È essenziale per controllare la dinamica della spesa. Ad evidenziarlo è l’Ufficio parlamentare di bilancio in audizione alla Camera sugli effetti della transizione demografica

L’adeguamento dei requisiti per l’accesso alla pensione alla speranza di vita deve essere mantenuto.
Lo ha sottolineato l’UPB questa mattina in audizione alla Camera sugli effetti della transizione demografica.
Nei prossimi 15 anni, il sistema pensionistico si troverà ad affrontare pressioni di spesa significative. Nel lungo periodo, invece, le sfide riguarderanno l’adeguatezza delle prestazioni dato che in media gli importi delle pensioni si ridurranno rispetto ai redditi da lavoro.
Sarà necessario mettere in atto politiche che favoriscano una più ampia partecipazione al mercato del lavoro, riducendo gli inattivi e migliorando le condizioni di occupabilità di chi è in età da lavoro.
Pensioni, UPB: “mantenere l’adeguamento all’aspettativa di vita”
“È importante che venga mantenuto l’adeguamento automatico alla variazione dell’aspettativa di vita dei requisiti anagrafici e contributivi minimi per l’accesso al pensionamento”.
Ad affermarlo è Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) in audizione alla Camera sugli effetti economici e sociali che derivano dalla transizione demografica.
La memoria presentata questa mattina fornisce una riflessione critica sulle dimensioni di questi cambiamenti e sulle loro implicazioni economiche, con particolare riguardo alla finanza pubblica.
Nei prossimi anni si prevede un significativo aumento delle spese legate all’invecchiamento, le quali raggiungeranno l’apice nel 2040. Le proiezioni disponibili, specifica però l’UPB, mostrano una sostanziale tenuta dei conti pubblici nel lungo periodo.
“In ogni caso, dell’andamento inizialmente crescente di questa spesa dovrà tener conto la programmazione di bilancio di medio termine, per continuare a garantire la continua e plausibile discesa del debito pubblico in rapporto al Pil richiesta anche dalle regole europee.”
Nello specifico, sul fronte delle pensioni, un aspetto fondamentale riguarda la necessità di mantenere in funzione l’adeguamento automatico alla variazione dell’aspettativa di vita dei requisiti anagrafici e contributivi minimi richiesti per andare in pensione.
L’obiettivo è quello di:
“attenuare l’aumento dell’indice di dipendenza dei pensionati ed evitare che le pensioni risultino troppo basse, con conseguenti pressioni sugli istituti assistenziali.”
Il prossimo adeguamento alla speranza di vita è previsto dal 2027 e le previsioni mostrano già un possibile aumento di tre mesi dei requisiti per il pensionamento: per poter andare in pensione serviranno 67 anni e 3 mesi (oggi 67 anni).
Allo stesso modo, l’accesso alla pensione anticipata passerebbe a 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, e a 42 anni e 1 mese per le donne, a prescindere dall’età anagrafica (oggi 42 anni e 10 mesi, un anno in meno per le donne).
Affinché l’adeguamento diventi ufficiale e sia applicato serve un decreto ministeriale che ancora non è stato emanato (serve almeno con un anno di anticipo, quindi entro fine 2025) e sul quale il Governo sta ancora ragionando, ma ha in più occasioni espresso la volontà di intervenire per bloccare l’adeguamento automatico, e quindi l’aumento, dell’età pensionabile.
Una misura che quindi, secondo l’UPB, rischia di far aumentare la spesa e abbassare gli importi delle pensioni, con conseguenti pressioni sugli strumenti di assistenza.
Nei prossimi anni gli anziani supereranno i lavoratori, UPB: “bisogna favorire l’occupazione stabile”
La questione dell’adeguatezza delle prestazioni future, continua l’UPB, interesserà soprattutto i lavoratori e le lavoratrici con retribuzioni basse o carriere brevi e discontinue.
Affinché il sistema sia in grado di garantire prestazioni future che possano risultare paragonabili a quelle di oggi, è necessario migliorare le condizioni economiche e reddituali della popolazione attiva, “garantendo al contempo prospettive adeguate di dinamica salariale e un più saldo legame delle retribuzioni con la produttività del lavoro”.
Come specificato dall’UPB, sono, infatti, carriere lavorative lunghe, remunerative e continuative che assicurano, oltre a trattamenti pensionistici più elevati, una maggiore contribuzione al sistema previdenziale. Inoltre, consentirebbero di ridurre le pressioni che il progressivo invecchiamento della popolazione genererà sul suo equilibrio finanziario e sulle finanze pubbliche.
La transizione demografica, infatti, ridurrà nei prossimi anni la popolazione in età da lavoro e la popolazione attiva sarà superata da quella anziana, uscita dal mercato del lavoro. Per mitigare questo andamento, ha sottolineato Cavallari, “è necessario intervenire con politiche che favoriscano una più ampia partecipazione al mercato del lavoro, riducendo gli inattivi, migliorando le condizioni di occupabilità degli individui in età da lavoro”.
Sono proprio i due principali automatismi presenti nel sistema italiano, cioè l’aggiornamento biennale del coefficiente di trasformazione e l’adeguamento dell’età di pensionamento all’andamento dell’aspettativa di vita, a consentire di neutralizzare il rischio di longevità e di attenuare la crescita del rapporto tra pensionati ed occupati.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensioni, UPB: “mantenere l’adeguamento all’aspettativa di vita”