Regime forfettario, adesione al concordato preventivo più conveniente nel 2024

Per i titolari di partita IVA in regime forfettario l'adesione al concordato preventivo sarà sperimentale e limitata ad una sola annualità. L'ok alla proposta dell'Agenzia delle Entrate entro il 15 ottobre 2024 elimina di fatto il rischio di disallineamenti eccessivi tra reddito effettivo e reddito proposto dal Fisco

Regime forfettario, adesione al concordato preventivo più conveniente nel 2024

Regime forfettario, adesione al concordato preventivo per il 2024 più vantaggiosa rispetto a quanto previsto per la generalità delle partita IVA.

Per imprese e professionisti che applicano la flat tax del 5 o del 15 per cento, il concordato preventivo non sarà biennale ma limitato ad una sola annualità.

La possibilità di attendere fino al 15 ottobre per accettare o meno la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate annulla di fatto il rischio che il reddito elaborato sia di molto superiore a quello effettivo e, conseguentemente, viene meno l’ipotesi di dover versare imposte più alte rispetto a quelle effettive.

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Regime forfettario, adesione al concordato preventivo più conveniente nel 2024

Il concordato preventivo non sarà biennale per i forfettari, ma nel 2024 partirà limitato ad una singola annualità ed in via sperimentale.

Questo quanto previsto dal testo del decreto legislativo n. 13/2024, che conferma quindi le regole di maggior favore previste nel primo anno di avvio del nuovo strumento di compliance tra Fisco e contribuenti.

Il concordato preventivo “annuale” per le partite IVA forfettarie farà di fatto venir meno i rischi legati all’accettazione del “patto” proposto dall’Agenzia delle Entrate, anche alla luce dei tempi per l’adesione disegnati dal decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 febbraio.

Entro il 15 giugno sarà disponibile il software mediante il quale comunicare gli ulteriori dati necessari per l’elaborazione della proposta di concordato, alla quale per il primo anno di applicazione sarà possibile aderire entro il 15 ottobre, termine ultimo anche per la trasmissione della dichiarazione dei redditi.

Si arriva di fatto alla fine dell’anno e, praticamente, sarà pressoché chiaro quale potrà essere il risultato reddituale del periodo d’imposta.

Confrontando quindi i dati a propria disposizione con il reddito elaborato dall’Agenzia delle Entrate che formerà la proposta di concordato, i forfettari avranno la possibilità di valutare la convenienza o meno del piano messo a punto.

Per i forfettari l’adesione al concordato preventivo per il 2024 blinderà le imposte solo per l’anno in corso

C’è da dire che sono ancora tutte da definire le regole specifiche che guideranno il Fisco nella messa a punto del concordato preventivo biennale, considerando che si attendono sia i decreti MEF con le metodologie di calcolo che i provvedimenti attuativi con il dettaglio dei dati ulteriori che dovranno essere trasmessi all’Agenzia delle Entrate.

L’effettivo impatto del concordato preventivo biennale per le partite IVA, e annuale per i forfettari, si giocherà proprio sul reddito che verrà proposto dal Fisco e che determinerà conseguentemente le imposte dovute.

È in campo l’ipotesi di limitare lo scostamento in aumento rispetto all’annualità precedente ad un massimo del 10 per cento, con il fine di evitare il flop di una delle misure cardine del piano anti-evasione del Governo.

Diversi in ogni caso gli aspetti ancora da definire, ma è tuttavia già evidente che per i forfettari accettare la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate non produrrà effetti sul futuro.

Se infatti nella generalità dei casi il titolare di partita IVA che aderirà al concordato preventivo biennale accetterà il “rischio” di stimare un reddito per il 2025 superiore rispetto a quello che verrà effettivamente conseguito, la limitazione della proposta per i forfettari alla sola annualità in corso elimina ogni possibile effetto collaterale.

Di contro, l’adesione al concordato consentirà di congelare gli accertamenti in materia di imposte sui redditi e stabilire in anticipo le imposte dovute, senza conseguenze in caso di incasso negli ultimi due mesi dell’anno di somme che incidono in maniera rilevante sui redditi complessivamente conseguiti.

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