DPCM 25 ottobre 2020, novità scuola: sulla DAD è scontro. Presidi contro il Governo

Stefano Paterna - Scuola

DPCM 25 ottobre 2020, novità per la scuola: alle secondarie di II grado viene imposto di elevare la DAD al 75%, ma per i presidi è una violazione dell'autonomia scolastica sancita dalla Costituzione. Anche il ministro Azzolina ha fatto notare nei giorni scorsi che secondo i dati dell'Istituto superiore di Sanità la scuola non è luogo di contagio.

DPCM 25 ottobre 2020, novità scuola: sulla DAD è scontro. Presidi contro il Governo

Scuola, il nuovo DPCM firmato il 25 ottobre 2020 sulle nuove misure anti-contagio ha investito anche il mondo della didattica, innescando anche uno scontro interistituzionale.

Tra le novità contenute nel provvedimento firmato nella serata di sabato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è previsto l’incremento della quota di DAD (ora Didattica digitale integrata) ad almeno il 75% del monte ore disponibili per la scuola superiore di II grado, mentre per quel che riguarda le scuole dell’infanzia, primarie e superiori di I grado viene garantita la didattica in presenza al 100%.

In pratica, un tentativo estremo, quasi “disperato”, di diminuire l’affollamento nei mezzi di trasporto pubblici, considerati uno dei punti critici per la diffusione crescente del COVID-19.

Tuttavia, il nuovo decreto viene fortemente contestato dai presidi come un attentato all’autonomia scolastica garantita costituzionalmente nel Titolo V della Costituzione.

DPCM 24 ottobre 2020, novità scuola: sulla DAD è scontro. Presidi contro il Governo

L’ostilità dei presidi contro il nuovo Dpcm 24 ottobre 2020 e la crescita dell’ex Didattica a distanza, rischia quindi di tracimare nello scontro a livello istituzionale sulle garanzie che la Costituzione riserva all’autonomia degli istituti scolastici.

“Non si può con decreto imporre l’organizzazione dell’orario alle scuole” - ha affermato il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli -“essendo questa una prerogativa autonomistica. Ricordo che l’autonomia esiste proprio perché le scuole possano organizzare il servizio adattandolo alle esigenze del proprio bacino di utenza. Per questa ragione, lo ripeto, non ha senso obbligare tutto il territorio – nazionale, regionale ma anche provinciale – ad adottare la stessa organizzazione perché i bisogni delle famiglie e degli studenti sono diversi”.

Ma dietro la schermaglia giuridica si evidenzia l’indignazione dei massimi dirigenti scolastici per la sensazione di essere presi a pretesto per coprire l’incapacità di Governo e regioni di porre mano a una soluzione adeguata che evitasse il sovraffollamento dei mezzi pubblici.

C’è poi da tener conto che anche nelle scuole superiori di II grado vi sono alunni con disabilità che necessitano di interventi didattici speciali e dell’integrazione con i loro compagni, senza contare che gli studenti degli istituti professionali per la natura manuale e laboratoriale della didattica hanno necessità evidentemente della presenza fisica a scuola.

Azzolina: “La scuola non è luogo di contagio”

È evidente che la scelta di incrementare le ore di Didattica digitale integrata è stata subita come una necessità dettata dall’esigenza di un compromesso nel Governo stesso dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. La titolare del dicastero di Viale Trastevere non è infatti parsa favorevole a questa prospettiva, tanto più che nei giorni scorsi aveva fatto notare sul proprio profilo Facebook che:

“Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità dice che la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata: i focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel Paese.
Ma il dato più sorprendente è un altro: la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale.”

Tuttavia, bisogna anche ricordare che nelle «Linee guida per la didattica digitale integrata» consegnate in luglio dal Ministero al Consiglio superiore della pubblica istruzione era prevista la possibilità per le scuole secondarie superiori di adottare la modalità a distanza in forma integrata con quella in presenza, mentre per le scuole dall’infanzia alle secondarie di I grado era prevista solo “qualora si rendesse necessario sospendere nuovamente le attività didattiche in presenza a causa delle condizioni epidemiologiche contingenti”.

Peraltro, proprio per questa apertura all’impiego della didattica digitale integrata quelle linee guida furono oggetto di contestazione da parte dei sindacati di categoria della scuola che ora chiedono insistentemente di regolare contrattualmente questa modalità .

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