massimo all’assegno mensile, che nel 2025 non può superare i 2.413,60, le modalità di calcolo interamente con il sistema contributivo e le finestre mobili per la decorrenza del trattamento fissate a 7 e 9 mesi dalla maturazione dei requisiti, rispettivamente per i dipendenti privati e gli autonomi e per gli statali.
Eliminarla contribuirebbe anche a ridurre, comunque di poco, i costi per l’intervento volto a bloccare l’età pensionabile.
Il prossimo anno potrebbe essere rivista anche Opzione Donna, il meccanismo che favorisce la pensione anticipata di alcune specifiche categorie di lavoratrici.
“Opzione donna ha avuto un calo fisiologico di adesioni, il bacino potenziale si è esaurito. Dobbiamo decidere se rivederla, per agevolare le lavoratrici con maggiore libertà.”
I lavori relativi al capitolo pensioni della prossima Manovra quindi si prospettano decisamente intensi.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Quota 103: verso l’addio nel 2026?