Medici in lotta per il contratto e nuove assunzioni

Stefano Paterna - Sanità

Sciopero medici, due appuntamenti di 24 ore, il primo il 25 gennaio e il secondo a febbraio. Protesta contro il mancato rinnovo del contratto, bloccato dal 2008 e la carenza di personale. Servono nuove assunzioni.

Medici in lotta per il contratto e nuove assunzioni

Sciopero medici, due appuntamenti a gennaio e febbraio 2019 per protestare contro il mancato rinnovo del contratto e per richiedere nuove assunzioni.

I medici sono sul piede di guerra. E ne hanno davvero tutte le ragioni: un contratto di lavoro non rinnovato dal 2008, un blocco delle assunzioni perdurante, e, infine, le oltre tremila aggressioni subite nel 2017 e recentemente denunciate dalla Fiaso, la Federazione italiana delle aziende ospedaliere.

L’agitazione e la protesta, proporzionali ai disagi, sono iniziate da tempo, ma avranno il loro culmine con ben due scioperi nazionali di 24 ore: il primo il 25 gennaio e il secondo in febbraio in una data ancora da individuare. Il tutto anticipato dal sit-in dinanzi al ministero della Pubblica amministrazione del 17 gennaio indetto da molte sigle sindacali, tra cui oltre i sindacati confederali, anche l’Anaoo-Assomed, la Fesmed e altre organizzazioni di categoria.

Sciopero medici: “Ogni limite ha la sua pazienza…”

La frase è del principe Antonio De Curtis, in arte Totò e dà efficacemente l’idea dello stato d’animo dei medici italiani. I dati del resto sono altrettanto eloquenti: da 11 anni 130mila tra medici, veterinari e personale sanitario in genere attendono un nuovo contratto di lavoro, reso anche più difficile ora dal comma 687 della manovra di Bilancio che a detta dei sindacati tenderebbe a renderne più difficoltoso il rinnovo, anche se qualche timido segnale di apertura sembra trapelare nelle ultimissime ore dagli ambienti governativi.

Peraltro, questa situazione di disagio si inquadra in un contesto di carenza di personale che secondo la Cgil Funzione Pubblica raggiunge quota 7mila unità e che è destinato a divenire ben peggiore. Infatti, secondo la stessa organizzazione sindacale in poco tempo il deficit di medici potrà arrivare a 25mila, al netto dell’effetto “quota 100” che teoricamente dovrebbe aggravare questo dato.

La mancanza di medici specialisti, servono nuove assunzioni

C’è poi un elemento “qualitativo” nella carenza di personale su cui vale la pena di soffermarsi. A detta dei promotori dello sciopero del 25 gennaio, da qui a sei anni ci sarà in particolare una mancanza di 16mila 500 specialisti.

I settori più esposti sono ginecologia, pediatria, anestesia e rianimazione e l’emergenza-urgenza. Ad oggi sarebbero necessari tremila specialisti, ma a detta della Cgil il governo ne ha finanziati solo 900. Sarebbe utile secondo i sindacati dei medici aumentare il numero dei contratti di formazione specialistica, portandoli fino a 9500 all’anno. A tal fine, però, è necessario superare i vincoli di spesa per garantire un ricambio adeguato del personale: in particolare il tetto massimo di spesa per il personale della sanità, introdotto nel 2010 dal governo Berlusconi che fissa le risorse a quelle del 2004 ridotte dell’1,4 per cento.

Stress, violenza…ma l’articolo 32?

Ogni anno 15 milioni di ore di lavoro oltre quelle stabilite per contratto, tutti i fine settimana passati al lavoro per reperibilità e turni di guardia, una spesa sanitaria che negli ultimi anni è scesa dall’8 per cento al 6,5 del Pil, le file e le esigenze dei cittadini che crescono anche per un naturale processo di invecchiamento della popolazione.

Il prodotto di questo “cocktail” è un aumento dello stress degli utenti e dei medici e, purtroppo, anche l’aumento delle aggressioni al personale sanitario.

Nell’audizione al Senato del 9 gennaio scorso, la Fiaso le ha stimate in oltre tremila nel 2017 chiedendo misure come il ripensamento su luoghi poco sicuri (anche dal punto di vista sanitario) come le “guardie mediche”, l’adeguamento degli organici, l’uso di telemedicina e assistenza domiciliare per limitare l’uso improprio del pronto soccorso e una maggiore videosorveglianza delle sedi più esposte.

Questo il panorama “fosco” dei mali non solo di una categoria (i medici), ma di un paese che pure all’articolo 32 della propria Costituzione prevede ancora che:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

È auspicabile che le proteste di questi giorni aiutino a non farlo dimenticare.

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