Riforma pensioni 2023: per le donne ipotesi di un anticipo di quattro mesi per ogni figlio

Francesco Rodorigo - Pensioni

Possibili novità in arrivo per le pensioni delle donne. Spunta l'ipotesi di uno sconto sul requisito di età pensionabile pari a 4 mesi per ogni figlio. Concrete possibilità di modifica anche per Opzione Donna. Le novità nel nuovo confronto del tavolo tecnico in vista della riforma

Riforma pensioni 2023: per le donne ipotesi di un anticipo di quattro mesi per ogni figlio

Il Governo valuta la possibilità di garantire alle donne un anticipo dell’uscita di 4 mesi per ogni figlio, nel massimo di un anno.

La novità è emersa in seguito all’ultima riunione, il 13 febbraio 2023, del tavolo tecnico sulle pensioni, convocato a cadenza regolare dal Ministero del Lavoro in vista della riforma.

L’ipotesi al vaglio è quella di estendere i 4 mesi di anticipo per ogni figlio a tutte le forme pensionistiche per le donne.

Per Opzione Donna, poi, dovrebbero arrivare nuove modifiche dopo quelle apportate dalla Legge di Bilancio 2023 che ha ristretto di molto la platea di possibili beneficiarie.

Resta da capire se sarà un’ulteriore modifica o se invece sarà ripristinata della vecchia normativa.

Riforma pensioni 2023: per le donne ipotesi di un anticipo di quattro mesi per ogni figlio

Il Governo sta lavorando alla riforma delle pensioni. L’ultimo incontro del tavolo tecnico ha avuto come oggetto le pensioni per le donne, a partire da Opzione Donna, uscita profondamente modificata dall’ultima Legge di Bilancio.

Dalla riunione del 13 febbraio 2023 è emersa una nuova ipotesi, cioè quella di estendere i 4 mesi di anticipo per ogni figlio per l’uscita dal lavoro a tutte le forme pensionistiche per le donne, al netto di Opzione Donna.

Questa misura di anticipo, peraltro non è una novità, in quanto già prevista dalla riforma Dini (art. 1, comma 40, lettera c, legge n. 335/1995), anche se solamente per chi rientra pienamente nel sistema contributivo.

La misura sarebbe in fase di valutazione da parte dei tecnici del Ministero dell’Economia e di quello del Lavoro, in quanto si stima che 4 mesi di anticipo sarebbero pari a 700 milioni di euro di spesa aggiuntiva.

Riforma pensioni 2023: si spinge per le modifiche a Opzione Donna

Come detto Opzione Donna è una misura uscita profondamente cambiata dalla Legge di Bilancio 2023 e da più parti si spinge verso una sua rivisitazione rispetto a quanto previsto.

La Manovra, infatti, stabilisce come possano accedere ad Opzione Donna le lavoratrici con almeno 60 anni che al 31 dicembre 2022 abbiano maturato 35 anni di contributi.

Il requisito dell’età anagrafica può essere ridotto di un anno per ogni figlio, nel limite di due anni.

Oltre a questi, però, il requisito che restringe ancora di più la platea di possibili beneficiarie prevede che le donne debbano rientrare in uno dei seguenti casi:

  • assistere un parente disabile da almeno 6 mesi;
  • disabilità al 74 per cento;
  • lavoratrice licenziata o dipendente da aziende in crisi.

In quest’ultimo caso il requisito anagrafico è di 58 anni a prescindere dal numero di figli.

In tanti, quindi, spingono per delle modifiche alla nuova normativa, proponendo anche la proroga della misura così come in vigore nel 2022 (58 anni di età e 35 di contributi).

In seguito all’incontro di ieri, il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha aperto ad una possibile revisione per allentare i vincoli introdotti dalla Manovra, ma comunque tenendo conto delle risorse finanziarie a disposizione.

Come riportato da Ansa, il Segretario generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri, ha dichiarato:

“Il Governo ha messo sul tavolo una prima intenzione di modificare la norma su Opzione donna. Ma non ha spiegato se sarà una ulteriore modifica o il ripristino. Si è impegnato a modificare l’attuale norma e a darci risposta nelle prossime ore, nei prossimi giorni perché si stanno confrontando tra Ministero del Lavoro e MEF.”

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di abbassare il limite dell’età pensionabile, tornando ai 58 anni come per il 2022, ma mantenendo gli altri criteri previsti dalla Legge di Bilancio o al massimo individuarne anche altri, includendo più categorie. Oppure, come suggerito anche dal Segretario generale dell’UGL, Paolo Capone, ”si potrebbe anche pensare a un assegno più ricco, in alternativa all’uscita anticipata”.

“Apprezziamo il fatto che il Ministero riconosca che l’opzione donna come uscita nell’ultima legge di bilancio debba essere rettificata per ripristinare una misura più equilibrata e siamo in attesa di un riscontro più dettagliato che risponda alle aspettative sindacali.”

Questo, invece, il commento del Segretario confederale della CISL, Ignazio Ganga, come si legge nel comunicato stampa del 13 febbraio.

Una revisione della disciplina di Opzione Donna dovrebbe ad ogni modo arrivare. Resta da vedere con quali modalità e con quali tempistiche.

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