Controlli fiscali, arriva l’evasometro? Cosa c’è di vero

Sarà l'evasometro il nuovo strumento per i controlli fiscali? Tra novità in fase di messa a punto e regole scritte nero su bianco, cosa c'è di vero nel piano di verifiche per contrastare l'evasione

Controlli fiscali, arriva l'evasometro? Cosa c'è di vero

Prima il redditometro, poi l’anonimometro e ora l’evasometro. Quando si parla (e si legge) di controlli fiscali, fioccano appellativi più o meno fantasiosi.

Nelle ultime settimane è tornata in auge la tematica di un Fisco sempre più capillare nelle verifiche anti-evasione. Una conseguenza diretta della digitalizzazione di pagamenti, comunicazioni e adempimenti, che si incrocia con il sempre più rilevante scambio di informazioni tra Paesi esteri.

Le banche dati a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria si fanno anno per anno più complete, e l’utilizzo delle informazioni conservate negli archivi pubblici diventa una fonte importante per individuare situazioni di rischio sul fronte fiscale.

L’evasometro viene presentato da diverse fonti come la strategia del 2025 per i controlli contro l’evasione.

Come funziona e, soprattutto, cosa c’è di vero? Dagli strumenti in campo alle novità in fase di predisposizione, cerchiamo di fare chiarezza.

Arriva l’evasometro? Si, no, forse: ad annunciare novità è stata la Guardia di Finanza

Partiamo da una premessa doverosa: tecnicamente, non vi è alcuno strumento utilizzato nell’ambito dei controlli fiscali dal nome evasometro.

La tematica del potenziamento delle attività di analisi del rischio evasione è tornata di tendenza all’inizio del mese di aprile, quando in Commissione Finanza e Tesoro del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del magazzino della Riscossione, è intervenuta la Guardia di Finanza, annunciando la messa a punto di una nuova e specifica tipologia di analisi con un focus sui contribuenti che possiedono conti correnti all’estero.

Si tratta di un’attività in fase di messa a punto nell’ambito dell’Unità integrata permanente dell’analisi del rischio (UIPAR) costituita un anno fa a seguito di un apposito protocollo d’intesa con l’Agenzia delle Entrate.

Dal punto di vista pratico quindi, l’evasometro di cui tanto si parla nelle ultime settimane, altro non è che una tipologia di analisi che presterà particolare attenzione ai contribuenti maggiormente esposti nei confronti del Fisco e che, parallelamente, risultano possedere consistenti disponibilità finanziarie all’estero.

La fonte per attingere ai dati dei conti esteri deriva dalle attività di scambio automatico di informazioni secondo il Common Reporting Standard.

Si analizzeranno anche le somme possedute presso intermediari residenti, guardando questa volta all’Archivio dei rapporti finanziari e quindi ai dati dei conti detenuti in Italia.

L’analisi incrociata dei dati finanziari dei contribuenti non è però una novità. Già da tempo è operativo uno strumento, l’anonimometro, che indaga proprio i dati dei conti correnti.

Controlli fiscali sui conti correnti con l’anonimometro

Se quindi l’evasometro punta ad analizzare le discrepanze più corpose tra disponibilità finanziarie e debiti nei confronti del Fisco, c’è da dire che già da tempo è operativo uno strumento analogo, introdotto proprio con il fine di sfruttare al meglio i dati disponibili nelle banche dati dell’Amministrazione finanziaria.

Si tratta dell’anonimometro, algoritmo introdotto dalla Legge di Bilancio 2020 ed entrato in funzione nel 2023 che incrocia i dati contenuti nell’Archivio dei rapporti finanziari con le altre informazioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.

Partendo dai dati relativi alle informazioni su disponibilità e movimentazioni dei conti correnti, il Fisco è autorizzato a confrontarli con quelli disponibili nelle banche dati a propria disposizione, circa 200 archivi che racchiudono le informazioni su redditi e spese sostenute dai contribuenti.

Dieci le fasi del processo di analisi del rischio fiscale, che parte dall’individuazione della platea di riferimento e dalla scelta dei dati da utilizzare, per arrivare alla predisposizione delle liste selettive che verranno utilizzate per l’avvio dei controlli fiscali veri e propri.

L’appellativo anonimometro si lega alle tutele previste in materia di privacy nei confronti dei contribuenti: i dati personali sono sostituiti da codici fittizi, per evitare che nel corso della prima fase di trattamento sia consentito associare le informazioni dei rapporti finanziari ad uno specifico soggetto, prima dell’individuazione di un eventuale rischio fiscale.

In sostanza, i controlli fiscali sui conti correnti si basano su una prima verifica anonima. Solo in caso di individuazioni di situazioni anomale l’Agenzia delle Entrate potrà associare il dato alla persona.

L’evasometro come evoluzione del redditometro? Cambia la forma, ma non la sostanza

Da quanto sopra analizzato è quindi evidente che l’evasometro non è una novità assoluta. Agli strumenti in campo si affianca anche il nuovo redditometro, modificato nel corso del 2024 e che si basa sul confronto tra spese sostenute e redditi dichiarati (capacità contributiva).

Tecnicamente si fa riferimento a una metodologia di accertamento sintetico, le cui regole sono contenute nell’articolo 38 del DPR n. 600 del 1973. I controlli fiscali si basano su due condizioni tra loro collegate:

  • il reddito complessivo accertabile deve avere una eccedenza di almeno il 20 per cento rispetto a quello dichiarato;
  • e in ogni caso di almeno 10 volte l’importo dell’assegno sociale annuo (6.947,33 euro), vale a dire di una cifra pari a circa 70.000 euro.

In caso di incoerenza tra capacità contributiva e reddito accertabile, considerando una serie di costi determinati anche sulla base delle analisi ISTAT, il contribuente può in ogni caso “difendersi” dai controlli fiscali dimostrando di aver sostenuto le spese contestate con redditi diversi rispetto a quelli posseduti nell’anno preso ad esame, esenti o ad esempio in caso di utilizzo di propri risparmi.

Il termine redditometro è stato “bandito” dalla discussione politica nel corso del 2024, considerando la scivolosità di una tematica complessa quale è quella dell’analisi del tenore di vita effettivo dei contribuenti.

Il debutto sulla scena pubblica del cosiddetto evasometro è quindi l’evoluzione di una discussione che non è del tutto nuova.

Se non stessimo parlando di un tema complesso quale è il contrasto all’evasione fiscale, sembrerebbe di essere di fronte a una strategia di riposizionamento di un prodotto che, a ben vedere, è da anni presente sul mercato.

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