Stipendi più bassi dal 2024? Facciamo chiarezza sul taglio del cuneo fiscale

Rosy D’Elia - Leggi e prassi

Dopo gli aumenti legati all'ulteriore taglio del cuneo fiscale da luglio, gli stipendi torneranno ad essere più bassi dal 2024? Il futuro del taglio del cuneo fiscale è tutto da scrivere: serve trovare le risorse, ma un intervento per il prossimo anno è già nell'agenda della Legge di Bilancio

Stipendi più bassi dal 2024? Facciamo chiarezza sul taglio del cuneo fiscale

Gli stipendi italiani fanno fatica a stare al passo con i tempi: mentre i prezzi crescono, le retribuzioni restano ferme. E dopo l’ulteriore taglio del cuneo fiscale che si applica da luglio a dicembre, che garantisce un aumento di circa 100 euro, il prossimo anno desta preoccupazione.

Gli stipendi torneranno ad essere più bassi dal 2024?

Il futuro è ancora incerto: stando alle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, un nuovo intervento è già nell’agenda della Legge di Bilancio, ma per confermare gli aumenti in busta paga servono più di 10 miliardi.

E la definizione della Manovra, per stessa ammissione del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, sarà “complicata”.

Dal 2024 gli stipendi torneranno ad essere più bassi?

Ridurre il peso del Fisco e della contribuzione sulla retribuzione di lavoratrici e lavoratori ha rappresentato la necessità e la sfida che ha accomunato gli ultimi Governi in carica.

Il taglio del cuneo fiscale si è fatto sempre più profondo: dall’esonero contributivo 0,8 per cento messo in campo dal Governo Draghi con la Legge di Bilancio 2022 si è passati al 6 e al 7 per cento previsto dal Decreto Lavoro approvato a maggio 2023.

Alleggerendo il peso della contribuzione, l’importo netto in busta paga è aumentato. Ma se da un lato l’intervento si è fatto sempre più deciso, dall’altro la durata è rimasta sempre breve. E l’ultima misura approvata non fa eccezione.

L’esonero contributivo del 2 per cento per le retribuzioni fino a 35.000 euro e del 3 per cento per quelle fino a 25.000 euro è stato aumentato di 4 punti percentuali per i periodi di paga da luglio a dicembre, escluse le tredicesime.

Da questa scadenza nascono le preoccupazioni per il prossimo anno: il futuro del taglio del cuneo fiscale, quindi, è ancora tutto da scrivere.

E senza l’introduzione di un nuovo esonero contributivo dal 2024 gli stipendi saranno più bassi, mancheranno quegli aumenti che arrivano fino a 100 euro garantiti dal taglio del cuneo fiscale pari al 6 e al 7 per cento attualmente in vigore.

Il futuro del cuneo fiscale per tutelare gli stipendi: le risposte nella Legge di Bilancio 2024

Se è vero che per ora non ci sono certezze, è anche vero che il Governo, fin dall’annuncio delle novità introdotte con il Decreto Lavoro, ha parlato della volontà e della necessità di mettere in campo nuovi interventi per il 2024.

E le primissime anticipazioni che sono arrivate dalla premier Meloni sulla prossima Legge di Bilancio confermano l’intenzione di procedere sula linea del taglio del cuneo fiscale:

“Io posso annunciarvi da ora che la Legge di Bilancio che noi presenteremo segue il filone della precedente, cioè lavoro-redditi, che è quello che abbiamo già fatto con tutti i provvedimenti principali della precedente, a partire dall’estensione della platea di chi beneficiava del bonus per il gas e la luce, fino ad arrivare ai primi segnali che abbiamo dato sui premi di produttività, adesso con l’abbattimento del cuneo contributivo”.

Ha dichiarato la presidente del Consiglio al termine dell’incontro con l’opposizione sul salario minimo che si è tenuto l’11 agosto scorso.

La conferma è arrivata anche dalla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, intervistata da SkyTG 24 il 21 agosto: l’obiettivo è quello di “allineare verso l’alto le retribuzioni” mantenendo gli interventi sul cuneo fiscale e contributivo e proseguendo lunga la linea già adottata in passato anche per il welfare e per i premi di produttività.

Il nodo da sciogliere, come sempre, è tutto sulle risorse: sarebbero più di 10 miliardi i fondi da trovare per evitare che dal 2024 gli stipendi tornino ad essere più bassi.

Per avere un quadro più chiaro del margine di manovra che il Governo avrà a disposizione si deve attendere la NADEF, Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza.

In ogni caso la cifra è importante e trovare le coperture non è un’impresa da poco.

Lo ha confermato anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti durante il Meeting di Rimini il 21 agosto:

“Sarà una legge di bilancio complicata, tutte lo sono. Siamo chiamati a decidere delle priorità: non si potrà fare tutto, certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, ma dovremo anche usare le risorse a disposizione per promuovere la crescita”.

Il cantiere per tutelare gli stipendi dal 2024: nuovo taglio del cuneo fiscale e nuova IRPEF

Per uno sguardo più ampio sul futuro, va sottolineato che il Governo ha intenzione di entrare nel prossimo anno anche una con una IRPEF rinnovata, in linea con il quadro di novità tracciato dalla riforma fiscale.

Numero Scaglione Scaglioni IRPEF 2023 Aliquote IRPEF 2023
Fino a 15.000 euro 23 per cento
Tra 15.001 euro e 28.000 euro 25 per cento
Tra 28.001 euro e 50.000 euro 35 per cento
Oltre 50.001 euro 43 per cento

Il primo passo per la revisione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è proprio quella di una riduzione delle aliquote da quattro a tre.

Diverse le ipotesi in campo, ma tra le più accreditate c’è l’accorpamento dei primi due scaglioni, con aliquota unica fissata al 23 per cento. Il guadagno in termini di risparmio d’imposta, quindi, riguarderebbe coloro che hanno un reddito superiore ai 15.000 euro.

Si stima un beneficio che va dai 140 ai 260 euro: in questo caso, però, le valutazioni riguardano l’intero anno.

La nuova IRPEF e il taglio del cuneo fiscale seguono due direzioni diverse, ma nella definizione dell’esonero contributivo da prevedere per il prossimo anno si dovrebbe tenere conto senza dubbio anche della nuova impostazione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

In entrambi i casi, però, la coperta delle risorse disponibili sembra essere corta. Il futuro degli stipendi, e non solo, sta tutto nel punto di equilibrio in cui le intenzioni del Governo e le disponibilità economiche potranno incontrarsi.

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