Le prostitute devono pagare le tasse?

Domenico Catalano - Dichiarazione dei redditi

Anche le prostitute devono pagare imposte e tasse, assoggettando i redditi a lavoro autonomo se l'attività è svolta in modo abituale, facendo riferimento alla categoria dei redditi diversi nel caso in cui si tratti di attività svolta occasionalmente. Ovviamente questo obbligo riguarda solo professioniste e professionisti che svolgono volontariamente questa attività (se non fosse così si parlerebbe evidentemente di sfruttamento e quindi di reato, non rilevando più alcuna considerazione di carattere giuridico fiscale)

Le prostitute devono pagare le tasse?

Anche le prostitute devono pagare le tasse: nonostante si tratti di una professione contraria al buon costume, eticamente non accettabile e comunque non regolamentata, anche chi esercita attività di prostituzione è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi e a pagare regolarmente le imposte dovute.

Sul tema è intervenuta più volte la giurisprudenza di legittimità e di merito.

Si pensi al caso della famosa sentenza n. 22413 del 4 novembre 2016 della Corte di Cassazione, secondo la quale ogni attività legale, seppur non direttamente regolamentata, è sottoposta al regime fiscale vigente e pertanto agli obblighi fiscali connessi all’attività svolta.

Più recentemente è intervenuta un paio di anni fa la CTR Liguria - si veda la sentenza numero 314/2021 - secondo la quale esercitare il meretricio, occasionalmente o abitualmente, genera, in ogni caso, un reddito imponibile ai fini Irpef, trattandosi di proventi rientranti nella categoria residuale dei redditi diversi, prevista dall’articolo 6, comma 1, lettera f) del Tuir.

Nonostante ci sia ancora chi crede il contrario, in Italia la prostituzione è legale e pertanto professioniste e professionisti del settore sono tenute/i a pagare regolarmente le tasse e ad emettere fattura nei confronti dei propri clienti.

Anche le prostitute devono pagare le tasse e fare la dichiarazione dei redditi. Potrà non piacere ma di fatto è così

Che le prostitute siano tenute al versamento IRPEF, IVA e agli adempimenti fiscali collegati alla propria attività è ormai un dato di fatto.

L’Agenzia delle Entrate può, in caso di mancata presentazione della dichiarazione dei redditi, accedere ai conti bancari della prostituta ed emettere avviso di accertamento e sanzioni per omesso adempimento degli obblighi fiscali.

Secondo l’ormai assodata interpretazione della Giurisprudenza la prostituzione è un’attività di lavoro autonomo:

  • se esercita in forma abituale si tratta per l’appunto di redditi da lavoro autonomo;
  • mentre, se si tratta di prestazioni occasionali nella dichiarazione dei redditi bisognerà compilare la sezione “redditi diversi”.

In ambedue i casi è obbligatorio quindi il pagamento delle tasse.

Le prostitute devono emettere fattura e pagare IVA e IRPEF

Dato per certo il fatto che anche le prostitute devono pagare le tasse, la Cassazione ha di conseguenza stabilito che è fatto obbligo di emissione della fattura ai fini fiscali ai propri clienti e all’applicazione dell’Iva sull’importo pattuito per la prestazione.

La prostituzione esercitata sia nella forma di lavoro autonomo abituale che occasionale è tassata ai fini delle imposte sul reddito. Irpef e Iva dovranno dunque essere addebitata al cliente nella fattura di pagamento.

A tal proposito è utile riportare il testo di un’ulteriore sentenza della Cassazione, la n. 15596/2016:

l’esercizio della attività di prostituzione, abituale o occasionale che sia, genera comunque un reddito imponibile ai fini Irpef, trattandosi, nel primo caso, di redditi assimilabili al lavoro autonomo, e, nel secondo caso, di redditi rientranti nella categoria residuale dei redditi diversi previsti dall’art.6 comma 1 lett.f) d.P.R. 22 dicembre 1986 n.917; il requisito della abitualità è invece rilevante ai diversi fini dell’assoggettamento dei proventi dell’attività di prostituzione anche alla imposizione indiretta (Iva) ai sensi dell’art.5 d.P.R. 26 ottobre 1972 n.633”.

Ovviamente sono obbligati a pagare le tasse e a presentare dichiarazione dei redditi soltanto coloro che esercitano attività di prostituzione volontariamente: negli altri casi si tratta di sfruttamento e quindi di reato.

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