Pensioni dipendenti pubblici: la spesa supera i 90 miliardi

Francesco Rodorigo - Pensioni

La spesa per le pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici supera i 90 miliardi annui. Al 1° gennaio 2024 i trattamenti liquidati sono 3,13 milioni, lo 0,9 per cento in più rispetto all’anno precedente

Pensioni dipendenti pubblici: la spesa supera i 90 miliardi

Pensioni dei dipendenti pubblici: aumentano importi e spesa complessiva.

I dati sono stati forniti dall’INPS dell’osservatorio statistico pubblicato il 30 maggio.

Al 1° gennaio 2024 il conto ha raggiunto il nuovo importo complessivo di 90 miliardi di euro.

L’importo medio mensile nel 2023 è di 2.083,44 euro, con un incremento percentuale del 4,1 per nero, resta però elevato in gender gap nelle pensioni di importo sopra i 3.000 euro mensili.

Il numero dei trattamenti liquidati però è in calo, una diminuzione che può essere imputata al venir meno degli effetti di Quota 100 e poi Quota 102.

Pensioni dipendenti pubblici: la spesa supera i 90 miliardi

I costi complessivi delle pensioni al 1° gennaio 2024, liquidate dall’INPS ai dipendenti pubblici hanno superato i 90,1 miliardi di euro.

I trattamenti liquidati nei confronti degli iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici (GDP) ammontano a 3.137.572, lo 0,9 per cento in più rispetto all’anno precedente (3.107.983 pensioni).

Sono i dati dell’osservatorio statistico pensioni dipendenti pubblici comunicati ieri, 30 maggio, dall’Istituto.

Il report mostra quindi una crescita dell’8,2 per cento rispetto al 2023, quando l’importo della spesa totale risultava di 83,3 miliardi di euro. Un effetto dovuto in parte anche all’indicizzazione degli importi dei trattamenti all’inflazione.

L’importo medio mensile, che nel 2022 era pari a 2.001,87 euro, è di 2.083,44 euro nel 2023, con un incremento percentuale del 4,1 per cento.

Allo stesso tempo, però, le pensioni liquidate nel 2023 risultano in calo del 9,8 per cento rispetto al 2022, passando da 151.208 a 136.418.

Un dato prevalentemente spiegato dalla dinamica delle cosiddette Quote per il pensionamento.

Se, infatti, Quota 100 (uscita con 62 anni d’età e 38 di contributi) e poi Quota 102 (uscita con 64 anni d’età e 38 di contributi), hanno contribuito molto a favore il pensionamento di anzianità ma soprattutto anticipato, con il venir meno di tali misure è calato anche il numero di persone che ha potuto usufruire dell’accesso facilitato all’uscita dal lavoro.

“Tale diminuzione può essere imputata ad uno svuotamento delle generazioni pensionabili dovuta all’utilizzo, negli anni immediatamente precedenti, di anticipi pensionistici quali Quota 100 e 102 e al sempre maggiore ricorso da parte degli iscritti alle ex Casse Tesoro alle pensioni in cumulo ex L. 228/2012.”

Come mostrano i dati INPS, infatti, il 58,9 per cento dei trattamenti liquidati è composto proprio da pensioni di anzianità o anticipate.

Dati destinati probabilmente a calare ancora visto i nuovi interventi penalizzanti previsti dalla Legge di Bilancio 2024 per Quota 103, in particolare il metodo di calcolo con il sistema contributivo e l’estensione delle finestre temporali per la decorrenza, che per i dipendenti pubblici sale da 7 a 9 mesi.

Pensioni dipendenti pubblici: resta elevato il gender gap

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, il maggior numero delle prestazioni liquidate dall’INPS è concentrato nelle regioni settentrionali con il 41 per cento del totale nazionale, seguito dal 36,5 per cento delle prestazioni erogate al Sud, isole comprese. Il valore minimo, il 22,3 per cento, si riscontra al Centro.

Le regioni con il maggior numero di pensioni pubbliche sono la Lombardia e il Lazio rispettivamente con l’11,9 e l’11,2 per cento del totale.

Per quanto riguarda il genere, invece, il 59,7 per cento del totale dei trattamenti pensionistici è erogato a donne, contro il 40,3 per cento erogato a uomini.

In tutte le categorie di pensione, eccetto la categoria delle pensioni di inabilità, si rileva una maggior presenza di pensionate sui pensionati, con differenziazione massima nelle pensioni ai superstiti in cui le donne rappresentano il 16,6 per cento del totale delle pensioni e gli uomini il 3,6 per cento.

Resta però elevato il gender gap previdenziale: quasi il 25 per cento delle pensioni erogate agli uomini supera i 3.000 euro al mese, mentre per le donne solo il 4,9 per cento.

INPS - osservatorio pensioni maggio 2024
Osservatorio pensioni dipendenti pubblici

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