Neanche la riforma scioglie il nodo delle detrazioni: ancora spese ingenti e benefici per i redditi più alti

Rosy D’Elia - Imposte

La riforma fiscale non scioglie il nodo delle detrazioni e delle altre agevolazioni che determinano spese fiscali per 105 miliardi di euro. Il costo per lo Stato resta importante, i benefici continuano ad essere rivolti ai redditi più alti e il quadro si fa sempre più complesso: l'analisi arriva dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio l'11 aprile

Neanche la riforma scioglie il nodo delle detrazioni: ancora spese ingenti e benefici per i redditi più alti

Le cosiddette tax expenditures, spese fiscali che derivano dalle riduzioni delle imposte da versare riconosciute in diverse forma ai contribuenti, restano un nodo da sciogliere.

I tagli delle detrazioni messi in campo, con la riforma fiscale di quest’anno e con gli interventi della Legge di Bilancio 2020, non hanno le caratteristiche per determinare una rilevante riduzione dei costi per lo Stato e hanno conservato maggiori benefici per i redditi più alti.

Un effetto, però, lo hanno avuto: hanno resto più complesse e farraginose le regole di calcolo delle imposte e delle agevolazioni per i contribuenti.

È questo il quadro che deriva dall’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio pubblicata l’11 aprile 2024.

Spese fiscali e novità sulle detrazioni: la normativa si fa più complessa, le questioni restano irrisolte

Nel pacchetto delle spese fiscali rientrano detrazioni, deduzioni, imposte sostitutive, aliquote ridotte, crediti di imposta: tutti quegli strumenti che per i contribuenti agiscono come una sorta di sconto sull’imposta da versare.

Sotto osservazione dal 2009 perché onerose, le tax expenditures negli ultimi anni invece di diminuire sono aumentate: nel 2018 si contavano 466 voci, oggi 625, con una perdita di gettito che è quasi raddoppiata, passando da 54 a 105 miliardi.

Mentre le intenzioni dichiarate dai Governi che si sono succeduti andavano nella direzione opposta, il numero e l’importo delle agevolazioni cresceva. Eppure non si può dire che sul punto siano mancati degli interventi.

Negli ultimi anni l’attenzione si è concentrata sulle detrazioni:

  • la legge di bilancio 2020 ha introdotto una riduzione graduale delle agevolazioni previste dall’articolo 15 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi per i contribuenti che superano la soglia dei 120.000 euro che arriva ad azzerare i benefici per coloro che superano i 240.000 euro;
  • la riforma IRPEF 2024, poi, ha ridotto di 260 euro alcuni degli sconti d’imposta previsti dalla normativa per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 50.000 euro.

In entrambi i casi non sono state toccate le detrazioni sulle spese mediche che rappresentano lo zoccolo duro di tutte le agevolazioni, essendo pari al 65 per cento.

Il nodo delle detrazioni: restano spese ingenti e benefici per i redditi più alti

Nel 2024 questi due nuovi meccanismi di taglio si incontrano. Ma i risultati che danno non sono quelli auspicabili.

Ne deriva un complesso di regole disorganico, disomogeneo e complicato da interpretare, che diventa, inoltre, paradossale se si guarda al risparmio che ne deriva: 250 milioni in totale, secondo le stime diffuse l’11 aprile dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

Gli effetti delle novità della riforma fiscale sono ristretti a un perimetro di 1,4 milioni di cittadini e cittadine e il taglio medio applicato è pari a 152 euro, un importo più basso dei 260 euro di risparmioche deriva dall’applicazione della nuova IRPEF a tre aliquote.

Solo poco più di un terzo usufruisce delle detrazioni fiscali in misura superiore alla franchigia.

Ma c’è di più:

“Oltre a non aver ridotto significativamente l’onere per lo Stato, gli interventi esaminati lasciano intatti i problemi comuni associati a tali agevolazioni: la frammentazione e la scarsa trasparenza, la tendenza a beneficiare principalmente i contribuenti ad alto reddito, le difficoltà incontrate dai soggetti a basso reddito nell’ottenere vantaggi a causa dell’incapienza fiscale”.

Si legge nell’analisi.

E inoltre negli ultimi tempi tra l’estensione della no tax area, la soglia di reddito per la quale l’imposta non risulta dovuta, e la diffusione dei bonus edilizi, il numero dei soggetti incapienti, che non possono, quindi, beneficiare delle agevolazioni fiscali è cresciuto sempre di più.

Dalle detrazioni fiscali ai bonus per favorire i redditi più bassi

È tempo, secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, di trovare nuove strade non solo per ridurre le spese fiscali ma anche per indirizzarle in maniera più coerente.

E non mancano gli esempi sul piano concreto:

“Nel cospicuo capitolo della sanità, ad esempio, le agevolazioni potrebbero essere ripensate nell’ambito di una più ampia riflessione sul livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, sul ruolo delle assicurazioni sanitarie (già oggetto di agevolazioni fiscali nell’ambito del welfare aziendale) e sui meccanismi di compartecipazione alla spesa come i ticket, che da soli corrispondono ad agevolazioni potenziali per circa 500 milioni”.

Il linea generale la proposta è anche quella di mettere in campo di bonus riconosciuti sotto forma di trasferimento di denaro per raggiungere i cittadini e le cittadine con redditi più bassi, valutando anche interventi limitati nel tempo e più puntuali sulle esigenze contingenti.

D’altronde, gli ultimi anni ci ha insegnato anche questo: l’attualità richiede risposte che cambiano velocemente e anche le politiche economiche devono tenere il passo con i tempi.

Ufficio Parlamentare di Bilancio - Aprile 2024
Detrazioni e agevolazioni fiscali: analisi dei recenti interventi normativi

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