Quanti tipi di pensione esistono?

Guendalina Grossi - Pensioni

Quanti modi hanno i lavoratori per uscire dal mondo del lavoro? Vediamo quali sono le misure esistenti in Italia che consentono ai contribuenti di andare in pensione.

Quanti tipi di pensione esistono?

Molti di noi si saranno più volti domandati quanti modi esistono per andare in pensione e lasciare così il mondo del lavoro.

L’INPS in base alla gestione o al fondo di appartenenza degli iscritti e ai requisiti contributivi e anagrafici previsti dalla legge eroga diverse tipologie di prestazioni pensionistiche.

Tra le diverse prestazioni erogate dall’INPS, troviamo la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata, quota 100, l’opzione donna, l’Ape sociale e molte altre misure.

Ma vediamo nel dettaglio le prestazioni che l’INPS mette a disposizione dei contribuenti per andare in pensione e cerchiamo di capire quale sia quella più favorevole in basse alla propria situazione personale.

La pensione di vecchiaia e la pensione anticipata

La pensione anticipata e quella di vecchiaia sono prestazioni economiche che vengono erogate dall’INPS ai lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), che comprende:

  • il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e le gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri)
  • gli iscritti alla Gestione Separata in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi prescritti dalla legge.

In particolare la pensione anticipata può essere richiesta dai soggetti in possesso del requisito contributivo di 41 anni e 10 mesi se donne o 42 anni e 10 mesi se uomini. Per la pensione anticipata non è previsto alcun limite di età ma solo il conseguimento degli anni di contributi visti sopra.

La pensione di vecchiaia, invece, viene erogata dall’INPS in base alle regole previste nella gestione in cui si chiede la pensione, al sesso del richiedente e alla collocazione temporale della contribuzione posseduta nella gestione stessa. Occorrono almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi nel caso in cui sia la stessa INPS ad essere la gestione di riferimento considerata.

Quota 100

Quota 100 è una misura introdotta dall’ex Governo giallo-verde per consentire ai lavoratori che hanno compiuto i 62 anni di età e che hanno versato almeno 38 anni di contributi di andare in pensione anticipatamente.

La misura introdotta con la Legge di Bilancio 2019 darà la possibilità a coloro che possiedono i requisiti di andare in pensione anticipatamente fino al 2021.

Quota 100 spetta in particolare a tutti i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), che comprende il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e le gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri), e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, gestite dall’INPS, nonché ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata.

Opzione donna

Opzione donna, che ricordiamo è stata prorogata dal Governo Conte II per tutto il 2020, consente alle lavoratrici dipendenti ed autonome che hanno compiuto rispettivamente 58 e 59 anni di età e che hanno versato almeno 35 anni di contributi di andare in pensione anticipata con il metodo del ricalcolo contributivo.

Le lavoratrici che fanno richiesta per l’Opzione donna, conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi:

  • 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti;
  • 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento sia liquidato a carico delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi.

Le lavoratrici del comparto scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM), al ricorrere dei requisiti invece, potranno conseguire il trattamento pensionistico rispettivamente a decorrere dal 1° settembre e dal 1° novembre 2019.

Le pensioni supplementari

Le pensioni per contribuzione versata nell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) e nella Gestione Separata sono prestazioni economiche vengono erogate dall’INPS al fine di far valere la contribuzione accreditata in una gestione diversa da quella in cui è divenuto titolare di pensione, se tale contribuzione non è sufficiente a perfezionare un diritto autonomo a pensione.

La pensione supplementare spetta anche ai familiari superstiti.

A seconda del soggetto che chiede il trattamento (se titolare di pensione o superstite) e dei requisiti richiesti, si distinguono tre tipi di pensione supplementare:

  • pensione supplementare di vecchiaia;
  • pensione supplementare di invalidità;
  • pensione supplementare ai superstiti.

La pensione di inabilità

La pensione di inabilità è una prestazione economica che viene erogata dall’INPS in favore dei lavoratori per i quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa.

Viene concessa in presenza di assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa a causa di infermità o difetto fisico o mentale, valutati dalla Commissione Medica Legale dell’INPS e di almeno 260 contributi settimanali (cinque anni di contribuzione e assicurazione) di cui 156 (tre anni di contribuzione e assicurazione) nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda.

Le pensioni per le iscritte al Fondo Casalinghe

Tutti gli iscritti al Fondo casalinghe hanno diritto alla pensione di vecchiaia o a quella di inabilità che verrà direttamente erogata dall’INPS.

Le prestazioni sono rivolte alle persone di entrambi i sessi iscritte al Fondo casalinghe che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari.

L’importo sarà determinato determinato dall’Istituto previdenziale secondo il sistema di calcolo contributivo.

L’Ape sociale

L’Ape sociale è un’indennità di natura assistenziale a carico dello Stato erogata dall’INPS.

Possono beneficiare dell’Ape sociale tutti coloro che hanno compiuto 63 anni di età, che hanno versato almeno 30 anni di contributi e che si trovano in una situazione di difficoltà.

In particolare possono richiedere l’Ape sociale:

  • i disoccupati che hanno finito integralmente di percepire, da almeno tre mesi, la prestazione per la disoccupazione loro spettante;
  • i soggetti che al momento della richiesta e da almeno sei mesi assistono il coniuge, l’unito civilmente o un parente di primo grado convivente (genitore, figlio) con handicap grave;
  • gli invalidi civili con un grado di invalidità pari o superiore al 74%;
  • i dipendenti che svolgono o abbiano svolto da almeno sei anni in via continuativa una o più una delle attività lavorative considerate usuranti.

Si ricorda che l’Ape sociale è una misura sperimentale che sarebbe dovuta scadere a dicembre 2019, ma che grazie alla proroga voluta dal Governo giallo-rosso, rimarrà valida per tutto il 2020.

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