Esercito Amico: il numero di assistenza per i militari

Diego Denora - Forze armate

Il numero di assistenza Esercito Amico serve a migliorare la qualità della vita nelle Forze Armate: anonimato garantito e volontari in ascolto. Ecco come funziona il servizio.

Esercito Amico: il numero di assistenza per i militari

Esercito amico è il numero dedicato a migliorare la vita all’interno delle Forze Armate cui tutti i militari italiani possono rivolgersi per avere informazioni oppure per condividere un’esperienza avuta.

Il centralino di Esercito Amico ha degli orari e ad ogni militare chiamante sarà garantito l’anonimato, in quanto a rispondere saranno volontari delle Forze Armate stesse che avranno tutto l’interesse a collaborare al bene dell’Esercito, inviando segnalazioni in caso di necessità.

Tuttavia, un caso venuto alla luce ha dimostrato che per quanto possa sembrare lodevole, l’iniziativa ha le sue falle, in quanto ad una segnalazione è subito seguito il provvedimento disciplinare e la chiara identificazione del militare.

L’iniziativa del numero di assistenza Esercito Amico è lodevole, ma richiede un approfondimento, in quanto sembra che il concetto di anonimato sia ben diverso tra civili e militari dipendenti delle Forze Armate italiane.

Esercito Amico: il numero che garantisce l’anonimato

Esercito Amico è il numero per il monitoraggio della qualità della vita all’interno del corpo delle Forze Armate italiane: nell’idea del Ministero della Difesa vi è l’evidente obiettivo di rendere possibili segnalazioni da parte dei militari, nonché di poter rispondere a domande e quesiti in modo rapido ed efficiente.

Il servizio, secondo quanto riportato dal sito dell’Esercito stesso, riporta la garanzia dell’anonimato, ma oltre agli orari del centralino, non viene riportata nessuna informazione sul tipo di segnalazioni da poter comunicare. Con netta probabilità, questo non è un caso.

Esercito Amico non può garantire l’anonimato perché ogni militare è legato a ciò che sancisce l’Ordinamento Militare, che prevede una precisa sequenza gerarchica nelle comunicazioni tra i dipendenti dell’Esercito. Nel caso in cui un militare non si attenga all’ordine gerarchico, viola un dovere militare.

Le relazioni di servizio devono pervenire al diretto superiore, senza dimenticare che il limite tra segnalazione e reclamo è davvero sottile leggendo l’Art. 175 del Codice Penale Militare.

Nell’Ordinamento Militare è infatti sancito che un dipendente delle Forze Armate nel presentare a voce o per iscritto una domanda, un esposto o un reclamo, può essere condannato per ammutinamento.

L’interrogazione parlamentare su Esercito Amico

Il dubbio che il servizio di Esercito Amico non sia molto funzionale arriva direttamente dal Parlamento, in particolare dall’interrogazione promossa dall’Onorevole Gianluca Rizzo, che ha richiesto delucidazioni soprattutto sull’anonimato garantito.

L’Esercito ha infatti recentemente punito un Caporal Maggiore per aver segnalato una mancanza del proprio reggimento: in particolare si trattava di aver negato ai militari in forze al Reggimento Savoia Cavalleria di poter indossare la sovra giubba, preclusa a tutti i militari anche a dicembre.

Il caporale, dopo aver contattato il Esercito Amico ha incomprensibilmente subito un procedimento disciplinare per aver violato la gerarchia nelle comunicazioni e questo getta cattiva luce sulla funzionalità del servizio di segnalazioni, comunque obbligato alla riservatezza.

Se il servizio di Esercito Amico ha infatti l’onere di migliorare la qualità della vita e del lavoro dei militari italiani, non è certamente rivelando l’identità dei militari segnalatori che si raggiunge questo obiettivo.

Attualmente il rischio per il centralino è di assomigliare ad un Grande Fratello autorizzato e inaffidabile, piuttosto che ad un call center di ascoltatori e commilitoni volontari.

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