Che cos’è il salario minimo, gli effetti possibili in Italia e uno sguardo all’Europa

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Che cos'è il salario minimo? Si tratta della più bassa retribuzione oraria che i lavoratori possono ricevere per legge dai datori di lavoro. L'Italia, insieme a pochi altri paesi in Europa, non lo prevede, ma si sta discutendo su una proposta di legge per inserirlo. Quali sarebbero gli effetti?

Che cos'è il salario minimo, gli effetti possibili in Italia e uno sguardo all'Europa

Che cos’è il salario minimo? Si tratta della retribuzione oraria minima che i datori di lavoro devono corrispondere ai lavoratori per legge. L’Italia non ha mai fissato questa soglia, e affida la responsabilità di stabilire il compenso più basso consentito alla contrattazione collettiva. È uno dei pochi paesi in Europa a non avere un limite da rispettare: il disegno di legge Catalfo, presentato dal Movimento 5 Stelle e calendarizzato tra i lavori del Senato per il 19 e il 20 giugno, vorrebbe introdurlo.

La discussione è accesa e divide: per alcuni un salario minimo garantito è necessario per migliorare la vita dei lavoratori, per altri è negativo perché aumenta il costo del lavoro per le imprese e può avere effetti sull’aumento della disoccupazione.

Due posizioni opposte, che dividono anche le forze di governo, e sono da leggere con uno sguardo ai dati italiani ed europei.

Che cos’è il salario minimo di cui si parla in Italia e a quanto ammonta nel disegno di legge Catalfo

Il salario minimo garantito ai lavoratori italiani dovrebbe ammontare a 9 euro lordi all’ora, secondo quanto proposto nel Disegno di Legge Catalfo. Attualmente, in Italia, a stabilire la soglia, sotto la quale il datore di lavoro non può scendere, per retribuire il lavoratore sono i contratti collettivi nazionali.

Le cifre, dunque, cambiano da settore a settore e in alcuni casi non esistono limiti perché ci sono ambiti professionali non regolamentati dalla contrattazione.

Si sente la necessità di un intervento. Ma qualsiasi decisione deve essere calibrata bene, come ha sottolineato Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistiche ISTAT nella sua audizione sull’esame dei disegni di legge n. 310 e n. 658, perché l’introduzione di un salario minimo interviene su equilibri fragili:

“la scelta del livello del salario minimo deve contemperare due esigenze di segno opposto. Un salario minimo troppo alto potrebbe, infatti, scoraggiare la domanda di lavoro o costituire un incentivo al lavoro irregolare, determinando quindi un ampliamento della segmentazione tra lavoratori e un’ulteriore marginalizzazione delle categorie più svantaggiate. Un salario minimo troppo basso, per contro, potrebbe non garantire condizioni di vita dignitose”.

Che cos’è il salario minimo di cui si parla in Italia e quali potrebbero essere gli effetti

L’Italia, insieme all’Austria, alla Danimarca, alla Svezia e a Cipro, fa parte dei cinque paesi in Europa che non hanno ancora adottato il salario minimo e fanno riferimento esclusivamente alla contrattazione collettiva.

Secondo i dati Eurostat, nel 2017 in Europa, quasi un occupato su dieci è a rischio povertà. E nella classifica UE, il nostro paese è in quinta posizione con dati che superano la media: il 12,2% dei cittadini ha un rapporto di lavoro ma non ha sufficienti forze economiche.

Stando ai dati diffusi dall’Istat, in Italia il 20% dei rapporti di lavoro prevede una retribuzione oraria inferiore ai 9 euro lordi.

A comporre la platea di chi resta sotto la soglia, gli apprendisti (59,5%) e gli operai (26,2%), chi è impegnato nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (27,1%), del noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (34,3%), nelle attività artistiche, sportive di intrattenimento e divertimento (29,2%) e nelle altre attività di servizi (61,6%).

Se si sposta l’attenzione dalle professioni al genere e all’età, la retribuzione oraria resta sotto il limite per le donne e per i giovani sotto i 29 anni.

A beneficiare di un salario minimo di 9 euro sarebbero 2,9 milioni di lavoratori, circa il 21% 1.073 euro sarebbe l’incremento medio annuale pro-capite, con una crescita complessiva del monte salari stimato in circa 3,2 miliardi di euro.

Durante la prossima settimana al Senato si lavorerà sulla proposta di legge: si dovrà trovare un accordo che garantisca benefici ai lavoratori, senza creare nessun effetto boomerang. Un arduo lavoro.

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