Fattura elettronica e nuove precompilate in arrivo: anche nel Fisco la tecnologia sfida la privacy

Fattura elettronica e precompilate, anche nel Fisco la tecnologia mette alla prova la privacy. Un'analisi di sfide e opportunità del digitale per contribuenti, istituzioni pubbliche, consulenti nell'intervista ad Antonio Ciccia Messina, avvocato esperto in materia di tutela dei dati personali.

Fattura elettronica e nuove precompilate in arrivo: anche nel Fisco la tecnologia sfida la privacy

Fattura elettronica e precompilate, anche nel Fisco la tecnologia mette alla prova la privacy. Perché? Non è ancora governabile del tutto, anche per le istituzioni pubbliche. Il rischio non è mai pari a zero, ma deve essere calcolato e utile per arrivare a degli obiettivi, sia per i cittadini che per le amministrazioni.

Questa l’unica via da seguire nell’applicazione delle innovazioni digitali inserite nel panorama fiscale per Antonio Ciccia Messina, avvocato esperto in materia di privacy, intervistato in diretta streaming il 12 ottobre 2020 sul canale Youtube di Informazione Fiscale.

Il principale strumento a disposizione per trovare il giusto equilibrio tra tecnologia e protezione dei dati personali? Il Regolamento UE sulla protezione dei dati personali che integra il Codice della privacy in vigore dal 2003 in Italia.

“Io considero il GDPR (Regolamento UE sulla privacy) l’unico argine che c’è per consentire una democrazia sostanziale, per tutelare istituti come la scuola, la sanità, il Fisco anche cioè il controllo della finanza pubblica contro il potere della tecnologia che si esprime attraverso gli algoritmi, algoritmi che sappiamo essere governati da un tecnicismo, non dalla ragionevolezza degli obiettivi, non dalla ragionevolezza e dal buon senso della ponderazione di interessi in gioco ma semplicemente da un ragionamento logico matematico che fa perdere, a volte, la bussola”.

Fattura elettronica e nuove precompilate in arrivo: anche nel Fisco la tecnologia sfida la privacy

Da sempre la privacy rappresenta la spina nel fianco della fattura elettronica. Dopo due anni di vita ancora restano da sciogliere nodi importanti, come il divieto-esonero che riguarda le prestazioni sanitarie.

E ancora la tutela dei dati personali rappresenta un ostacolo in alcune occasioni. Emblematico è il caso delle continue proroghe della scadenza per l’adesione al servizio di consultazione delle e-fatture sul portale dell’Agenzia delle Entrate: si contano otto rimandi sulla tabella di marcia prevista in origine.

Le criticità nascono dall’esigenza di modulare i rischi che, in ogni caso, esistono sottolinea l’avvocato Antonio Ciccia Messina:

“Noi non sappiamo se i server nei quali vengono conservati i dati raccolti attraverso la fattura elettronica possano essere intercettati da terzi perché il problema qui è la sicurezza. Le istituzioni pubbliche non ce la garantiscono.

Aveva fatto molto scalpore un’avvertenza sui siti internet dell’Agenzia delle Entrate nella quale si diceva: se voi utilizzate per conservare i dati i nostri sistemi, i nostri archivi, sappiate che noi non vi garantiamo che non ci possano essere pericoli. Significativo del fatto che non si sa governare la tecnologia.

La sfida che la tecnologia pone alla fattura elettronica, al Fisco e non solo, è quella di controbilanciare i rischi con il raggiungimento degli obiettivi:

“Siamo tutti, contribuenti, consulenti, commercialisti istituzioni pubbliche, impegnati in un data entry generalizzato: carichiamo dati nella speranza che agevolino già da subito il nostro lavoro di consentire l’incasso dei denari che sono dovuti per tributi e imposte, consentire di rintracciare gli evasori, fare in modo che il sistema giri in maniera più semplice.

Ci stiamo esercitando al fine di verificare se questi tre obiettivi possono essere raggiunti. Dobbiamo tutti sopportare un po’ di disagi, il contribuente deve sopportare che ci possano essere questi rischi? Sì, se il rischio è un rischio calcolato da un sistema che consente poi dopo di arrivare meglio a degli obiettivi”.

Ma siamo ancora in una sorta di circolo vizioso perché, come sottolinea l’Avvocato, i tempi non sono ancora maturi per valutare se, con l’impostazione attuale del sistema di fattura elettronica. il gioco vale la candela:

“Al netto della pandemia, noi non sappiamo ancora, perché è passato troppo poco tempo, se abbiamo la capacità di incassare di più con la fatturazione elettronica per il Fisco e per il contribuente di avere gli adempimenti fiscali più semplici”.

Continuare sulla strada intrapresa è fuori dubbio. Ma c’è un’esigenza che prescinde dai tempi.

L’amministrazione pubblica deve porre la giusta attenzione alle tematiche della privacy: informare le persone sul trattamento dei dati ma soprattutto in caso di violazioni indennizzare gli interessati. Fare di più e fare meglio dal punto di vista della protezione dei dati personali è una questione imminente e cruciale.

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Nuove precompilate in arrivo, la vera sfida per la privacy è sull’elaborazione dati per i controlli

Lo schema di sfide, obiettivi da raggiungere e strumenti da mettere in campo che riguarda la fattura elettronica si pone anche per tutte le altre innovazioni digitali inserite nel panorama fiscale. Un esempio è rappresentato dalle precompilate in arrivo con il 2021, bozze dei registri IVA e comunicazioni delle liquidazioni periodiche IVA.

Si basano su un patto: al caricamento dei dati corrisponde un risparmio di tempo e fatica, la dichiarazione, il registro, la comunicazione è già pronta. Ma c’è un costo: sono frutto di una raccolta massiva di dati.

Ed è qui il campanello d’allarme a cui fare attenzione per Antonio Ciccia Messina, avvocato esperto in tema di privacy:

“Ci deve essere assoluta padronanza del contenitore: se io metto 100mila cose in uno scatolone e poi perdo lo scatolone, io avrò perso quelle 100mila cose. Dove c’è raccolta massiva dei dati, il problema è nella gestione della sicurezza del supporto del contenitore di questi dati”.

Due sono i temi cruciali collegati alle precompilate, dichiarazioni dei redditi, bozze di registri IVA e così via:

  • la conservazione sicura: “il Fisco deve sviluppare sistemi di sicurezza nella conservazione di questi dati affinché tutti quanti abbiano la sicurezza che vanno a finire in un ambito pubblico, cioè controllabile, perché l’attributo della pubblicità di un ente è la sua controllabilità”;
  • l’elaborazione: “se mi riorganizzi i dati che io ti inserisco, il mio compito è solo quello di controllare se i dati che mi hai sfornato sono quelli che io ho caricato, se poi utilizzi questi dati per fare elaborazioni più raffinate, per esempio i controlli, allora la controllabilità dell’ente pubblico deve avere per oggetto anche la logica dell’elaborazione. Devo poter capire se usa un algoritmo e se non lo usa, su quali basi ha fatto questo algoritmo”.

Ed è questo il punto che, secondo l’avvocato Antonio Ciccia Messina, desta maggiore preoccupazione perché “incide sulla formulazione non di dati oggettivi, ma anche soggettivi: tu sei un evasore, tu sei un soggetto che ha delle criticità rispetto a dei flussi finanziari”.

Ma anche su questo terreno così scivoloso ci sono tutti gli strumenti per procedere: esistono oggi nel GDPR ed esistevano ieri nell’impianto di regole preesistenti. In estrema sintesi, la vera sfida è applicarle.

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