Pensioni 2025: come funziona la nuova rivalutazione

Francesco Rodorigo - Pensioni

Nel piano di bilancio non c’è il taglio alla rivalutazione delle pensioni. Dal 2025 si dovrebbe tornare all’aumento pieno. Le novità in arrivo

 Pensioni 2025: come funziona la nuova rivalutazione

Verso la rivalutazione piena delle pensioni. Nel 2025 il meccanismo di indicizzazione per l’adeguamento all’inflazione dovrebbe tornare quello in vigore prima dei tagli.

Le prime anticipazioni e conferme arrivano dal piano strutturale di bilancio, approvato in CdM e presentato in Parlamento.

L’obiettivo è aumentare l’età lavorativa garantendo incentivi a chi resta al lavoro e favorire la diffusione della previdenza complementare. Saranno rivisti i criteri di accesso al pensionamento.

Pensioni 2025: come funziona la nuova rivalutazione

Dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri del 27 settembre, è stato presentato alle Camere il primo piano strutturale di bilancio (PSB), il documento che racchiude le intenzioni del Governo per il futuro a breve e medio termine.

Le priorità sono quelle emerse già nelle scorse settimane: conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo e IRPEF.

Ma ci sono novità anche per quel che riguarda la previdenza, in particolare, anche per quanto riguarda l’indicizzazione delle pensioni, cioè l’adeguamento annuale degli assegni all’inflazione. Nel piano, infatti, non c’è alcun accenno alla conferma del taglio in vigore nel biennio 2023/2024.

Negli ultimi due anni la rivalutazione è stata penalizzata per gli assegni più alti in modo da favorire le pensioni minime e quelle fino a 4 volte il minimo INPS, come indicato nello schema seguente in vigore quest’anno.

Fasce trattamenti complessiviPercentuale indice perequazione da attribuireAumento delImporto
Fino a 4 volte il trattamento minimo (TM) 100 5,4 per cento fino a 2.271,76
Fino a 5 volte il TM 85 4,5 per cento da 2.271,77 e fino a 2.839,70
Fino a 6 volte il TM 53 2,8 per cento da 2.839,71 e fino a 3.407,64
Fino a 8 volte il TM 47 2,5 per cento da 3.407,65 e fino a 4.543,52
Fino a 10 volte il TM 37 1,9 per cento da 4.543,53 e fino a 5.679,40
Oltre 10 volte il TM 22 1,1 per cento oltre 5.679,40

Ebbene, per il 2025 non ci saranno tagli. Questo almeno quanto traspare dal PSB, che però dovrà passare l’esame di Camera e Senato, dove potrebbero essere apportate modifiche.

Se la novità dovesse essere confermata, si dirà addio ai tagli in favore di una piena rivalutazione delle pensioni, secondo lo schema in vigore fino al 2022.

L’indicizzazione, quindi, tornerà ad essere effettuata secondo lo schema precedente organizzato su tre fasce di reddito:

  • 100 per cento per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90 per cento per quelli fino a 5 volte il minimo;
  • 75 per cento per quelli superiori a 6 volte il minimo.

Nessuna penalizzazione, quindi, per gli assegni oltre 4 volte il minimo INPS.

Pensioni 2025: l’obiettivo è allungare la vita lavorativa

Per quanto riguarda la previdenza in generale, la bassa natalità e l’alta speranza di vita, come emerso anche dal rapporto annuale INPS presentato la scorsa settimana, spingono per interventi di contenimento della spesa pubblica.

Il PSB conferma: saranno rivisti i criteri di accesso al pensionamento.

Come obiettivo a breve termine si punterà ad allungare la vita lavorativa di cittadini e cittadine:

“una necessità, condivisa da quasi tutti i Paesi avanzati, per la sostenibilità dei sistemi previdenziali. Sono allo studio del Governo incentivi alla permanenza nel mercato del lavoro.”

Saranno introdotti dunque incentivi per favorire la permanenza sul posto di lavoro anche dopo la maturazione dei requisiti di pensionamento, un po’ come accade quest’anno con il bonus maroni.

Questo non solo nel privato ma anche nel pubblico:

“si prevede di rivedere e superare l’obbligatorietà di ingresso in quiescenza dei dipendenti pubblici definendo soluzioni che consentano un allungamento della vita lavorativa, permettendo alla PA di trattenere le risorse ad elevato know-how e di conseguire un efficace passaggio di consegne.”

Nel medio-lungo periodo, come già anticipato nelle scorse settimane, si punta a favorire la diffusione della previdenza complementare e la destinazione del TFR ai fondi pensione su base volontaria:

“L’obiettivo è di introdurre soluzioni volte a potenziare il pilastro pensionistico complementare, promuovendo una maggiore adesione ai fondi pensione su base volontaria e, nel contempo, la destinazione del montante maturato a rendita pensionistica.”

Obiettivi a cui il Governo si propone di arrivare anche potenziando “le politiche per la famiglia, per sostenere la natalità e la genitorialità, con migliori servizi alle famiglie e incentivi dedicati”.

Ora il PSB passa in Parlamento per l’approvazione e successivamente sarà inviato alla Commissione europea. Per avere un primo scheletro della Legge di Bilancio 2025 però sarà necessario attendere metà ottobre, quando sarà presentato il Documento Programmatico di Bilancio.

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