Codici RAE e SAE: cosa sono e come individuarli

Salvatore Cuomo - Leggi e prassi

Una delle richieste che le banche rivolgono ad imprenditori e liberi professionisti sono i codici RAE e SAE, ancora oggi utilizzati all’interno del sistema bancario e fino a qualche tempo fa desumibili dalle visure del Registro Imprese delle Camere di Commercio. Cosa sono e come individuarli.

Codici RAE e SAE: cosa sono e come individuarli

Spesso le banche richiedono a imprenditori e liberi professionisti i codici RAE, Ramo di Attività Economica, e SAE, Sottogruppi di Attività Economica: cosa sono e come si individuano? Una panoramica sul tema.

Vengono utilizzati ancora oggi dalle banche per censire le attività economiche delle imprese, questa funzione per le Camere di Commercio o per le Agenzie Fiscali, giusto per citare due tra i più frequenti casi, è stata invece assorbita dalla più nota classificazione delle attività economiche pubblicata dall’ISTAT, la ATECO 2007, versione nazionale della nomenclatura europea NACE.

Codici RAE e SAE: cosa sono

Il codice RAE, Ramo di Attività Economica, è un codice a 3 cifre che viene attribuito dalla Banca d’Italia applicando delle tabelle di attribuzione derivate dalla NACE, Nomenclatura delle Attività economiche nella Comunità Europea, ideata da Eurostat nel 1970 al fine di creare una base statistica uniforme di riferimento per l’intero territorio dell’Unione Europea utile a garantire l’uniformità di contabilità reale e finanziaria ed assicurare una coerenza dei dati di raffronto tra i paesi aderenti.

Il codice SAE, Sottogruppi di Attività Economica, identifica l’attività dell’impresa. Il riferimento è dato dalla normativa europea e più precisamente dalla classificazione SEC 2010, Sistema europeo dei conti nazionali e regionali dell’Unione Europea, adottato dagli Stati dell’Unione nel Settembre 2014, con il recepimento del Regolamento Ue n. 549/2013.

Perché le banche richiedono i codici RAE e SAE

I codici RAE e SAE vengono richiesti dalle banche in occasione delle aperture dei rapporti od anche in caso di pratiche di affidamento, prestiti e finanziamenti e fino a pochi anni fa erano desumibili dalle visure camerali.

Utilizzati dal sistema bancario per la classificazione e valutazione del livello di rischio ed affidamento di una società o di una ditta servono anche per comunicare una serie di dati afferenti la propria clientela alla Banca d’Italia.

Ma non sono utilizzato solo in ambito bancario in quanto utilizzati anche per elaborazione statistica da parte degli istituti preposti quali ISTAT per l’Italia e l’Eurostat per il contesto comunitario.

Come ottenere i codici SAE e RAE

Spesso sono i referenti bancari che una volta acquisita una dettagliata informazione dell’attività svolta dall’impresa attribuiscono i codici partendo dalla ultima versione aggiornata della circolare della Banca d’Italia, la 140 dell’11 febbraio 1991, e dalle tabelle ad essa allegate a disposizione degli operatori ma può anche accadere che i parametri a disposizione non siano sufficienti a identificare autonomamente un codice RAE rispondente ai criteri del NACE, come pure stessa sorte può accadere per la codifica SAE.

Trattandosi di nomenclature dettate da una normativa sovranazionale, si consiglia comunque di evitare scelte discrezionali o non sufficientemente supportate da dati oggettivi ed in tal caso utilizzare provvisoriamente la classificazione appositamente prevista dalla circolare numero 140 alla sua pagina 26:

“ … Settore: UNITA’ NON CLASSIFICABILI E NON CLASSIFICATE (cod. 099)
Sono inclusi in questo settore i titolari di strumenti al portatore e, temporaneamente, i soggetti per i quali l’intermediario non sia riuscito a individuare l’appropriata classificazione e abbia interpellato in merito la Banca d’Italia. …”
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Infine, in linea con le indicazioni, una strada può essere quella di far interpellare dall’intermediario interessato la Banca d’Italia.

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