Aumenta l'età media in cui lavoratori e lavoratrici vanno in pensione. I dati del rapporto annuale INPS

In Italia si va in pensione sempre più tardi. L’età media in cui lavoratori e lavoratrici escono dal mondo del lavoro aumenta a 64,8 anni.
Questo uno dei dati salienti del Rapporto annuale INPS presentato questa mattina alla Camera dei Deputati.
Il dato è in crescita rispetto agli anni passati. Nel 2023 l’età media era pari a 64,2 anni.
Un aumento dovuto principalmente alla stretta sul pensionamento anticipato avviata nel 2024 e proseguita quest’anno.
L’età media per la pensione sale a 64,8 anni
Il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, ha presentato questa mattina alla Camera il XXIV Rapporto annuale dell’Istituto, nel quale viene fornita un’analisi approfondita dell’evoluzione del sistema di welfare italiano, dalle misure di sostegno alla genitorialità alle prestazioni pensionistiche.
Proprio nel capitolo dedicato alle pensioni spicca il dato relativo all’età media di pensionamento che nel 2024 è salita a 64,8 anni.
Un incremento rispetto ai 64,2 anni registrati nel 2023, il che significa un allungamento dei tempi per la pensione da parte di lavoratori e lavoratrici. Un incremento che vale ancora di più per le donne, la cui età media di pensionamento supera di 1 anno e 5 mesi quella degli uomini.
La crescita è dovuta principalmente alla stretta sulle pensioni anticipate, soprattutto per quel che riguarda il meccanismo delle quote, con il passaggio da Quota 100 a Quota 102 e infine a Quota 103 (62 anni d’età e 41 di contributi). Ricordiamo, inoltre, che dal 2024 l’accesso a Quota 103 è stato ulteriormente ristretto e sono state previste una serie di penalizzazioni per chi esce in anticipo.
A contribuire in parte sono stati anche gli incentivi per la permanenza al lavoro, come il bonus Maroni, introdotti proprio per spingere lavoratori e lavoratrici prossimi alla pensione a restare ancora al lavoro.
Una dinamica evidente anche nei dati relativi alle prestazioni liquidate. Nel 2024 le nuove prestazioni previdenziali erogate sono salite del 4,5 per cento rispetto al 2023 (quasi 1,6 milioni). A crescere sono stati in particolare gli assegni di vecchiaia (+14,5 per cento) e di invalidità (+11,8 per cento). Le pensioni anticipate sono invece calate del 9 per cento.
L’età media di uscita in pensione di vecchiaia è, invece, di 67,2 anni. Quella per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) è di 61,6 anni.
La pensione in Italia: in media gli uomini prendono il 34% in più delle donne
Al 31 dicembre 2024, fa sapere l’INPS, i pensionati erano circa 16,3 milioni, di cui 7,9 milioni uomini e 8,4 milioni donne (il 51 per cento). L’importo lordo delle pensioni complessivamente erogate era pari a 364 miliardi di euro.
Le prestazioni previdenziali, cioè le pensioni maturate con il versamento dei contributi, contano il 92 per cento del totale. Pensionati e pensionate ricevono un importo medio lordo mensile di circa 1.444 euro.
Di rilievo il dato sul gender gap: i pensionati hanno ricevuto una pensione media di 2.142,60 euro al mese, una cifra più alta del 34 per cento rispetto a quella media ricevuta dalle pensionate, pari a 1.594,82 euro.
Per i trattamenti assistenziali (cioè pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili), invece, registrano un importo medio lordo mensile di poco più di 500 euro.
Nel rapporto l’INPS mette in evidenza anche il fenomeno dei pensionati lavoratori, cioè di chi continua a lavorare anche dopo essere andato in pensione.
L’8,5 per cento dei pensionati è ancora attivo nell’anno successivo al pensionamento, nel 45 per cento dei casi con un rapporto di lavoro dipendente o parasubordinato. Una decisione, evidenzia l’Istituto, molto caratterizzata in base al momento del pensionamento e all’importo dell’assegno.
Chi va in pensione più tardi e con un assegno maggiore, ha una maggiore propensione a continuare a lavorare per scelta. Chi, al contrario, va prima in pensione e con un assegno più basso prosegue per un’esigenza economica.
A proseguire l’attività dopo la pensione sono soprattutto gli uomini (72 per cento del totale), in particolare gli ex lavoratori nel settore agricolo e gli ex artigiani e commercianti.
Il fenomeno è meno evidente tra i pensionati del settore pubblico (0,9 per cento) e tra i dipendenti del settore privato (5,5 per cento).
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Aumenta l’età media per la pensione