Coronavirus, smart working obbligatorio per i dipendenti pubblici: cosa cambia

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Coronavirus, smart working obbligatorio per i dipendenti pubblici: cosa cambia? La circolare n. 1 del Ministero della Funzione Pubblica punta ad agevolare il lavoro agile nella pubblica amministrazione. Previsto l'acquisto di dispositivi informatici tramite Consip e l'impiego di tecnologie cloud e di call conference. I dipendenti statali potranno essere autorizzati anche a utilizzare i proprio PC per il lavoro a distanza.

Coronavirus, smart working obbligatorio per i dipendenti pubblici: cosa cambia

Coronavirus, smart working obbligatorio per i dipendenti pubblici: la circolare n. 1 del Ministero della Funzione Pubblica cambia le regole del lavoro agile nella pubblica amministrazione.

Nell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus la pubblica amministrazione punta sul lavoro agile e a distanza per garantire i servizi ai cittadini e partecipare attivamente al contenimento dell’infezione.

Dopo la direttiva della scorsa settimana sull’attività del comparto pubblico all’epoca del “COVID-19”, il Dipartimento della funzione pubblica ha emanato il 4 marzo la Circolare n. 1 del 2020, recante “Misure incentivanti per il ricorso a modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa”.

Il documento rende evidente la chiusura della fase “pioneristica” delle nuove modalità di lavoro e punta a trasformare l’opportunità dello smart working in obbligo, in funzione del contenimento sanitario, ma anche della necessaria modernizzazione dell’amministrazione pubblica.

Smart working dipendenti pubblici, legge Madia e Jobs Act del lavoro autonomo non sufficienti

All’inizio era è stata la legge 7 agosto 2015, n. 124, cosiddetta Legge Madia a disporre l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di adottare le misure organizzative per incentivare il telelavoro (modalità tuttavia assai diversa dal vero e proprio smart working o lavoro agile) con obiettivi annuali da raggiungere, nei limiti delle risorse di bilancio esistenti.

In tre anni si sarebbe dovuta raggiungere la quota del 10% dei dipendenti pubblici operativi in modalità a distanza.

In seguito, dell’applicazione dello smart working per i dipendenti pubblici si è occupato il cosiddetto Jobs Act del lavoro autornomo (Legge 81 del 2017).

Ma dati recenti, relativi al luglio dello scorso anno, raccolti nell’ambito del progetto “Lavoro Agile per il futuro della PA”, segnalano solo un 28% di amministrazioni che hanno superato la prima fase di sperimentazione, un 31% con sperimentazioni in corso e un 41% in fase di avvio delle stesse.

Pertanto, è piuttosto dubbio che nel 2018 (ma anche oggi) l’obiettivo sia stato raggiunto.

Per questo motivo, la circolare della Funzione pubblica n. 1 del 4 marzo 2020 fa riferimento al decreto-legge n. 9 del 2 marzo scorso che supera il regime sperimentale per le diverse amministrazioni nell’obbligo di adottare le nuove modalità di lavoro a distanza e prevede l’acquisto attraverso la Consip Spa di attrezzature informatiche per consentire lo smart working per i pubblici dipendenti.

Un’azione di potenziamento delle nuove modalità che poggia, inoltre, sulla direttiva n. 1 del 25 febbraio 2020 (Prime indicazioni in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019 nelle pubbliche amministrazioni al di fuori delle aree di cui all’articolo 1 del decreto-legge n.6 del 2020) e sul decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 1° marzo 2020 in merito alle ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6.

Smart working obbligatorio per i dipendenti pubblici: cosa cambia

Ora l’emergenza dovuta al Coronavirus ha spinto il governo a rompere gli indugi, varando misure a favore della diffusione del lavoro agile anche ai fini del superamento dello stesso telelavoro che prevede orari comunque rigidi per il dipendente e che quindi nella situazione attuale può rimanere più difficilmente applicabile.

Tra le misure previste per il passaggio all’obbligatorietà dello smart working per i dipendenti pubblici c’è:

  • l’utilizzo di soluzioni “cloud” per agevolare l’accesso condiviso a dati, informazioni e documenti;
  • ricorso a strumenti per la partecipazione da remoto a riunioni e incontri di lavoro (sistemi di videoconferenza e call conference);
  • ricorso alle modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa anche nei casi in cui il dipendente si renda disponibile ad utilizzare propri dispositivi, a fronte dell’indisponibilità o insufficienza di dotazione informatica da parte dell’amministrazione, garantendo adeguati livelli di sicurezza e protezione della rete secondo le esigenze e le modalità definite dalle singole pubbliche amministrazioni;
  • attivazione di un sistema bilanciato di reportistica interna ai fini dell’ottimizzazione della produttività anche in un’ottica di progressiva integrazione con il sistema di misurazione e valutazione della performance.
Dipartimento Funzione Pubblica - circolare n. 1 del 4 marzo 2020
Misure incentivanti per il ricorso a modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa

L’urgenza della scelta appare evidente nella scelta di consentire al lavoratore perfino l’impiego di strumenti propri, pur di consentirgli l’accesso a modalità di lavoro a distanza.

Impressione confermata dalle dichiarazioni del ministro per la pubblica amministrazione Fabiana Dadone sul suo profilo Fb:

“Facciamo di necessità virtù, proviamo a ribaltare la delicata situazione che il Paese sta vivendo e incoraggiamo la rivoluzione dello smart working nella Pa, passando dalla fase di sperimentazione all’ordinarietà”.

Smart working, necessità del monitoraggio

Infine, dato che le nuove modalità di lavoro hanno finora faticato a diffondersi sia nel settore privato, sia in quello pubblico, la circolare della Funzione pubblica ricorda la necessità di un monitoraggio che verifichi:

la sostenibilità organizzativa per l’ampliamento della percentuale di personale che può avvalersi delle modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa, tra cui in particolare il lavoro agile, anche ricorrendo alle misure di incentivazione sopra descritte.”

Un monitoraggio che a detta del Dipartimento della funzione pubblica è finalizzato anche a verificare l’impatto delle nuove misure per eventuali integrazioni o modificazioni della disciplina in materia.

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