Concordato preventivo biennale: un’analisi di pro e contro

Salvatore Cuomo - Irpef

In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo del Dlgs approvato dal Governo: un'analisi del provvedimento relativo al concordato preventivo biennale, con pro e contro sulla misura in arrivo

Concordato preventivo biennale: un'analisi di pro e contro

L’approvazione del testo definitivo del decreto legislativo sul concordato preventivo biennale, che ha fatto proprie diverse osservazioni formulate dalle Camere e dai professionisti del settore ma che non è ancora stato definitivamente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, consente una prima analisi.

Un primo commento, che esula dalle valutazioni dell’opportunità o meno del provvedimento così come dagli aspetti dottrinali, vuole riassumere con taglio pratico i pro e i contro dell’istituto.

Tale analisi sul concordato preventivo biennale passerà l’istituto al vaglio della lente di un professionista, con l’obiettivo di fornire consigli al proprio cliente e consigliarlo sulla scelta da intraprendere.

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Concordato preventivo biennale: i vantaggi dell’adesione

Partendo dai vantaggi, il primo è quello del maggior tempo a disposizione per la valutazione della proposta rispetto alle date in calendario fissate dalla prima versione del Dlgs presentata alle Camere.

L’ulteriore tempo a disposizione permetterà di spiegare con più attenzione al cliente l’impatto della norma. Quest’ultimo avrà inoltre più tempo per decidere sulla scelta migliore.

Il secondo aspetto positivo riguarda la possibilità di accedere all’istituto senza dover conseguire un voto ISA alto, anche per l’adeguamento.

L’eliminazione del paletto di “un 8 in pagella” consentirà di ampliare la platea dei potenziali fruitori.

Il terzo vantaggio per i contribuenti è relativo alla possibilità di accesso anche per i contribuenti in regime forfettario, grazie all’estensione della platea che permette anche a questi ultimi di concordare il reddito imponibile per un solo anno invece di due.

Un ulteriore vantaggio nella scelta di adesione al concordato preventivo biennale è l’elemento di certezza del reddito imponibile, che per mette di poter programmare una pianificazione finanziaria che contempli anche l’esatto importo dovuto per le imposte dirette.

L’ultimo aspetto relativo alla scelta del concordato preventivo biennale riguarda i benefici dell’istituto, che vanno dalla riduzione di un anno dei termini di accertamento alla salvaguardia dagli accertamenti analitico-induttivi, nel caso in cui il maggior reddito rilevato non superi una determinata soglia. Infine le società aderenti non avranno preoccupazioni relative alla disciplina delle società di comodo.

I contro dell’adesione al concordato preventivo biennale

Passiamo adesso ai “contro” relativi all’adesione al concordato preventivo biennale.

Il primo elemento da valutare con attenzione è quello legato ai rischi endogeni insiti nell’esercizio di qualsiasi attività, così come i riflessi sul risultato economico di eventi esogeni. Basti pensare agli effetti del Covid-19, della crisi ucraina, della spirale inflazionistica legata alle tensioni sui tassi di interesse e, più recentemente, alle conseguenze del confitto in Medio Oriente.

Gli eventi in questione non sono trascurabili, considerando che il vincolo dell’accordo con il Fisco rimane valido anche in presenza di una riduzione fino al 50 per cento del volume di affari.

Un ulteriore elemento che può contribuire a non scegliere di aderire al concordato preventivo biennale è il fatto che al momento è già prevista la riduzione di due anni dei termini di accertamento, con il tracciamento di incassi e pagamenti superiori ai 500 euro, a prescindere dall’adesione.

Lo stesso discorso vale per la salvaguardia dagli esiti degli accertamenti che non riguardano l’IVA, imposta che potrà essere autonomamente contestata anche nel caso in cui l’importo del maggior reddito accertato sia comunque inferiore alla soglia.

Un ulteriore elemento di dissuasione dall’accordo riguarda il fatto che lo stesso non contempli in alcun modo la riduzione degli adempimenti contabili, così come il fatto che “fissare” il reddito non equivale a “fissare” l’imposta dovuta, il cui calcolo dovrà essere effettuato in base alle regole e alle aliquote in vigore nell’anno di riferimento, influenzate dalle politiche fiscali che il Governo riterrà di adottare nei prossimi anni.

Un ulteriore contro, che però dovrà essere verificato alla ricezione della proposta, è livello di crescita graduale del reddito imponibile nel biennio, applicato dagli uffici.

Concordato preventivo biennale: gli elementi che determineranno successo o fallimento dell’istituto

A parere di chi scrive, il testo del provvedimento, così come attualmente conosciuto, non elimina la discrezionalità degli uffici nello stabilire quale sarà il reddito congruo da proporre al contribuente.

Si tale aspetto il Parlamento aveva provato a fissare un vincolo, proponendo un limite di incremento non superiore al 10 per cento del reddito stesso.

Tale aspetto sarà centrale per la buona riuscita della misura. Sarà discriminante tra il successo dell’adesione all’istituto o la replica di un provvedimento simile, il “concordato fiscale e retroattivo”, adottato nel 2005, che non raggiunse neanche il 2 per cento del risultato atteso.

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