Smart working PA ad almeno un terzo dei dipendenti: cosa prevede la mozione approvata alla Camera

Stefano Paterna - Pubblica Amministrazione

Smart working PA, la Camera ha approvato il 4 novembre 2021 una mozione per garantire il lavoro agile ai dipendenti pubblici. I testi approvati a Montecitorio impegnano il Governo al raggiungimento di un obiettivo numerico, in controtendenza rispetto al Dpcm Draghi del 23 settembre e al decreto Brunetta dell'8 ottobre. Riconosciuti il diritto alla disconnessione, la parità di genere e di trattamento e il diritto alla formazione digitale.

Smart working PA ad almeno un terzo dei dipendenti: cosa prevede la mozione approvata alla Camera

Smart working PA, la Camera dei Deputati ha approvato il 4 novembre 2021 una mozione della maggioranza di Governo in materia di lavoro agile, accogliendo anche parti dei testi presentati dalle opposizioni.

Si tratta di un passo rilevante, perché il documento approvato impegna l’esecutivo ad assicurare per i dipendenti pubblici l’integrazione dei lavoratori in presenza con quelli in modalità di smart working, prevedendo che questi ultimi siano in numero significativo, “tendenzialmente non inferiore ad un terzo dei dipendenti coinvolti nel progetto”.

Il che costituisce per certi versi una discontinuità con il Dpcm sul ritorno in presenza nella Pubblica Amministrazione firmato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e fortemente voluto dal Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.

Ma vediamo più da vicino cosa prevede il testo approvato dalla Camera sullo smart working nella PA.

Smart working PA ad un terzo dei dipendenti pubblici e diritto alla disconnessione: cosa prevede la mozione approvata alla Camera

Nella mozione approvata il 4 novembre a Montecitorio l’elemento di novità è certamente rappresentato dal passo con il quale si impegna il Governo perché, fermo restando il decreto del Ministro Brunetta sul rientro in presenza dell’8 ottobre scorso e l’autonomia organizzativa delle pubbliche amministrazioni, “venga assicurata un’adeguata integrazione tra lavoratori in presenza e lavoratori in modalità agile”.

Il numero dei dipendenti pubblici in smart working dovrà essere fissato in maniera significativa rispetto ai dipendenti individuati per ciascun progetto e, in ogni caso, dovrà essere pari almeno ad un terzo dei lavoratori coinvolti.

Non dovranno esserci penalizzazioni “ai fini del riconoscimento di professionalità e delle progressioni di carriera” e, in ogni caso, lo smart working dovrà essere collegato all’aumento della “customer satisfaction degli utenti”, senza quindi ridurre o condizionare i servizi erogati alla cittadinanza.

Date le premesse, si tratta di un impegno non vincolante, tuttavia c’è certamente l’indicazione di un obiettivo in più rispetto al Dpcm del 23 settembre e al decreto di ottobre dello stesso Brunetta, nei quali semplicemente veniva sancito il principio della presenza come modalità ordinaria di lavoro nella Pubblica Amministrazione.

Rilevante anche l’approvazione di un riferimento al diritto alla disconnessione da parte dei lavoratori del settore pubblico in smart working, per evitare che possano rimanere reperibili senza limiti d’orario.

Smart working PA: protezione dei dati, diritto alla formazione, no penalizzazioni

Altri principi dei quali viene riconosciuta la rilevanza nei testi approvati dalla Camera il 4 novembre sono:

  • la dotazione di adeguata attrezzatura tecnologica per i dipendenti in lavoro agile;
  • la protezione dei dati in possesso della pubblica amministrazione;
  • la parità di trattamento tra i lavoratori in smart working e quelli in presenza (buoni pasto);
  • formazione digitale per tutti i dipendenti pubblici;
  • parità di genere e attenzione particolare ai lavoratori e alle lavoratrici in relazione agli eventi di paternità e maternità;
  • assicurazione della sicurezza e della salute dei dipendenti.

Dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro interna alle pubbliche amministrazioni appare invece importante la proposta di promuovere una maggiore responsabilità ed autonomia dei lavoratori nel raggiungimento di obbiettivi misurabili anche attraverso la costituzione di “micro team” capaci di operare su piattaforme condivise.

Il tema, infatti, si presenta assai complesso e dovrà essere disciplinato attentamente nel quadro di contratti collettivi definiti con le organizzazioni sindacali, ai quali si riferisce anche la mozione approvata dalla Camera.

Se infatti prevalesse un approccio nel quale si lega la retribuzione al raggiungimento degli obiettivi prefissati si delineerebbe un rapporto di lavoro sostanzialmente basato sul “cottimo”.

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