Opzione Donna: c’è ancora speranza per la pensione anticipata (e con meno restrizioni)

Alessio Mauro - Pensioni

Non è ancora detta l’ultima parola per Opzione Donna. Il rinnovo della misura non è previsto dal DdL di Bilancio 2026 ma un emendamento a firma maggioranza la rimette in gioco

Opzione Donna: c'è ancora speranza per la pensione anticipata (e con meno restrizioni)

Opzione Donna potrebbe tornare anche nel 2026 e in una veste rinnovata.

Non solo proroga per un altro anno ma anche meno restrizioni all’accesso con una platea più ampia di possibili beneficiarie.

Questo almeno quanto prevede un emendamento riformulato e riammesso all’esame della Commissione Bilancio del Senato dopo la bocciatura della prima versione.

Vediamo cosa cambierebbe con una eventuale approvazione.

Opzione Donna: c’è ancora speranza per la pensione anticipata (e con meno restrizioni)

Il testo del disegno di Legge di Bilancio per il 2026, attualmente all’esame della Commissione Bilancio del Senato, non prevede alcun rinnovo per due dei principali canali di uscita anticipata: Quota 103 e opzione Donna.

Le due misure sono in scadenza a dicembre e stando così le cose non saranno rinnovate. Dal 2026, pertanto, non sarà più possibile accedere alla pensione anticipata con Quota 103 e Opzione Donna.

Se per Quota 103 ormai le speranze restano molto poche dopo la bocciatura degli emendamenti segnalati, lo stesso non si può dire per Opzione Donna.

In queste ore è spuntata, infatti, una nuova versione dell’emendamento respinto, sempre a firma FdI, che ripropone la proroga di Opzione Donna e in una versione rivisitata.

Non solo proroga dello strumento che consente l’uscita anticipata di specifiche categorie di lavoratrici anche a tutto il 2026 ma anche un ampliamento della platea di possibili beneficiarie, grazie all’introduzione di nuove categorie di lavoratrici che hanno perso il lavoro.

La proposta, però, richiede una copertura finanziaria di 90 milioni di euro e non è scontato che possa essere approvata, considerati i 18,7 miliardi stanziati e i tanti interventi in campo.

Come funziona Opzione Donna e come potrebbe cambiare dal 2026

Come Quota 103, anche Opzione Donna è scadenza a fine anno dopo la conferma nella scorsa Manovra. La pensione anticipata con tale modalità resta accessibile alle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2024, hanno maturato i seguenti requisiti:

  • 61 anni d’età
  • 35 anni di contributi.

I requisiti anagrafici e contributivi, come noto, non bastano per poter ricevere il trattamento di pensione anticipata. Come previsto dalla Legge di Bilancio 2023, infatti, la pensione in questione non è più riservata a tutte le donne ma solamente a quelle che:

  • risultano dipendenti o licenziate da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale;
  • hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti Commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento;
  • sono caregiver che assistono, da almeno 6 mesi, persone disabili conviventi, con disabilità in situazione di gravità in base alla legge 104 del 1992.

L’assegno della pensione è liquidato esclusivamente con le regole di calcolo del sistema contributivo.

L’emendamento proposto al testo della Legge di Bilancio 2026 prevede, come detto, l’estensione della platea di beneficiarie eliminando, inoltre, il limite che esclude le donne licenziate da aziende senza tavolo di crisi al ministero delle Imprese.

La proposta, infatti, introdurrebbe per la prima volta tra le possibili beneficiarie anche le lavoratrici interessate da:

  • disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo;
  • dimissioni per giusta causa;
  • risoluzione consensuali assistite del contratto (procedura di cui all’articolo 7 della legge n. 604/1996);
  • scadenza del contratto a termine.

In quest’ultimo caso, per poter accedere ad Opzione Donna la lavoratrice deve aver lavorato 18 mesi degli ultimi 36 come dipendente e aver concluso la NAspI prima di fare domanda.

Resterebbero invariati gli altri requisiti alternativi: cioè l’assistenza a familiari con handicap grave e invalidità civile superiore al 74 per cento.

Non resta che attendere e vedere se la proposta riuscirà a trovare spazio in quello che sarà il testo definitivo della legge di Bilancio 2026.

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