Concorsi scuola 2020, ultime novità: i sindacati rifiutano l’incontro per i bandi MIUR

Stefano Paterna - Scuola

Concorsi scuola 2020, ultime novità: nessun incontro tra MIUR e sindacati. Il Ministero ci riprova e fissa al 17 aprile una nuova informativa sui bandi. Le organizzazioni di categoria continuano a chiedere un confronto politico preliminare.

Concorsi scuola 2020, ultime novità: i sindacati rifiutano l'incontro per i bandi MIUR

Concorsi scuola 2020, Cgil, Cisl e Uil, Snals e Gilda hanno rifiutato la convocazione del Miur fissata per le 15.00 di mercoledì 15 aprile.

Stando alle ultime novità, il Ministero ne ha fissato un’altra per venerdì 17. Prosegue quindi il duello a distanza tra i sindacati e il dicastero di viale Trastevere sui nuovi bandi di concorso.

Al centro del contendere c’è il fatto che gli incontri convocati dal ministero costituiscono appunto solo un’informativa sulle modalità con le quali si dovrà svolgere il famoso “concorsone”, mentre le organizzazioni sindacali chiedono:

“un preliminare confronto politico - si legge nel comunicato sindacale unitario - per inquadrare la questione reclutamento e concorsi in un contesto che nelle ultime settimane ha subito progressivi e sempre più profondi mutamenti, così come appaiono del tutto incerte le prospettive, tenuto conto che l’andamento dell’epidemia e i tempi di un’auspicabile uscita dalla stessa non sono ad oggi prevedibili con certezza.”

Quella del concorso della scuola 2020 è una partita cruciale per la pubblica amministrazione in generale. Si tratta infatti di un evento al centro delle aspettative di tanti insegnanti precari e di altrettanti aspiranti docenti e costituisce una delle più cospicue “infornate” di assunzioni nel pubblico impiego con circa 50.000 posti in palio.

“Bandire il concorso per poi non poterlo realizzare non è evidentemente una scelta lungimirante e utile nell’ottica di garantire un buon inizio del nuovo anno scolastico in cui tutti i docenti possano essere in cattedra”, recita una nota della Flc Cgil.

Concorso scuola 2020: cosa c’è dietro il rifiuto della convocazione da parte dei sindacati?

“Non c’è alcun intento polemico - ha assicurato anche la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi - credo che la richiesta possa considerarsi di assoluto buon senso, per quanto ci riguarda animata dallo spirito costruttivo con cui consideriamo e pratichiamo le sedi di confronto, ancor più in una situazione così difficile come questa”.

Ma dietro il balletto delle date si nasconde con ogni probabilità uno scontro che ha delle radici precedenti all’insorgere dell’epidemia dovuta al Coronavirus e di cui abbiamo già avuto modo di parlare.

In sostanza, i sindacati non vogliono essere solo informati dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in merito alle modalità di svolgimento dei nuovi concorsi, ma intendono avere “parola in capitolo”.

Questo loro coinvolgimento verte sulla richiesta di modifica delle modalità di svolgimento dei concorsi valorizzando in quella sede gli anni di insegnamento svolti, rispetto al punteggio ottenuto nella prova.

Un modo per dare un riconoscimento ai docenti precari che comunque hanno dato la possibilità alla scuola italiana di evitare il fallimento degli anni scolastici fin qui succedutisi. Su questo tema, peraltro, era stato convocato anche uno sciopero lo scorso 17 marzo poi ritirato.

Incertezze e criticità nel mondo della scuola

Ovviamente ora queste motivazioni si mischiano con le incertezze sull’evolversi della situazione a causa della diffusione del COVID-19 e con le altre criticità della scuola come quella della riapertura delle graduatorie dei precari delle quali il ministro Azzolina ha escluso la possibilità di aggiornamento, anche se in un recente post sul suo profilo su Facebook ha lasciato aperto uno spiraglio aperto per un intervento risolutivo da parte del Parlamento:

“Serve una norma - scrive il ministro - che ci autorizzi a velocizzare la provincializzazione delle graduatorie. Un decreto ministeriale avente natura non regolamentare potrebbe abbreviare i tempi per rendere esecutive le norme sulle graduatorie provinciali. Avendo poi anche il tempo, da non sottovalutare, per un collaudo del sistema.

Sono però consapevole del fatto che rappresenterebbe una deroga forte. È un’ipotesi su cui può confrontarsi solo il Parlamento, in fase di conversione del decreto scuola. Il Governo assicurerà in tal caso investimenti e risorse per la digitalizzazione. Vista la portata dell’emergenza in corso credo che questa idea possa essere presa in considerazione. Ma sarebbe necessaria, direi anzi imprescindibile, un’ampia condivisione parlamentare”.

Insomma, la scuola da molto da pensare al governo, ma non se ne può uscire in modo positivo, senza coinvolgere in qualche modo anche quei lavoratori che in vario modo finora ne hanno sostenuto le sorti.

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