Cedolare secca al 26 per cento dal 1° gennaio 2024: cosa cambia per gli affitti brevi

Anna Maria D’Andrea - Cedolare secca sugli affitti

Cedolare secca al 26 per cento sugli affitti brevi dal 1° gennaio 2024. L'emendamento dei Relatori alla Legge di Bilancio, approvato in Commissione in Senato, prevede in ogni caso la possibilità di scegliere un immobile sul quale applicare la tassazione ridotta al 21 per cento. L'analisi delle novità in arrivo

Cedolare secca al 26 per cento dal 1° gennaio 2024: cosa cambia per gli affitti brevi

Confermata la cedolare secca al 26 per cento sugli affitti brevi.

I lavori della Commissione Bilancio del Senato sulla Legge di Bilancio 2024 non hanno modificato in maniera sostanziale le novità previste nell’ambito delle locazioni fino a 30 giorni a partire dal prossimo anno.

La tassazione degli affitti brevi, anche in caso di intermediazione mediante portali telematici, salirà di cinque punti rispetto alla soglia del 21 per cento prevista fino al 31 dicembre 2023.

Una misura che si applicherà a chi affitta più di un appartamento all’anno per brevi periodi e che, sulla base di un emendamento dei Relatori approvato in Commissione, consentirà in ogni caso di scegliere un immobile da assoggettare a tassazione ridotta.

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Cedolare secca al 26 per cento dal 1° gennaio 2024: tassazione più alta per gli affitti brevi

Attualmente la cedolare secca è strutturata su due binari: per gli affitti a canone concordato e in presenza di specifici requisiti si applica l’aliquota del 10 per cento, mentre per la restante categoria di locazioni la percentuale dovuta è del 21 per cento.

Sugli affitti brevi l’aliquota applicata è quella del 21 per cento e in tale perimetro rientrano anche le locazioni turistiche, secondo quanto previsto dal decreto legge n. 50/2017, che ha introdotto quella che è stata definita come “tassa Airbnb”, e dalle successive modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2021, che ha ridisegnato i requisiti per l’applicazione della cedolare secca.

La Legge di Bilancio 2024 si inserisce in un percorso di regolamentazione già avviato, quindi, rendendo più pesante le regole di tassazione degli affitti brevi anche con il fine di porre un freno al fenomeno delle locazioni turistiche nelle grandi città.

Queste le novità che emergono dal testo della Legge di Bilancio 2024, che interviene su quanto previsto dall’articolo 4 del decreto legge n. 50/2017.

La tassazione del 26 per cento si applicherà alle locazioni brevi di durata non superiore a 30 giorni, inclusi i contratti che prevedono la prestazione di servizi di fornitura di biancheria e pulizia di locali, stipulati direttamente o tramite soggetti che svolgono l’attività di intermediazione immobiliare, compresi i gestori di portali telematici.

Cedolare secca al 21 per cento su un immobile a scelta

La tassazione più gravosa sarà limitata a chi concede in locazione per brevi periodi più di un appartamento nel corso dell’anno e, sulla base dell’emendamento dei Relatori, in sede di dichiarazione dei redditi il contribuente potrà scegliere un immobile sul quale applicare l’imposta sostitutiva nella misura del 21 per cento.

Questo il compromesso raggiunto per mitigare la norma che prevede di fatto una tassazione più alta delle proprietà immobiliari ma, in ogni caso, è necessario attendere il via libera al testo della Manovra per le dovute conferme.

Quel che è certo è che non è una novità che, tra i piani dell’Esecutivo, vi sia anche una nuova regolamentazione degli affitti turistici, facendo leva su una fiscalità meno vantaggiosa per chi concede in locazione più appartamenti per periodi brevi.

Dall’aumento della cedolare secca dal 2024 un possibile freno agli affitti brevi

Già negli ultimi mesi era stata annunciata la messa a punto di un apposito decreto in materia di turismo, con un focus specifico sugli affitti brevi.

L’ipotesi era quella di rivedere le regole ad oggi previste in materia di applicazione della cedolare secca e, sul punto, si ricorda che ad oggi è possibile applicare il regime di tassazione più vantaggioso rispetto all’IRPEF in caso di affitto per finalità turistiche di un numero massimo di quattro appartamenti all’anno.

Superato tale limite, scatta l’obbligo di apertura della partita IVA per la gestione delle locazioni di brevi, con il conseguente passaggio alla tassazione IRPEF per aliquote e scaglioni.

L’obiettivo del decreto in fase di messa a punto da parte del Ministero del Turismo era di portare a due il limite massimo di appartamenti per l’applicazione della cedolare secca del 21 per cento, prevedendo una volta superata tale soglia una gestione in ottica imprenditoriale dell’attività di locazione.

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All’obbligo di passare alla più pesante tassazione IRPEF si affiancherebbe quindi la presunzione di svolgimento dell’attività in forma imprenditoriale, l’obbligo di apertura di una partita IVA e l’adempimento di tutte le pratiche connesse, quale la presentazione della SCIA allo Sportello Unico per le attività produttive.

Ed è quindi su questo percorso di modifica, per ora solo abbozzato, che si inserisce la Legge di Bilancio 2024, in parallelo alle novità previste dal decreto Anticipi che hanno introdotto il CIN, codice identificativo nazionale obbligatorio per tutti gli affitti brevi.

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