Coronavirus, crisi nelle carceri: investimenti e assunzioni per la polizia penitenziaria

Stefano Paterna - Forze armate

Coronavirus, la crisi nelle carceri rende evidente la necessità di investimenti ed assunzioni. Mancano 4.000 agenti di polizia penitenziaria e non ci sono novità sul concorso per 1.300 allievi.

Coronavirus, crisi nelle carceri: investimenti e assunzioni per la polizia penitenziaria

Coronavirus, l’emergenza sanitaria ha fatto esplodere una crisi senza precedenti nelle carceri italiane. I sindacati della polizia penitenziaria chiedono investimenti e assunzioni.

Sette morti tra i detenuti a Modena, tre a Rieti, personale sanitario e di custodia sequestrato per ore, un’evasione di massa a Foggia. Questo il bilancio dei giorni che vanno dall’8 al 10 marzo, tre giorni di rivolte e disordini che hanno finora toccato 22 luoghi di reclusione.

Tuttavia, non si tratta di una novità, ma purtroppo di una situazione di disagio da anni denunciata dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria e dal mondo del volontariato solidale con chi vive la condizione di detenuto.

L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 e le restrizioni imposte dal ministero della Giustizia con la sospensione dei colloqui con familiari e altre persone hanno semplicemente funzionato da innesco a una bomba che stava comunque per esplodere.

Molto duro nelle accuse è stato il leader della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio che denunciando il fallimento della attuale conduzione del ministero della Giustizia ha chiesto che

“la Presidenza del Consiglio dei Ministri assuma direttamente, pro-tempore, la gestione delle carceri. Capiamo il momento, comprendiamo l’emergenza generale del Paese, ma non giustifichiamo affatto l’assenza anche del Presidente Conte su questo tema che pure ieri sera, in conferenza stampa, non ha speso una parola sulle carceri. Ora anche il Presidente deve dare un segnale, che batta un colpo!”.

Carceri, urgono investimenti e assunzioni. Mancano 4.000 agenti di polizia penitenziaria

I numeri della crisi in atto seno semplici e chiari. In Italia c’erano al 31 gennaio del 2020 50.962 posti disponibili negli istituti di reclusione a fronte di 60.971 detenuti, con un sovraffollamento di oltre 10.000 unità.

Il personale della polizia penitenziaria, a detta dei sindacati, lamenta invece una carenza di organico di circa 4.000 agenti: dotazione organica 41.000, presenze effettive 37.00, oltretutto di età elevata.

Il numero ridotto di operatori può portare a svolgere anche turni di 16 ore in un giorno.

Inoltre, fino all’ottobre dello scorso anno, si contavano ben 230 suicidi di detenuti e 35 di agenti.

Su questa situazione, è intervenuta l’epidemia di coronavirus che ha allarmato tutta la popolazione carceraria, data l’impossibilità di mantenere le distanze come previsto dalle norme igieniche e la carenza di dispositivi medici.

Del resto il caso di un agente positivo al virus in servizio al carcere di Vicenza aveva già molto preoccupato i detenuti, la restrizioni imposte infine hanno aumentato la tensione.

Critiche ben precise vengono dalla Fp-Cgil:

“Le drammatiche notizie che giungono dai penitenziari, presi in ostaggio da rivoltosi, con morti e feriti sia dalla parte dei detenuti sia dalla parte degli agenti di polizia, rappresentano ancora una volta la sconfitta della gestione attuata dal Ministro della Giustizia Bonafede e dal Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Basentini.

L’organizzazione sindacale di categoria prosegue precisando che:

“Anche al Ministro della Pa Dadone, nel porre il tema della sicurezza dei lavoratori e dei pazienti per l’emergenza COVID-19, dell’allestimento di opportune aree per la prevenzione come nei pronto soccorso, avevamo segnalato anche il tema della prevenzione e della verifica dello stato di salute dei detenuti, garantendo di conseguenza il diritto alla salute anche degli operatori... ancora pochi giorni fa avevamo richiesto investimenti importanti per incrementare gli organici di quanti operano nell’esecuzione penale, a partire da quelli della Polizia Penitenziaria, per mettere mano a una grande opera di adeguamento delle strutture carcerarie ormai obsolete e fatiscenti in molti casi, per adottare misure utili a fronteggiare problemi vecchi e nuovi del lavoro in carcere, solo aggravati dal sovraffollamento della popolazione carceraria”.

Il concorso per 1300 Allievi Agenti di Polizia Penitenziaria

L’auspicio è che almeno la situazione gravissima venutasi a creare in questo giorni sollecito il governo a prendere delle misure d’emergenza sul piano immediato del miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e degli agenti.

“Il nuovo decreto legge del governo per rispondere all’emergenza coronavirus contiene, nella parte relativa alla gestione degli istituti penitenziari, l’apertura a delle misure che avevamo sollecitato nei giorni scorsi riguardante l’aumento della durata delle telefonate e l’incentivo ad adottare misure alternative e di detenzione domiciliare”,

ha dichiarato in proposito, Patrizio Gonella, presidente dell’Associazione Antigone che si occupa dei diritti dei detenuti.

Nel frattempo, si spera anche di avere notizie del concorso per 1.300 Allievi Agenti di Polizia Penitenziaria, il cui bando sarebbe dovuto uscire tra febbraio e aprile. Si tratta di una selezione articolata:

  • 500 posti assegnati per concorso pubblico, dei quali 380 uomini e 120 donne;
  • altri 800 posti riservati invece ai volontari in ferma prefissata delle forze armate, dei quali 600 uomini e 200 donne.

Non sarebbe affatto sufficiente, ma almeno un segnale positivo di attenzione per una situazione davvero gravissima.

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