Reddito di cittadinanza: che succede a chi non viene preso in carico dai servizi sociali?

Francesco Rodorigo - Leggi e prassi

Quella di luglio è stata l'ultima mensilità del reddito di cittadinanza per molti percettori. I nuclei familiari con minori, disabili e over 60, così come i soggetti presi in carico dai servizi sociali, continueranno a riceverlo fino alla fine dell'anno. Cosa succede a tutti gli altri beneficiari?

Reddito di cittadinanza: che succede a chi non viene preso in carico dai servizi sociali?

Cosa deve fare chi si è visto sospendere l’erogazione del reddito di cittadinanza e non rientra nelle categorie di beneficiari che possono ricevere il sussidio fino a fine anno?

Con l’abolizione della prestazione prevista dalla Legge di Bilancio, le somme continueranno ad essere riconosciute regolarmente fino al 31 dicembre 2023 solo in favore dei nuclei familiari con minori, disabili o ultra-sessantenni oppure alle persone prese in carico dai servizi sociali.

Il reddito di cittadinanza, dunque, viene sospeso dopo il termine delle 7 mensilità di fruizione per tutte le persone tra i 18 e i 59 anni che risultano occupabili e indirizzabili ai centri per l’impiego.

Per loro dal 1° settembre sarà attiva la nuova misura del supporto per la formazione e il lavoro.

Reddito di cittadinanza: che succede a chi non viene preso in carico dai servizi sociali?

Come noto la Legge di Bilancio 2023 ha previsto l’abolizione del reddito di cittadinanza a partire dal 2024, introducendo una nuova disciplina transitoria fino alla fine dell’anno che riduce notevolmente la durata della prestazione.

I beneficiari del sussidio economico, infatti, possono ricevere la somma spettante nel nuovo limite di fruizione di 7 mensilità anziché 18 e comunque non oltre il prossimo 31 dicembre.

Quella di luglio, dunque, è stata l’ultima rata per molti percettori, circa 169.000, che in questi giorni stanno ricevendo un SMS dall’INPS che comunica loro la sospensione del sussidio.

Come chiarito in diverse occasioni dall’Istituto, la prestazione continuerà ad essere erogata regolarmente e con continuità fino alla fine dell’anno in specifica casi:

  • se nel nucleo familiare beneficiario sono presenti minori, persone disabili o con più di 60 anni;
  • in caso di eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali entro il termine di 7 mesi e non oltre il 31 ottobre 2023.

Tutti gli altri percettori, cioè le persone tra i 18 e i 59 anni che sono considerati occupabili, si vedranno sospendere la prestazione.

A prevedere la revoca del limite di 7 mesi in caso di presa in carico da parte dei servizi sociali è l’articolo 13, comma 5 del decreto lavoro, nel quale si specifica che l’erogazione sospesa può essere riattivata, con il pagamento degli arretrati, solo dopo l’avvenuta comunicazione all’INPS da effettuare entro il termine di 7 mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023.

Proprio per questo motivo, molti dei beneficiari che hanno ricevuto la comunicazione di sospensione dall’INPS si sono riversati nei centri sociali per chiedere di essere presi in carico. Come chiarito dall’Istituto, però, i servizi sociali possono prendere in carico solamente le persone che si trovano in un particolare stato di bisogni complessi e di difficoltà di inserimento sociale o lavorativo.

Pertanto, tutte le persone tra i 18 e i 59 anni che possono essere indirizzate proficuamente ai servizi per l’impiego non potranno contare su questa possibilità.

Dal 1° settembre sarà attivo il supporto per la formazione e il lavoro

Cosa devono fare allora tutti i beneficiari che da agosto non riceveranno più il reddito di cittadinanza?

Per loro, ribadisce l’INPS nel comunicato stampa del 31 luglio, il decreto lavoro ha previsto una nuova misura di sostegno, il supporto per la formazione e per il lavoro (SFL).

Il nuovo strumento sarà attivo dal 1° settembre 2023 per favorire l’attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa.

La misura è dedicata alle persone con ISEE sotto i 6.000 euro e che non risultano in possesso dei requisiti previsti per l’accesso al nuovo assegno di inclusione.

Consiste in un’indennità di 350 euro mensili, corrisposta per la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive.

ATTENZIONE: come si legge nelle FAQ pubblicate nella pagina dedicata sul sito del Ministero del Lavoro, tutti coloro che non sono stati presi in carico dai servizi sociali entro il settimo mese di fruizione del beneficio o comunque entro il mese di ottobre 2023, e che hanno un ISEE superiore a 6.000 euro non ricevono più il reddito di cittadinanza e non accedono al supporto per la formazione e il lavoro.

Per accedere al beneficio, oltre a presentare la domanda, è necessario:

  • sottoscrivere il patto di attivazione digitale;
  • contattare le Agenzie per il lavoro;
  • sottoscrivere il patto di servizio personalizzato.

L’indennità di 350 euro sarà erogata all’avvio della frequenza ai percorsi di formazione o delle altre iniziative e sarà concessa per la loro durata, nel limite di 12 mesi.

Chi è già stato avviato ai centri per l’impiego ed è stato inserito nei programmi nazionali per la Garanzia occupabilità lavoratori (GOL) o in altre iniziative di attivazione, potrà proseguire tale percorso che porterà al riconoscimento del SFL.

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