Dalla riforma IRPEF 2024 al superbonus, decreti in ritardo e complicazioni in vista

La riforma IRPEF 2024 non ha ottenuto il via libera nel corso del Consiglio dei Ministri del 19 dicembre. Sul SAL straordinario per il superbonus si lavora ad un provvedimento ad hoc per salvare i condomini. Decreti in ritardo però che rischiano di arrivare ormai a chiusura d'anno, complicando la vita di imprese, professionisti e famiglie

Dalla riforma IRPEF 2024 al superbonus, decreti in ritardo e complicazioni in vista

Riforma IRPEF 2024 rinviata al prossimo Consiglio dei Ministri e destino del superbonus ancora appeso al filo.

In ambedue i casi si attende il varo di altrettanti decreti da parte del Governo che, tuttavia, rischiano di arrivare a ridosso della fine dell’anno con un impatto negativo sul fronte delle operazioni che chiamano in causa imprese, professionisti e famiglie.

L’effetto complicazione è palese sul fronte delle novità sulle aliquote IRPEF 2024: il via libera al decreto attuativo del primo modulo di riforma delle imposte sui redditi dovrebbe arrivare il 28 dicembre, data in cui è in programma il Consiglio dei Ministri di fine anno.

L’elaborazione delle buste paga di gennaio risentirà dei tempi dilatati per l’approvazione definitiva delle novità, anche considerando che per l’aggiornamento dei gestionali utilizzati dai professionisti, e in particolare dai consulenti del lavoro, servirà attendere qualche giorno.

Ancora più complessa la questione della norma salva-lavori per il superbonus: il SAL straordinario per i condomini potrebbe trovare spazio in un decreto ad hoc, ma la norma a firma Guido Quintino Liris è ancora al vaglio del Ministero dell’Economia.

Slitta la riforma IRPEF 2024, per l’ok al decreto attuativo si attende il prossimo Consiglio dei Ministri

È stata la necessità di raccordare le modifiche in arrivo con quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024 ad aver portato allo stop al via libera definitivo al decreto sulla riforma dell’IRPEF che, salvo passi indietro, dovrebbe partire dal 1° gennaio.

Questo quanto emerso dopo il Consiglio dei Ministri del 19 dicembre, che aveva all’ordine del giorno l’esame definitivo dello schema di decreto legislativo attuativo del primo modulo della riforma sul reddito delle persone fisiche ma che ha portato ad un nulla di fatto.

Serve tempo quindi e, in particolare, tra le ragioni del mancato via libera vi sarebbero le modifiche in cantiere sul fronte delle aliquote IRPEF 2024 per i Comuni, che dovrebbero restare ancorate alle regole vigenti, e le risorse a favore degli Enti Locali previste dalla Legge di Bilancio 2024.

Il ritardo però non sarà indolore. Si pensi, a titolo di esempio, alle attività di elaborazione delle buste paga di gennaio che chiamano in causa professionisti e, in particolare, consulenti del lavoro.

Se è vero come annunciato che l’ok alla riforma IRPEF 2024 arriverà nel corso del Consiglio dei Ministri già previsto per il 28 dicembre, sarà necessario attendere l’aggiornamento dei programmi utilizzati per l’elaborazione delle buste paga e procedere in tempi celeri alla messa a punti dei cedolini sulla base delle nuove aliquote.

Sul fronte pratico potrebbe sembrare un problema secondario, anche considerando che la struttura della nuova IRPEF a tre aliquote sembra ormai confermata, ma in ballo vi è il tema sempre centrale della certezza del diritto e della necessità, anche sul fronte dei professionisti, di regole chiare, immediate e tempestive rispetto agli adempimenti da porre in essere.

Dei ritardi che caratterizzano l’attività legislativa del Governo negli ultimi mesi se ne parla poco, anche se è tutt’altro che ordinaria anche la situazione relativa al via libera alla Legge di Bilancio 2024.

Il testo della Manovra è di fatto blindato e, a parte i pochi emendamenti di Governo e Maggioranza, si va di fatto verso l’ok alla versione approvata nel corso del Consiglio dei Ministri del 16 ottobre.

Eppure, arrivati ormai agli sgoccioli, la Legge di Bilancio 2024 tarda ad arrivare e il primo via libera da parte del Senato è atteso soltanto per venerdì 22 dicembre.

Una Manovra quindi che non spicca per i suoi contenuti ma che sarà ricordata per la corsa sul filo di lana per l’ok definito entro il 31 dicembre, data ultima per evitare il rischio di esercizio provvisorio.

Sul superbonus possibile decreto ad hoc, ma la scadenza del 31 dicembre è dietro l’angolo

Tempi strettissimi anche per trovare una soluzione utile a evitare il caos nei condomini alle prese con i ritardi nell’ultimazione dei lavori previsti per l’accesso al superbonus del 110 per cento.

Nel corso della complessa partita delle modifiche alla Manovra blindata, dalla Maggioranza è arrivato un emendamento “salva-lavori”. Non una proroga, ma la possibilità di un SAL straordinario per ammettere alla detrazione più alta le spese sostenute entro la fine dell’anno, anche in caso di mancata ultimazione degli interventi in programma.

L’emendamento presentato dall’Onorevole Guido Quintino Liris (Fdi) è stato bloccato dal MEF, da sempre contrario ad ogni ipotesi di proroga del superbonus. Ora però spunta l’ipotesi di un decreto ad hoc volto ad evitare il rischio di contenziosi tra condomini e imprese.

L’obiettivo è sempre lo stesso: consentire l’accesso al bonus del 110 o del 90 per cento per i lavori in condominio effettuati, anche se non conclusi, con la previsione di un SAL extra rispetto ai due del 30 per cento già previsti ai fini dell’esercizio delle opzioni per la cessione del credito e dello sconto in fattura.

Stando alle ultime novità, la modifica sarebbe in fase di valutazione da parte dei tecnici dell’Economia, ma ancora mancano certezze.

Ecco quindi che anche in questo caso i ritardi per trovare una soluzione utile ai condomini, e non gravosa per i conti dello Stato, rischia di trasformarsi in un boomerang.

A ridosso della fine dell’anno e, quindi, del termine ultimo per evitare il décalage al 70 per cento del superbonus, ancora non è chiara la via da intraprendere.

L’unica cosa che per il momento sembra assodata è che, se dovesse passare la linea morbida a tutela dei condomini, sarà necessaria la messa a punto di una specifica asseverazione da parte dei tecnici abilitati.

Una corsa quindi contro il tempo, con l’incertezza che continua a caratterizzare (nonostante annunci e buone intenzioni) il panorama normativo italiano. E quando si parla di imposte e agevolazioni in scadenza, giocare con tempi e adempimenti diventa pericoloso.

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